di Tino Bedin
Il cibo non è merce. Da slogan dei campesinos, l'affermazione entra nella filosofia economica dell'Unione Europea. Vi entra all'interno del ripensamento planetario sul ruolo dell'agricoltura, determinato prima dalla esplosione dei prezzi delle derrate agricole (a causa di una speculazione finanziaria sull'uso energetico e non alimentare dei prodotti della terra) e poi dal crollo dell'economia di carta.
Al riguardo dall'Unione europea arrivano due notizie sostanzialmente molto diverse fra loro, ma che non sarebbero state immaginabili solo 12 mesi fa in un clima di "adorazione" del dio mercato, che coinvolgeva opinioni pubbliche, governi e istituzioni.
Una politica agricola mondiale. Cominciamo da quella più politica.
A metà di novembre si è svolto a Parigi un seminario su "L'Unione europea di fronte alla sfida alimentare mondiale", organizzato dal Comitato economico e sociale europeo (Cese) e dal Comitato economico, sociale e ambientale francese.
Il presidente del Cese ha invitato ad allargare la Politica agraria comune (Pac) fino a prendere in considerazione i problemi internazionali e ad "uscire dal suo ambiente limitato". "Bisogna istituire una Pac mondiale e non più soltanto europea", ha aggiunto.
Si tratta di una presa di posizione controcorrente rispetto al "mercato", che con le più varie motivazione (anche quelle di una presunta solidarietà verso i paesi in via di sviluppo) sta sostenendo l'abolizione della Politica agricola comunale europea. Invece, non solo è utile all'Europa avere una sua politica agricola, ma sarebbe bene portare fuori dall'Unione europea le conoscenze tecniche e l'esperienza europee. "La sicurezza alimentare può costituire il tema principale di uno dei maggiori messaggi rivolti dall'Unione europea al mondo intero; la PAC non può lasciar fare il mercato!", ha aggiunto il presidente del Cese.
In videoconferenza allo stesso seminario, tanto per non lasciare dubbi, il ministro francese dell'agricoltura Michel Barnier ha detto chiaro e tondo: "Non penso che si possa sottoporre l'agricoltura soltanto alla legge del mercato".
Brutti, ma buoni. La seconda notizia che viene dall'Unione Europea è più economica, ma altrettanto significativa del nuovo rapporto tra cibo e mercato.
Sono state abrogate le regole comunitarie sulle dimensioni e la forma della frutta e degli ortaggi destinati alla commercializzazione. La proposta della Commissione europea è stata approvata, sempre a metà novembre, da tutti gli Stati membri.
Ora le autorità nazionali hanno la facoltà di autorizzare la vendita di tutti i prodotti ortofrutticoli, indipendentemente dalla loro forma e dimensione. Finora, gli ortofrutticoli difformi e smisurati erano destinati all'industria o distrutti. Si trattava di norme che avevano alimentato le leggende europee sulla pignoleria degli euroburocrati, mentre erano state volute proprio dalle organizzazioni dei produttori e dei commercianti, per ridurre la concorrenza.
Come ha detto la responsabile della politica agricola comune, "é iniziata una nuova era per i cetrioli storti e le carote nodose". La frutta e la verdura "fuori norma" avrà diritto di esistere. Infatti, dichiara il commissario europeo all'agricoltura, Mariann Fischer Boel, "è assurdo buttare prodotti totalmente commestibili soltanto perché sono di forma irregolare".
Per l'appunto il cibo non è merce.
16 novembre 2008
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