VENETO

Diario / LUNEDÌ 25 MAGGIO 2015

Visita al Museo delle Cartiere di Oliero in Valbrenta
La carta sta passando alla storia?
Il principale mezzo di informazione insidiato dall'epoca digitale
   Da poco più di un anno c'è un motivo in più per andare ad Oliero, in Valbrenta: oltre alle spettacolari grotte, accessibili navigando sull'Oliero (il fiume più corto del mondo), si può venire in questa frazione di Valstagna per il Museo delle Cartiere dell'Oliero.
Per un giornalista come me il museo è parte della propria esperienza professionale. La notizia, la parola è indissolubilmente legata alla carta: non un semplice supporto delle parole, ma identità essa stessa del messaggio. Nel museo di Oliero ne ricavo la conferma. La carta è il principale mezzo di comunicazione dell'uomo e per metterla a disposizione in grande quantità e di diversa qualità, sia gli ingegneri sia i tipografi si sono sforzati di adeguare materia prima, modalità di lavorazione, macchinari: un lungo percorso che il museo riassume con completezza e chiarezza. A sua volta la produzione cartaria e quindi la diffusione del libro e dei giornali ha incrementato conoscenze e fatto progredire altri settori.
C'è largo spazio al lavoro umano, nel museo: perché la carta per molto tempo ha richiesto tantissima manodopera: per la raccolta e la macerazione degli stracci, materia prima originaria della carta, poi per la stesura e l'asciugatura dei fogli. Al centro del museo è rimasta una grande vasca in pietra in cui gli stracci maceravano. Un manichino a grandezza naturale intento alla selezione dei fogli, mostra non solo il lavoro, ma quanti… mal di schiena siano stati generati in questa cartiera.
Già, perché il museo è stato allestito nella parte che resta della cartiera attiva ad Oliero fino alla seconda metà del secolo scorso e inserita nel gruppo delle Cartiere Burgo. La cartiera di Oliero era però molto più antica ed è figlia degli spirito imprenditoriale di famosi stampatori padovani, i Remondini, che a metà del Seicento si trasferiscono a Bassano, dando vita ad una delle più grandi tipografie europee. I Remondini per non dipendere dal mercato decidono di dotarsi di una propria cartiera e la realizzano proprio a Oliero, dove possono sfruttare le acque sia dell'Oliero che del Brenta.
Poi la cartiera passa ai Parolini e continua la sua attività, si attrezza per utilizzare la cellulosa, si dota di macchina modernissimi.
E così un giornalista come me può vedere il suo "mondo di carta". Sulla parte di fondo del Museo di Oliero, c'è però illustrata la consapevolezza che l'informazione digitale, i libri elettronici, i tablet, il nuovo vocabolari degli sms hanno creato fuori un mondo nuovo. Qui gli studenti che vengono e verranno non si confronteranno con l'evoluzione di una storia di cui sono parte, ma con una storia che a loro sembrerà finita.
Però il giovane "custode" del Museo di Oliero mi racconta di come è riuscito a salvare e a mettere in mostra un mastodontico torchio che serviva a pressare carta. Ne va fiero, non per lui ma per il suo paese e per le famiglie che in cartiera hanno lavorato. La carta anche per lui è una parte della vita.

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21 giugno 2015
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Tino Bedin