COOPERAZIONE INTERNAZIONALE
Solo buoni propositi al "Millennium Summit +5"
La rischiosa spinta di far senza delle Nazioni Unite
Avrebbero buon gioco le forze contrario al multilateralismo

di Tino Bedin vicepresidente commissione Diritti umani

Si conclude a New York il Vertice mondiale che doveva segnare una svolta nella vita dell'Onu. Cinque anni dopo il "Vertice del Millennio", e proprio per questo denominato "Millennium Summit + 5", l'appuntamento ha visto al Palazzo di Vetro 170 capi di Stato e di governo discutere di sicurezza, diritti umani, lotta alla povertà ed anche riforma delle Nazioni Unite. Si conclude però con poche decisioni, per di più lontane dalle esigenze della nostra epoca, che possiamo così riassumere: un'idea condivisa su come governare il pianeta ai tempi della globalizzazione e la concreta riduzione delle diseguaglienze che rendono poco sicuro il pianeta.
In particolare, cinque anni dopo il "Millennium Summit", durante il quale i capi di Stato avevano detto che era "impellente" l'impegno a fornire cibo, acqua, salute ed educazione per tutti, il Vertice del 2005 si conclude con un generico appello alla "responsabilità dei Paesi ricchi perché mettano a disposizione le risorse economiche necessarie a questi obiettivi", senza fornire cifre e scadenze quantitativamente misurabili.
I poveri del mondo, come diceva Giovanni Paolo II e come ha ricordato proprio al Vertici di New York il cardinale Angelo Sodano, non sono in condizione di aspettare: muoiono.
Lo stesso discorso si può fare per la sicurezza: la proliferazione nucleare non ha trovato argine sufficientemente credibile ed autorevole.
Il Consiglio di sicurezza, cioè l'organo delle Nazioni Unite con effettivi poteri di intervento e di decisione, è rimasto quello che è. Non è stato possibile cambiarne la composizione perché non si è trovato il consenso sufficiente per una proposta. È comunque un bene, specialmente per quanto riguarda l'Europa: la Germania non ha ottenuto di diventare membro permanente del Consiglio di sicurezza, come chiedeva. Chissà che adesso non si continui a lavorare perché sia l'Unione Europea a diventare membro permanente, anche in considerazione dell'apporto sia alla coooperazione allo sviluppo che alle forze di pace che l'Unione già dà alle Nazioni Unite.
Si è deciso di costituire, accanto al Consiglio di sicurezza, un Consiglio dei diritti umani. Anche questo è motivo di soddisfazione, ma la novità non è inserita in una effettiva trasformazione delle Nazioni Unite, così che questo Consiglio dei diritti umani sembra destinato a non disporre dei poteri che in tema di garanzia per la pace ha il Consiglio di sicurezza.
Il dubbio è accresciuto da uno dei maggiori limiti emersi dal "Millennium Summit + 5": invece di spingere per inglobare nei propri obiettivi e nei propri programmi le organizzazioni economiche mondiali, le Nazioni Unite sembrano decise a delegare proprio a questi organismi la concretizzazione dei programmi. Fondo monetato internazionale, Organizzazione mondiale del commercio, Banca mondiale assumono dopo il Vertice di settembre a New York ancor maggiore rilevanza. Il rischio è l'assevimento degli obiettivi politici a quelli economici: rischio che riguarda direttamente i paesi più impoveriti, che nelle organizzazioni economiche mondiali o non hanno voce o sono quasi sempre ascoltati da "imputati", mentre al Palazzo di Vetro hanno - almeno formalmente - la stessa dignità dei paesi ricchi. Questa deriva economicistica ha una conferma nella decisione di trasferire alla prossima riunione dell'Organizzazione mondiale del commercio ad Hong Kong la responsabilità di assumere decisioni vincolanti e significative per lo sviluppo dei Paesi del Sud del mondo. Il segretario generale dell'Onu Kofi Annan ha sconsolatamente dovuto ammettere che manca la volontà politica per assumere le "proposte ambiziose, ma ragionevoli" che egli aveva proposto al Capi di Stato e di governo.
L'Onu rischia di apparire come un organismo impotente, come un luogo di chiacchiere, costoso ed inutili. Hanno così buon gioco coloro che puntano a ridurre gli spazi politici del multilateralismo, in nome di un nuovo ordine mondiale fondato sui "volonterosi" che non hanno un mandato ma si scelgono gli obiettivi. Proprio negli stessi giorni del "Millennium Summit + 5" si è tenuta, sempre negli Stati Uniti, una riunione della Fondazione Clinton, promossa dall'ex presidente Usa, che in tema di lotta alla povertà nel mondo ha fissato impegni economici maggiori di qelli decisi al Palazzo di Vetro. Romano Prodi e Mssimo D'Alema erano alla Fondazione Clinton e non al Summit dell'Onu.
Essere senza Onu è però complessivamente più rischioso che averlo. L'impegno dell'Italia, anche nei programmi politici per la prossima legislatura, deve essere non di trovare altri strumenti, ma di perseguire l'ammodernamento degli strumenti multilaterali che ci sono. L'alternativa è - come ho detto - rischiosa. La globalizzazione della democrazia, ad esempio, che è stata fra i temi affrontati al Vertice di New York, è indubbiamente a buon impegno: a condizione che essa non passi attraverso le armi e che le armi - come avviene in Italia - non siano finanziate con i fondi dell'aiuto allo sviluppo.

15 settembre 2005


15 settembre 2005
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Tino Bedin