AGRICOLTURA

Diario / GIOVEDÌ 4 GIUGNO 2015

Una prima visita "esterna", senza entrare nei Padiglioni,
è già molto istruttiva
All'Expo di Milano
per fare un giro nel mondo nuovo

Si può scegliere anche di passare attraverso tutte le periferie
del pianeta seguendo i loro cibi tradizionali

   Sono all'Expo Milano 2015 fin da prima che apra. Da Padova il treno mi ha portato fino all'ingresso dell'Esposizione universale di Milano e quindi sono arrivato in tempo per fare una coda giusta (e prevista), lungo la quale saluto altri padovani: un gruppo di amici di Mestrino.
Dentro raggiungo subito il Decumano. Ho già "saltato" il Padiglione Zero, quello delle Nazioni Unite. Mi attraeva molto per il grande titolo sulla facciata, in latino: "Divinus halitus terrae". L'introduzione in latino all'Expo in cui c'è quasi più inglese che italiano per uno come me che ha fatto gli studi classici è una gran bella sorpresa. La citazione è dall'enciclopedia naturalistica "Naturalis historia" scritta da Plinio il Vecchio, vissuto tra il 23 e il 79 dopo Cristo. Scrive Plinio che la terra "quando s'impregna di pioggia dopo una siccità ininterrotta, allora emette quel suo alito divino ricevuto dal sole, a cui nessuna dolcezza può essere paragonata". Dal "respiro divino della terra" viene la vita per tutti gli esseri viventi.
Insomma il "Divinus halitus terrae" è anche la risposta al tema (e problema) attorno al quale ruota questo Expo Milano 2015: "Nutrire il Pianeta, Energia per la Vita": ecco perché mi sono soffermato sul titolo del Padiglione Zero. Di sicuro lo visiterò alla prossima trasferta all'Esposizione universale.
Intanto però sono sul Decumano: ancora l'antica Roma che torna.
Nella via principale di questo "castrum multietnico" come ogni giorno - a detta degli organi di informazione - si stanno riversando decine di migliaia di persone. Alcune migliaia si sono già disperse nelle file agli ingressi dei padiglioni dei vari paesi. Si notato ovviamente le scolaresche: per qualche segno distintivo che le aiuta a stare insieme e ovviamente per il rumore, tipico di ogni gita scolastica. In "gita" ci sono anche numerose famiglie, con l'abbigliamento tipico della famiglia in vacanza, reso comunque necessario dalla calura. Il primo "panorama" è questo: quello di una "sagra" mondiale, con i rumori, i richiami, i giochi tipici della sagra paesana, ma ovviamente tutto in grande. Il concentrato della sagra però sarà più avanti, sotto l'Albero della Vita, con i suoi giochi e il laghetto da fare da cartolina.
Immagino che fra non molto si aggiungeranno anche le folle ai ristoranti. Mi veniva da scrivere stand gastronomici, per vita della sagra, ma in questo caso sarebbe ingiusto. Non per tutti: lo spazio dei Paesi Bassi è concepito come un anti-padiglione, è una sorta di luna park o di festival musicale all'aperto, caratterizzato dalle "cucine rolling": nove furgoncini-ristorante provenienti dall'Olanda, ciascuno con il proprio prodotto e la propria esperienza.
E "Nutrire il Pianeta"? Bisogna giustamente entrare nei Padiglioni. Per questo primo giro però mi interessa innanzi tutto il "panorama". L'immagine che se ne ricava è di un successo. Non solo per i visitatori, ma il desiderio che decine e decine di paesi hanno avuto di mostrarsi qui da noi, in Italia. E quando dico "paesi" non intendo solo lo Stato che ha allestito il Padiglione o il proprio spazio, ma anche migliaia di persone non italiane che ci sono tra i visitatori e che vedi cercare innanzi tutto il proprio paese qui e riconoscersi e farsi riconoscere. Le strutture sono tutte interessanti sia dal punto di vista architettonico, sia dal punto di vista del "messaggio" che intendono trasmettere anche solo dall'esterno, prima ancora che uno entri. Da questo punto di vista l'Expo milanese è un interessante "giro del mondo", anzi del "nuovo mondo", perché dimensioni messaggi colori e organizzazione dei Padiglioni segnalano una geografia politica ed economica assai eloquente, che dovrebbe impressionare chi da noi in Italia, da noi in Europa è convinto che può farcela da solo, perché comunque noi italiani, noi europei siamo i più bravi. In questo "giro del mondo" capisci che non è così. Non è più così. Non sarà più così.
Il "panorama" dell'Expo si trasforma in "panorama del Pianeta". Scelgo questo contenuto per la prima visita e utilizzo una delle innovazioni di Expo Milano 2015: i cluster, veri e propri quartieri dell'Expo in cui i paesi sono raggruppati non per area geografica, ma per prodotto o per una caratteristica ambientale; ciascun quartiere ha un mercato, la mostra, eventi e degustazioni. Scelgo i cluster anche perché mi consentono di camminare in alcune periferie del mondo, che non avrebbero potuto avere il loro padiglione.
I cluster sono nove. Comincio - data l'ora - da quartiere del caffè. Ha per titolo "L'energia delle idee" e dal decumano si vedono le serre dove le piante di caffè stanno crescendo. Vi si trovano Burundi, Costa Rica, El Salvador, Etiopia, Guatemala, Kenya, Ruanda, Uganda, Yemen. Torno indietro al quartiere di cacao e cioccolato, "Il cibo degli Dei". Anche qui paesi di periferia: Camerun, Costa D'Avorio, Cuba, Gabon, Ghana, Sao Tomé Principe. Eppure il cacao sta ritornando ad essere prezioso. Mi raccontano che è perché i giovani di quei paesi non ne vogliono più sapere di stare lì e magari qualcuno di loro sarà fra i profughi che sfidano in Mediterraneo. D'altra parte mi spiegano ancora che del prezzo di una tavoletta di cioccolato solo il 3 per cento rimane ai coltivatori di cacao, mentre alla grande distribuzione ne va il 43 per cento.
Continuo a ritroso, nel percorso parallelo al Decumano fino al quartiere del riso: "Abbondanza e sicurezza", ha per titolo questo cluster. Ti porta anche in una risaia ricca di acqua, ma soprattutto mostra storia e varietà di questo alimento diffusissimo. Questo quartiere ha anche il "calore" dei mercatini locali e un po' dei venditori ambulanti. Non te lo aspetto in un'Esposizione universale e fa riflettere. Qui incontri Bangladesh, Cambogia, Laos, Myanmar e Sierra Leone.
Ritornando verso il Cardo, sull'altro lato del Decumano passiamo attraverso il cluster "Frutta e Legumi", che ha la scenografia del bosco coltivato, con aree coltivate a diversi varietà tipiche di Benin, Gambia, Guinea, Guinea Equatoriale, Kyrgyzstan, Repubblica Democratica del Congo, Uzbekistan e Zambia.
Subito dopo "Il mondo delle spezie", che con la mostra di antiche mappe di esploratori richiamano anche il legame con l'Europa di Afghanistan, Brunei Darussalam, Tanzania e Vanuatu.
Si affaccia sulla piazza dell'Albero della Vita il cluster Bio-Mediterraneo, con il titolo "Salute, bellezza e armonia", dove si distribuiscono i prodotti tipici dei vari paesi: l'olio d'oliva, il pane, il vino di Albania, Algeria, Egitto, Grecia, Libano, Libia, Malta, Montenegro, San Marino, Serbia e Tunisia.
Dietro due altri cluster "Isole, mare e cibo" Barbados, Belize, Capo Verde, Comore, Comunità caraibica, Dominica, Grenada, Guinea Bissau, Guyana, Madagascar, Maldive, Saint Lucia, Saint Vincent e Grenadine e Suriname) e o "L'agricoltura e l'alimentazione delle zone aride" (Eritrea, Gibuti, Mauritania, Mali, Palestina, Senegal, Somalia), che completano il viaggio attorno all'acqua.
Ritornando su Decumano arrivo all'ultima tappa, il Cluster su "Cereali e Tuberi - Vecchie e nuove colture": lo spazio la copertura simile a quella di un grande camino, segnalando così che cereali e tuberi sono alla base dell'alimentazione di milioni di persone in tutto il mondo perché ti tolgono subito la fame e costano poco. L'esperienza diretta è quella di Bolivia, Congo, Haiti, Mozambico, Togo, Zimbabwe.
A questo punto - per compensazione - dovrei aggiornarmi al Future Food District realizzato da Coop. Ma, come il Padiglione Zero, me lo tengo per la prossima visita. È arrivata l'ora del treno diretto dalla stazione di Rho a Padova.

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16 luglio 2015
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Tino Bedin