Elena Cattaneo, docente di farmacologia alla Statale di Milano e senatrice a vita, ha definito "bella ma impossibile" la narrazione del biologico.
"Per giustificare prezzi fino al 100% superiori, è stata promossa l'illusione che il bio fosse l'unico metodo in grado di salvare il mondo e farci vivere meglio e di più. Ma non esistono prove scientifiche a confermarlo, anzi le analisi dicono che i prodotti biologici non sono qualitativamente migliori e che il bio su larga scala è insostenibile in quanto per le principali colture produce fino al 50% in meno, richiedendo il doppio della terra".
Luigi Mariani, docente alla facoltà di Agraria all'Università statale di Milano e presidente del gruppo SETA (Scienze e Tecnologie per l'Agricoltura), che ha firmato la lettera aperta ai parlamentari riguardo al disegno di legge sul biologico, afferma: "Il prodotto biologico non presenta differenze significative rispetto agli altri sul piano della salubrità o delle caratteristiche nutrizionali, come emerge dal lavoro scientifico di Dangour e collaboratori (2009) e dai report EFSA sui residui di fitofarmaci negli alimenti".
In effetti il Rapporto 2018 dell'EFSA (Autorità europea per la sicurezza alimentare) sui residui di pesticidi negli alimenti (non biologici), riporta i seguenti dati: il 58 per cento dei campioni analizzati aveva quantitativi non quantificabili; il 40 per cento conteneva residui inferiori o pari ai limiti consentiti; l'1,4 per cento superava tali limiti, ma di questi lo 0,9 aveva un margine di incertezza nella misurazione. E conclude che tali risultati non suscitano preoccupazione per la salute dei consumatori. Lo stesso Rapporto riporta dati di analisi su prodotti biologici: anche in questi sono stati trovati residui, sia pure in misura minore all'agricoltura convenzionale.
Solo la ricerca può trovare un sostituto del rame
Questo dei fitofarmaci è un mito dell'agricoltura biologica. Non è vero che non li usa. Gli insetticidi quali azadiractina, spinosad, piretro sono ammessi, così come i fungicidi a base di rame, nei quantitativi stabiliti. Il rame risulta essenziale in agricoltura biologica, dato che la difesa è affidata quasi esclusivamente sul suo impiego. Ma non è innocuo. Infatti, rimanendo sulla superficie delle piante, può depositarsi sul terreno per azione del vento o della pioggia. Nel Bioreport 2019, CREA dedica un lungo capitolo al rame:
"Questo metallo pesante può potenzialmente rimanere come contaminante nell'ambiente per lunghi periodi di tempo e causare problemi di impatto ambientale. È ragionevole supporre quindi un aumento costante del contenuto di rame nel terreno, in risposta a ingressi regolari dovuti a trattamenti fitosanitari, come avviene ad esempio nella coltivazione biologica della vite. E così conclude: "Sebbene allo stato attuale nessuna sostanza sia in grado di sostituirecompletamente il rame in fitoiatria, è possibile ridurne sensibilmente l'impiego. Va comunque proseguita l'attività di ricerca, nella speranza di riuscire a individuare sostanze dotate di efficacia fitoiatrica comparabile a quella del rame per eliminarne completamente l'impiego".
Le malattie e i parassiti devono comunque essere eliminati, in un modo o nell'altro, pena la perdita insopportabile del prodotto. Una strada è quella di abbassare la soglia dei fitofarmaci puntando sulla ricerca e l'innovazione, come ha detto Paolo De Castro, coordinatore del gruppo Socialisti e Democratici alla commissione Agricoltura del Parlamento europeo:
"Bene abbassare l'uso in Unione europea dei fitofarmaci in agricoltura anche del 70%, ma il problema è quali concrete alternative diamo ai nostri agricoltori per combattere le malattie", parlando a proposito del Next Generation Eu per lo Sviluppo rurale e della riforma della Politica agricola comune. "Ecco perché servono necessariamente degli studi di impatto - ha aggiunto De Castro - il risultato altrimenti è un aumento delle importazioni a livello europeo. E io non credo certo che si voglia trasformare il Green Deal e il Farm to Fork in più prodotti che arrivano dall'estero magari da Paesi che non rispettano nemmeno gli standard dell'Unione europea".
Un altro caso è quello dei concimi, che dovrebbero essere prodotti da deiezioni di animali allevati nella stessa azienda con mangimi non Ogm e con foraggi a loro volta coltivati senza pesticidi. Ma quanti hanno il proprio allevamento?
Il parere dei produttori di fertilizzanti e agrofarmaci
Uno sguardo interessante alla questione viene dall'audizione in Senato di Assofertilizzanti e Agrofarma che rappresentano le imprese dei comparti dei fertilizzanti e degli agrofarmaci. Questa la conclusione:
"Si può senz'altro affermare che il comparto agroalimentare italiano è, ad oggi, un sistema virtuoso che andrebbe valorizzato in tutte le sue componenti privilegiando, ovviamente, le pratiche agricole che poggiano su solide e comprovate basi scientifiche. Agrofarma e Assofertilizzanti sono favorevoli a tutte quelle forme di sostegno che incentivino l'applicazione delle buone pratiche agricole e il corretto uso dei mezzi tecnici nonché tutte quelle metodologie di produzione che, insieme e non in contrasto con l'agricoltura biologica, possono migliorare l'ambiente, la gestione del suolo in un sistema sostenibile. Per tali ragioni riteniamo che il Fondo alimentato dal contributo annuale per la sicurezza alimentare continui ad essere destinato anche all'agricoltura di qualità, che comunque rappresenta, ad oggi, la principale forma di agricoltura, individuando specifici capitoli di spesa che ricomprendano anche, ma non via esclusiva, l'agricoltura biologica".
Il contributo annuale è stato istituito nel 2001 e funziona così. I titolari delle autorizzazioni dell'immissione in commercio devono versare un contributo nella misura del 2% del fatturato dell'anno precedente, relativo alla vendita di prodotti fitosanitari autorizzati aventi in etichetta determinate frasi di rischio/pericolo e di alcune tipologie di fertilizzanti di sintesi. Il contributo è stato istituito al fine di promuovere lo sviluppo di una produzione agricola di qualità ed ecocompatibile e di perseguire l'obiettivo prioritario di riduzione dei rischi per la salute degli uomini e degli animali e per l'ambiente. Il gettito derivante da tale contributo confluisce nel Fondo, appositamente costituito, per la ricerca nel settore dell'agricoltura biologica e di qualità. Ora il disegno di legge sul biologico, in discussione al Senato, destina tutto il contributo all'agricoltura biologica, escludendo tutta l'altra agricoltura.
"Sarebbe riduttivo - affermano Assofertilizzanti e Agrofarma - restringere al solo biologico la portata attuale del Fondo che, invece, potrebbe essere utilizzato per supportare tutte le "forme" di agricoltura che vadano nella direzione di incentivare la sostenibilità dell'intero comparto purché poggino le loro fondamenta su solide e comprovate basi scientifiche".
13 gennaio 2021
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Assofertilizzanti e Agrofarma - Audizione Senato su Ddl agricoltura biologica