CASALE DI SCODOSIA

Per tutta la sua vita pubblica la politica è venuta dopo la fede
Nevio Missaglia: la vocazione alla libertà di un cattolico democratico
Persone e famiglie di Casale di Scodosia erano il suo "popolo"

di Tino Bedin

Torno di nuovo a Casale di Scodosia per incontrarmi con Nevio Missaglia, come molte altre volte nel tempo. Oggi per parlarmi egli sta prestando la parola a persone che come lui hanno fatto e fanno l'esperienza di sindaco del suo paese e così imparo eventi e idee che ancora non conoscevo.
Ancora più profondo diventa, ascoltando queste persone, il mio cordoglio alla bella e grande famiglia di Nevio Missaglia e alla comunità di Casale di Scodosia. Ringrazio di poterlo esprimere qui, collettivamente, istituzionalmente all'interno di una seduta del Consiglio comunale. Come me, sono molte le persone che pur non essendo di Casale hanno motivo di sentirsi più sole ora che non possono contare direttamente su Nevio Missaglia, dopo aver condiviso con lui una parte del rispettivo servizio alla comunità. Lo testimonia la corale partecipazione delle Amministrazioni comunali del Montagnanese. Credo di rappresentare anche queste persone e la mia partecipazione ha soprattutto questo significato.

Restare a Casale in ogni età. L'ultimo tempo che ho condiviso con Nevio Missaglia è stato dedicato ad occuparci di anziani: lui presidente della casa di riposo San Giorgio, io presidente dell'Istituto di Riposo per Anziani di Padova.
Quell'incarico, che aveva ricevuto dal sindaco Antonio Vettorello, non lo viveva certo come una "medaglia al valore civico", ma con lo spirito e la volontà di dare risposte, cioè di amministrare un bene di tutti e soprattutto per conto di tutti. Per dare risposte a tutti. Come aveva saputo fare da sindaco.
Ma questi sono tempi diversi da quelli che aveva vissuti in municipio e non è facile dare riposte. Nei colloqui con lui ho avvertito che gli pesava molto non essere nelle condizioni di rispondere con tempestività e concretezza ai bisogni; soprattutto gli pesava non poter provare a mettere a frutto ancora la sua capacità di futuro, assumendosene le responsabilità in prima persona se fosse stato necessario.
Quella capacità di futuro che egli aveva applicato nel 1978, quando fu posta da lui la prima pietra di Casa San Giorgio; risposta ad un bisogno, certo, come ha ricordato il professor Antonio Vettorello, ma prima ancora capitolo della politica di Nevio Missaglia: far restare la gente di Casale a Casale, ad ogni età.

Il sindaco e il giornalista. Il primo incontro che ho avuto con lui è stato come giornalista. Ed è appunto questa nitida immagine che mi è sempre rimasta di lui e del suo impegno civico e politico: in un tempo in cui la "Difesa del Popolo" (il giornale diocesano di cui ero vicedirettore) descriveva settimanalmente la crescita delle periferie di Padova e lo svuotamento della Bassa Padovana, c'era un paese in cui si provava e si riusciva a resistere.
Un paese intero: più che di Nevio Missaglia mi porto dietro immagini di Casale, quelle che il sindaco mi faceva vedere direttamente, quelle che egli mi descriveva. Si capiva che il motore era lui, ma in bella mostra doveva essere Casale, la gente di Casale. Questo gli premeva: essere rappresentante di un popolo, fatto di persone e di famiglie capaci di vivere insieme. Del resto la sua attività - ancor prima di fare il sindaco - era stata rivolta a "consolidare" questo popolo: il Carnevale era stato pensato per questo.
Anche l'orgoglio e la sfida (da lui mai dichiarata ma certamente vissuta) verso Montagnana erano - sono? - parte del sentirsi popolo di Casale.
Nel marzo del 1978 il consiglio comunale approvava l'appalto per la Mostra permanente del mobile d'arte e partiva la zona artigianale: valorizzazione del lavoro con 150 aziende del settore del legno e 800 addetti. Contemporaneamente la "Difesa del Popolo" riferiva di una ricerca su Montagnana: lì un abitante su cinque era pensionato, conseguenza della diminuzione di popolazione che durava ancora.

La lezione dell'ascolto. Vent'anni da sindaco; rappresentante dalla Scodosia in Consiglio provinciale a Padova; appartenenza attiva alla Democrazia cristiana della Bassa padovana: potremmo definirlo un politico? Con gli schemi di oggi sì. Anche con i suoi schemi: solo che era un'altra politica. Allora e oggi nessuno era ed è sfiorato dall'idea di iscrivere Nevio Missaglia nella "casta".
La ragione è che per tutta la sua vita pubblica la politica è venuta dopo la fede, come ha ben ricordato Antonio Portici descrivendo il suo affacciarsi alla "politica" attraverso la Resistenza e i Volontari della Libertà. Prima della Democrazia cristiana c'era la Dottrina sociale della Chiesa. Il partito era lo strumento per far stare meglio la propria comunità partendo dalla comunità stessa. La politica era la ricerca della libertà: prima dai nazifascisti poi dal bisogno.
Bene ha fatto il sindaco Stefano Farinazzo ha collegare la commemorazione civile con il rito religioso: il corteo che fra poco unirà municipio e chiesa sarà la raffigurazione della vita e soprattutto dello spirito di Nevio Missaglia: a motivare la sua dedizione civica è stata infatti la sua religiosità.
Ha inteso e vissuto il servizio politico come parte della vocazione del cristiano. Un cattolico democratico, dunque: è una lunga vocazione alla quale non si è sottratto. Quando ho cominciato a fare il senatore della Bassa padovana sono tornato da lui. Ed è stato un altro tempo nel quale un po' delle nostre vite si sono incrociate. Apparentemente non aveva nulla da insegnarmi nei nostri incontri. Apparentemente era lui che si metteva in ascolto. Effettivamente non pretendeva di insegnare, anche se aveva ben chiaro da che parte stesse la sua gente. Ascoltava molto. Della sua vocazione alla politica questo è l'insegnamento da trasmettere a chi dopo di lui si mette a servizio della comunità: ascoltare. L'attitudine all'ascolto è ancor più oggi una condizione essenziale per "fare" politica.

Il presente di ogni tempo. Cosa resta dopo il commiato di oggi?
Resta Nevio Missaglia. Il fatto che in consiglio comunale si riunisca in suo nome è il segno di una contemporaneità, che i casalesi attribuiscono al ruolo di Nevio Missaglia. È come se fosse ancora lui il sindaco e chiamasse il paese a discutere del suo futuro. Il presente è certamente difficile. Ma era ancora più difficile il presente di quarant'anni fa: disoccupazione, emigrazione, prospettive per i giovani, salute - e via amministrando - erano problemi gravi allora (e non solo oggi).
Altri tempi? Certamente. Ogni tempo è "altro" rispetto a quello che lo precede e lo segue. Nevio Missaglia ha mostrato come non rinunciare a credere di potercela fare nel presente di ogni tempo.

Casale di Scodosia, 13 luglio 2014
Testimonianza al Consiglio comunale straordinario


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20 luglio 2014
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Tino Bedin