TINO BEDIN

Lettera dal Senato. 93 / 20 febbraio 2005
Sei miliardi di lire sono finora sembrati troppi al governo

In ritardo al compleanno della democrazia
Solo ora il Senato discute del sessantennale della Liberazione e lo fa assieme alla "riabilitazione" dei militari di Salò

di Tino Bedin

Cari amici, il governo sta facendo fare una pessima figura al Parlamento. Senato e Camera arriveranno terribilmente in ritardo al sessantesimo compleanno della libertà e della democrazia, al compleanno della Liberazione che del Parlamento libero e democratico è la madre.
Siamo ormai alla vigilia della data del 25 aprile e solo ora il Senato si è messo ad esaminare un disegno di legge che mette a disposizione 3 milioni e 100 mila euro, sei miliardi delle vecchie lire, per consentire alle associazioni patriottiche di dare il giusto risalto all'anniversario. Non è una grande somma, tutt'altro. Ma per festeggiare insieme, noi italiani, noi europei, la primavera di sessant'anni fa che ci ha restituito pace, libertà e democrazia, per questa grande festa anche sei miliardi di vecchie lire sono sembrati davvero troppi al governo di centrodestra.
Il governo si è opposto alla approvazione in Commissione di un disegno di legge fatto di poche parole ma di molte firme di senatori, di maggioranza e di opposizione. Il governo si è opposto anche al finanziamento deciso dalla Commissione Bilancio. E così dalla data di approvazione in Commissione Difesa alla discussione in Aula è passato quasi un anno; era infatti dal 3 marzo del 2004 che il disegno di legge stava nell'anticamera dell'Aula del Senato.

Non accettano le radici comuni. Ora ci è entrato, ma per varcare questa soglia ha dovuto farsi... accompagnare. La celebrazione del sessantennale della Resistenza e della Liberazione è discussa assieme al disegno di legge sul riconoscimento della qualifica di militari belligeranti agli ex combattenti della Repubblica di Salò.
Se lo sgarbo del ritardo è tutto imputabile al governo, questa imposizione del calendario è tutta della maggioranza, che evidentemente non riesce nel suo insieme a riconoscere le radici della nostra Costituzione e della nostra democrazia. Presentando il disegno di legge in Senato, il presidente della Commissione Difesa ha dato un'interpretazione riduttiva della Liberazione: "Tutto il popolo italiano si riconosce nella liberazione dal tedesco nazista" (come se la Liberazione dalla dittatura fascista non fosse stata l'altra essenziale aspirazione della lotta di militari, partigiani e civili) e soprattutto riduce la Resistenza a guerra civile: "I morti sono tutti uguali; andranno perciò celebrati - ha detto ancora - i morti di tutte le parti che in quella guerra civile trovarono fine".
Mi auguro che egli non intenda che gli striminziti sei miliardi di vecchie lire devono essere impiegati anche per celebrare i combattenti di Salò. Se così fosse il centrodestra si ridurrà a rappresentare quell'Italia che spesso sembra guardare al proprio passato non come al luogo delle radici e delle tradizioni, ma come al campo di una battaglia senza fine. L'offensiva revisionista (sempre più spesso sostenuta dal governo) mira a cancellare il senso di quella primavera di sessant'anni fa e della Costituzione che ne fu uno dei suoi frutti maggiori. Il binomio Resistenza-Costituzione è la base sulla quale fondare la nostra concezione democratica.
La nostra storia recente ha avuto inizio con la lotta di Liberazione e da essa sono venuti quegli ideali di democrazia e di libertà che hanno caratterizzato i primi sessant'anni dell'Italia repubblicana. È grazie ad essi che l'Italia è cresciuta negli scorsi decenni fino a diventare uno dei Paesi più avanzati del pianeta.

Ringraziamo anche i combattenti europei. Questo sessantennale non è solo il compleanno della nostra libertà, ma è anche il compleanno della pace europea. La memoria di allora dovrebbe dunque arricchire anche il cammino, anzi i diversi cammini che gli europei stanno compiendo in questi mesi per arrivare insieme ad avere la loro prima Costituzione.
Si tratta di una Costituzione che è figlia della pace e della libertà, a differenza della nostra Costituzione che è figlia della tragedia della guerra e della dittatura. Tutte e due però contengono il desiderio di guardare avanti, aprono nuove prospettive, non sono fatte solo per codificare la storia. Dovremo trovare un modo per onorare i militari alleati e i partigiani di tutti paesi europei, dalla Francia alla Finlandia. Dovremo - noi fondatori dell'Europa Unita, noi depositari del primo Trattato e della prima Costituzione dell'Unione - farci promotori di un'iniziativa continentale che leghi definitivamente la storia comune.
Allora questa data non sarà solo una memoria, ma una festa. Appunto la festa di compleanno.
Buon compleanno Italia! Buon compleanno Europa!

Tino Bedin

Roma, 20 febbraio 2005


22 febbraio 2005
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