CADONEGHE
Diventa "grande" ma resta una comunità
Nel lavoro e nelle persone
l'identità di Cadoneghe

Ha saputo predisporre contestualmente all'arrivo di ogni nuovo abitante l'ambiente più adatto


di Tino Bedin

Come le persone anche le comunità hanno numeri che segnano un passaggio. Per Cadoneghe il numero 15.000 è come il numero 18 per una ragazza e un ragazzo. A 18 anni i ragazzi diventano ufficialmente "grandi"; con 15.000 abitanti i Comuni diventano anche loro "grandi". Cadoneghe ha "compiuto" ufficialmente 15 mila abitanti con il censimento del 2011, ma i suoi cittadini lo sperimenteranno personalmente per la prima volta quest'anno quando il prossimo 25 maggio andranno a votare: avranno schede diverse ed opportunità di scelta maggiori rispetto al passato; il sistema elettorale è infatti quello delle città.
Cadoneghe da paese a città? Credo di no, perché a tenere insieme questa comunità, non sono né una struttura urbana tipica né una storia secolare, ma le persone e il loro lavoro, le famiglie e gli spazi in cui vivono.

Nomi di fabbriche non di ville. Nella seconda metà del secolo scorso, dicevi Cadoneghe e ti citavano la Breda e la Parpas, non Villa Riello. Da Padova la gente veniva a comprare la carne nelle numerose macellerie della Castagnara e nemmeno sapeva che allungando di poco sulla "Strada Bassa" avrebbe potuto vedere Villa Da Ponte. Molto più evocativa di Cadoneghe, proprio lungo quella stessa strada, era la Grosoli. Insomma lavoro e persone.
Sull'intero territorio comunale non c'è un "centro storico", perché qui i fittavoli non avevano avuto dai proprietari terrieri il modo di farsi abitazioni che non fossero un tutt'uno con la terra e la stalla. Le case se le sono fatte loro, dopo che sono diventati operai. Questo non è successo solo a Cadoneghe, ma qui l'aspirazione alla casa è diventata una scelta civile, comunitaria. Escludendo ovviamente Padova, Cadoneghe ha uno fra i più consistenti patrimoni abitativi di iniziativa pubblica dell'intera provincia di Padova: dallo "storico" insediamento di "Case Fanfani" di via Pascoli a Mejaniga (nei primi anni Cinquanta del secolo scorso) fino all'esperienza di autocostruzione inserita e sostenuta dal Comune in questi anni nel nuovo quartiere a lato di via Rigotti a Cadoneghe Sant'Andrea.

Crescita lenta e programmata. Anche con queste scelte abitative Cadoneghe ha "compiuto" 15 mila abitanti. Lo ha fatto progressivamente, lentamente. Con le sue presenze occupazionali (mantenute nel tempo o sostituite quando l'imprenditore non ha retto l'innovazione) e con la sua stretta contiguità con Padova (un quartiere del capoluogo, l'Isola di Torre, entra letteralmente nel centro di Mejaniga) Cadoneghe avrebbe potuto andare di corsa verso la nuova dimensione. Invece ci è arrivata a molti anni di distanza da Abano, Albignasego, Selvazzano, Vigonza; ci è arrivata in coppia con Rubano. Dopo l'accelerazione degli anni Ottanta, durante i quali la popolazione è aumentata di un quarto (da 10.850 a 13.660 abitanti) Cadoneghe si è "misurata" con il suo territorio, cioè con lo spazio a disposizione dei cittadini, con i servizi, con il verde. In particolare dagli anni Duemila ha programmato il suo futuro demografico, senza lasciarlo al caso o al mercato: il tetto massimo di abitanti, fissato in 18.500, non è una previsione ma una programmazione. Ciò vuol dire predisporre contestualmente all'arrivo di ogni nuovo abitante l'ambiente più adatto.
L'esempio più recente è la trasformazione complessiva dell'area che fino agli anni 80 era occupata dalla Grosoli: qui ci sarà un centro commerciale ma anche il mercato settimanale dei commercianti ambulanti, che da mezzo secolo richiama famiglie alla Castagnara; qui verranno ad abitare nuove famiglie ma saranno anche messe a dimora centinaia di piante nel più grande parco pubblico di Cadoneghe.

Un abitare più urbano. Tuttavia non sarà qui la novità maggiore di Cadoneghe per il futuro immediato. O almeno non potrà essere solo qui.
Il "salto di categoria" che il Comune ha compiuto non può limitarsi al cambiamento del sistema elettorale. Iniziativa dei cittadini e azione positiva della civica amministrazione vanno concentrate sull'aggiornamento, la riqualificazione estetica ed energetica degli edifici costruiti tra gli anni Cinquanta e Settanta: una "nuova urbanizzazione" mirata non ad aumentare i residenti, ma a rendere più "urbano" l'abitare. Senza copiare la città; anzi mostrando a Padova cos'è oggi la città.
Non è ambizione ma modernità. Altrimenti la "vecchia" Padova prevarrà e Cadoneghe rischierà - assieme al resto della cintura urbana - di essere periferia. Non succederà: la "modernità" fa parte dello spirito di Cadoneghe.

16 marzo 2014


16 maggio 2014
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Tino Bedin