Con le elezioni presidenziali di domenica 30 novembre l'Uruguay ha scelto il suo prossimo presidente della Repubblica: dall'1 marzo prossimo il presidente José "Pepe" Mujica lascerà il posto a Tabaré Vazquez, anzi glielo "restituirà", perché Vazquez è già stato presidente prima di Mujica. Mujica e Vazquez hanno guidato entrambi la coalizione dei "Colorados" (i Rossi) che per la terza volta consecutiva ha superato quella dei "Blancos" (i Bianchi): una circostanza non consueta in questo paese dell'America Latina, dove gli elettori preferivano - almeno fino al 2004 - l'alternanza fra Bianchi e Rossi.
Blancos e Colorados si scontrano da sempre in Uruguay e non solo alle elezioni. Nella prima metà dell'Ottocento sono stati protagonisti di una guerra civile, nella quale - dalla parte dei Colorados - partecipò anche Giuseppe Garibaldi, con successi che ne fecero "l'Eroe dei due Mondi". È per questo che c'è un legame particolare tra Italia e Uruguay, da dove è venuta anche Anita, la compagna indimenticabile di Garibaldi.
Una riflessione per il PD italiano. Ora potrebbe essere l'Uruguay a "prestarci" un "eroe" della politica e della comunità, qual è il presidente Mujica. Non intendo un "prestito" fisico, ma l'approfondimento da parte nostra (noi italiani, noi europei) di contenuti politici ed atteggiamenti personali in grado di restituire dignità alla politica e risultati all'azione di governo. L'esigenza riguarda tutta la società italiana ed europea, ma dovrebbe essere avvertita soprattutto dai partiti popolari, in Italia dal Partito Democratico, che non riescono ad impersonare un progetto in grado di entusiasmare le persone e di evitare alle nostre società il ripiegamento in se stesse che è il principale ostacolo al superamento della stagnazione economica attuale.
L'Uruguay è il più europeo dei Paesi dell'America latina e può quindi essere interessante capire il successo dei Colorados e il buon andamento economico.
Ecco uno spunto. L'Uruguay non ha cambiato politiche di fronte al rallentamento dell'economia globale, anzi ha accelerato sulle sue scelte strategiche in modo da condizionare l'economia. Racconta in un'intervista il presidente José Mujica: "Entro il 2016, soddisferemo più del 30 per cento del nostro fabbisogno energetico con fonti rinnovabili. Abbiamo sfruttato il fatto che l'Europa fosse in crisi e che alcuni progetti non potevano più essere attuati. Ci sono arrivate offerte per parchi eolici a prezzi davvero interessanti". Ed è solo un esempio, fra i molti, visto che nei dieci anni di governo dei Colorados gli investimenti pubblici sono passati dal 13 al 25 per cento del prodotto interno lordo uruguaiano.
La parola che guida queste scelte di politiche ambientali e di politiche economiche non è "sviluppo", ma "uguaglianza". Sono i dati sull'uguaglianza che "Pepe" Mujica cita come risultati della sua presidenza: "Abbiamo vissuto anni positivi dal punto di vista dell'uguaglianza. Dieci anni fa, circa il 39 per cento degli uruguaiani viveva sotto la soglia di povertà. Adesso sono meno dell'11 per cento. Abbiamo anche ridotto la povertà estrema dal 5 a un esiguo 0,5 per cento". Ecco un altro spunto per le scelte economiche del Partito Democratico: spunto urgentissimo, considerato che uno dei periodici rapporti OCSE "Divided We Stand: Why Inequality Keeps Rising" posiziona l'Italia tra i Paesi membri con la maggior disuguaglianza dei redditi da lavoro. Lo studio sottolinea che "la disuguaglianza dei redditi in Italia è superiore alla media dei Paesi OCSE" e che "nel 2008, il reddito medio del 10% più ricco degli italiani era di 49.300 euro, dieci volte superiore al reddito medio del 10% più povero (4.877 euro)". Dal 1980 al 2008 l'1% più ricco dei lavoratori italiani ha aumentato la proporzione del proprio reddito rispetto al reddito totale dal 7 al 10%.
L'uguaglianza è esattamente il contrario della cultura economica e politica prevalente. Necessariamente quindi nasce e si consolida da un'esperienza prima che da un'ideologia.
La "rivoluzione" praticata nella propria vita. Quella di "Pepe" Mujica è prima la vita e l'esperienza di un rivoluzionario. Lo è anche oggi, che è avanti con l'età, soprattutto nella sua vita personale.
Rivoluzionario lo è stato da giovane, quando oltre quarant'anni fa era un guerrigliero dei Tupamaros, anzi un comandante. Quella scelta gli è costata 15 anni di carcere duro, durante i quali dormire su un materasso e non per terra era un regalo raro. Tornata la democrazia in Uruguay, ha scelto di fare la rivoluzione nelle istituzioni: è stato eletto deputato, poi senatore, poi ministro, poi presidente della Repubblica. Ha cambiato ruolo, ma non ha mai cambiato la sua modesta abitazione di periferia (dove vive anche da presidente) e non ha mai cambiato auto, un Maggiolino Volkswagen blu del 1987. Non ha cambiato neppure stipendio, visto che ha scelto di percepire appena il 10 per cento dell'onorario che gli spetterebbe.
Ci sono due parole rivoluzionarie in questa scelta di vita da politico: uguaglianza e libertà.
La prima Mujica la spiega così: "Se in una democrazia sono le maggioranze a dover decidere, io credo che i governanti debbano vivere come la maggioranza della popolazione, non come la minoranza. Se la presidenza diventa una corte reale, io sto offendendo l'anima della repubblica. Mi sto dando al contrabbando feudale o monarchico. Lasciatelo fare ai re!".
"Compri con la tua vita, non con i soldi". Della sua personale rivoluzione per la libertà "Pepe" Mujica ha offerto una chiara sintesi in un'intervista del maggio dello scorso anno alla Tv pubblica spagnola.
"Sostengo un modo personale di vivere con sobrietà, perché per vivere devi avere libertà e per avere libertà devi avere tempo. (…) Se mi preoccupo molto dei beni, della casa grande, del servizio, di questo e di quello… non ho tempo perché devo occuparmi di queste cose. E se possiedo molti soldi per avere tutto ciò, devo preoccuparmi che non mi rubino. (…) Dunque, preferisco avere il maggior margine di tempo disponibile per fare ciò che a me piace e questo è la libertà. (…) Sono libero quando faccio col mio tempo ciò che mi piace e mi motiva. Dunque sono sobrio per avere tempo. Perché quando tu compri coi soldi, non stai comprando coi soldi, stai comprando col tempo della tua vita che hai speso per avere quei soldi. E l'unica cosa che non si compra sulla terra è la vita, allora devi essere avaro nel modo di spenderla. Oggi la gente non ha mai tempo. Quando si è giovani non si ha tempo per la fidanzata, poi non si ha tempo per i figli… e quando te ne accorgi sei un vecchio reumatico che ha passato la vita a pagare il conto. (…) Quando muori non ti porti dietro i soldi che hai accumulato in qualche modo, né altre cose. Mi pare che questa sia una maniera stupida di vivere. E nel mondo c'è molta stupidità. Troppa".
Governare per la felicità. Così s'è fatto l'idea che il fine della politica sia di provare a dare senso alla vita dei cittadini per accompagnarli verso la felicità.
"Appartengo a un piccolo Paese, molto ben dotato di risorse naturali. Ci sono poco più di 3 milioni di abitanti ma ci sono anche 13 milioni di vacche, delle migliori al mondo. E circa 8 o 10 milioni di pecore stupende. Il mio Paese è esportatore di cibo, latticini, carne. É una pianura e quasi il 90% del suo territorio è sfruttabile. I miei compagni lavoratori lottarono molto per le 8 ore di lavoro. E ora stanno ottenendo 6 ore. Però chi lavora 6 ore, poi si cerca due lavori; pertanto, lavora più di prima. E perché? Perché deve pagare una quantità di rate: il motorino che ha comprato, l'auto che ha comprato, e paga una rata e pagane un'altra… e quando finisce di pagare è un vecchio reumatico come me, e la vita gli è andata via! E uno si fa questa domanda: è questo il destino della vita umana? Queste sono cose molto elementari: lo sviluppo non può essere contro la felicità. Deve essere a favore della felicità umana, dell'amore per la Terra, delle relazioni umane, di prendersi cura dei figli, di avere amici, di avere ciò è che necessariamente fondamentale. Perché la vita è il tesoro più importante che si ha. Quando lottiamo per l'ambiente, il primo elemento dell'ambiente si chiama felicità umana!".
Questo progetto politico il presidente dell'Uruguay lo ha proposto non solo al suo popolo ma alla Conferenza delle Nazione Unite sullo sviluppo sostenibile "Rio+20" del 2012.
Dal 1° marzo prossimo "Pepe" Mujica non sarà più presidente dell'Uruguay (la Costituzione stabilisce che non si possa essere rieletti immediatamente), ma continuerà a fare politica, ad abitare nella sua casa di periferia e a muoversi con il Maggiolino blu. Intanto però il mondo l'ha conosciuto e in molti potremmo avere bisogno di lui.
7 dicembre 2014