Venerdì 9 gennaio l'Europa si è ritrovata a Riga, la capitale della Lettonia, per un doppio appuntamento. Il Paese baltico succede all'Italia nella presidenza di turno dell'Unione Europea e venerdì è, appunto, iniziato ufficialmente il semestre lettone di presidenza del Consiglio europeo. Nello stesso giorno è stato dichiarato ufficialmente aperto l'Anno europeo dello Sviluppo, che per tutto il 2015 accrescerà conoscenza e consapevolezza della dimensione internazionale dell'Unione Europea; dimensione ben riassunta dal motto dell'Anno dello Sviluppo: "Il nostro mondo, la nostra dignità, il nostro futuro".
Prima ancora che la solidarietà, è l'interdipendenza ("il nostro mondo") la realtà sulla quale gli europei - cittadini e istituzioni - costruiscono il loro futuro con la dignità di uno spazio di libertà e giustizia quale è l'Europa. A Riga con parole complementari lo hanno sottolineato il presidente della Commissione europea Jean-Claude Juncker ("Una delle mie priorità per questa Commissione è quella di rafforzare la posizione dell'Europa come attore globale", possibile "solamente se i cittadini europei comprenderanno come il ruolo di Unione e Stati membri sia un beneficio per tutti nel nostro mondo interdipendente") e l'Alto rappresentante per la Politica estera Federica Mogherini (Tutti, in Europa e al di fuori, dovrebbero fare la propria parte "per un mondo più equo. Non è questione di carità, ma del nostro stesso interesse").
Una proposta di base. L'idea di un Anno europeo dello Sviluppo viene da lontano. Era il 2011 quando l'assemblea generale di Concord (l'organismo che riunisce a livello europeo le Organizzazioni non governative per la cooperazione internazionale) lanciò l'idea della sua istituzione. Sono stati necessari i passaggi istituzionali inevitabili, fino alla proposta della Commissione europea e al voto del Parlamento dell'Unione. L'origine comunque resta anche nella programmazione dell'Anno: le organizzazioni che si occupano di sviluppo sono infatti protagoniste accanto alle istituzioni europee.
È del resto una costruttiva coincidenza che quell'idea del 2011 venga attuata nel 2015. Questo è infatti un anno speciale per la cooperazione allo sviluppo.
Innanzi tutto è stato individuato come data per il raggiungimento degli Obiettivi di Sviluppo del Millennio fissati nel 2000 dalle Nazioni Unite. La Dichiarazione del Millennio delle Nazioni Unite, firmata nel settembre del 2000 dai 191 Stati membri, prevede otto obiettivi da raggiungere entro il 2015: 1. sradicare la povertà estrema e la fame; 2. rendere universale l'istruzione primaria; 3. promuovere la parità dei sessi e l'autonomia delle donne; 4. ridurre la mortalità infantile; 5. migliorare la salute materna; 6. combattere l'Hiv/Aids, la malaria e altre malattie; 7. garantire la sostenibilità ambientale; 8. sviluppare un partenariato mondiale per lo sviluppo.
Si tratta di obiettivi così ambiziosi e così planetari che nessuno ha la sfrontatezza di dire che siano stati raggiunti. Certo la situazione globale per ciascuno di essi è certamente migliore che all'inizio di questo millennio. Si tratta dunque di continuare. Il 2015 è infatti l'anno in cui tutte le discussioni in corso per l'eradicazione della povertà e per lo sviluppo sostenibile nello scenario post 2015 troveranno sistemazione in un unico quadro di riferimento che sarà presentato a settembre in occasione dell'Assemblea generale delle Nazioni Unite.
Consapevolezza per gli europei. L'Unione europea fornisce direttamente e attraverso i Stati membri e le Organizzazioni non governative assistenza per la cooperazione ai Paesi in via di sviluppo sin dalla sua fondazione, cioè dal 1957, e oggi è il principale donatore di aiuti pubblici allo sviluppo a livello mondiale. Nel dicembre 2013, il Parlamento e il Consiglio Europeo hanno destinato all'azione esterna dell'UE un budget di 51,4 miliardi di euro per il settennato 2014-2020.
Cifre importanti per i cittadini dell'Unione. Giustamente quindi Neven Mimica, il commissario europeo alla Cooperazione e allo Sviluppo internazionale, ha chiaro che "scopo dell'Anno europeo per lo Sviluppo è di informare i cittadini europei sullo sviluppo e la cooperazione mettendo in luce i risultati che l'Unione, agendo congiuntamente con gli Stati Membri ha raggiunto operando come attore globale. Abbiamo bisogno di alzare il livello di consapevolezza sui benefici che derivano per entrambi dagli interventi di cooperazione dell'UE: per i Paesi beneficiari ma anche per i cittadini europei".
Si tratta di cifre importanti anche a livello globale e quindi è giusto che l'Unione Europea sia decisiva nelle scelte delle Nazioni Unite a settembre, soprattutto se in quella sede l'Europa porterà esperienze e consapevolezze dei propri popoli, sollecitate proprio dall'Anno europeo dello Sviluppo.
L'apporto dell'Italia. Aggiungiamo poi che il 2015 è anche l'anno in cui si deciderà a Parigi un nuovo accordo internazionale sui cambiamenti climatici, tema strettamente collegato ad uno degli Obiettivi del Millennio, la sostenibilità ambientale.
E non basta. A fare del 2015 un anno "straordinario" per cooperazione allo sviluppo contribuisce anche l'Italia.
L'Expo a Milano ha per tema "Nutrire il pianeta, energia per la vita": sicurezza alimentare e sprechi alimentari saranno oggetto di dibattiti, di confronto di esperienze, di indicazioni di soluzioni.
Proprio all'Esposizione universale di Milano si presenterà con più eventi la nuova Cooperazione italiana, la cui architettura è stata aggiornata con la legge 125 del 2014. Questo 2015 è quindi il primo anno della rinnovata Cooperazione italiana, che sull'Agenda post 2015 avrà modo di portare il suo contributo ed anche di mettere a disposizione le posizioni di altri Paesi e delle Organizzazioni di volontariato internazionale.
br>
11 gennaio 2015