TINO BEDIN

Lettera dal Senato. 55 /1 ottobre 2001

La legge Finanziaria all'inizio del suo percorso

I soldi per bambini e anziani
li sborseranno le famiglie
Attraverso il rinvio della riduzione dell'Irpef e i tagli ai bilanci comunali

di Tino Bedin

Come si fa a contrastare chi dice di voler aumentare le pensioni e rendere più ricche le famiglie?
Come non essere d'accordo con chi vuole affidare funzioni dello Stato ai privati e non solo non licenzierà nessun dipendente pubblico, ma nemmeno introdurrà salari differenziati per merito?
Come non rimanere ammirati davanti a Berlusconi e a Tremonti che con questa Finanziaria faranno scendere la pressione fiscale dal 42,2 al 41,9 per cento del prodotto interno lordo e contemporaneamente faranno calare la spesa pubblica dal 47,2 al 46,9 per cento e mentre le tasse scendono e le uscite si riducono solo dello 0,3 per cento del Pil, riescono a mettere insieme i 33 mila miliardi che servono a fra quadrare i conti?
Ma soprattutto come non restare strabiliati di fronte al ministro dell'Economia che molto prima dell'abbattimento delle Torri Gemelle diceva di avere un deficit così grande che neppure uno bravo come lui sapeva contarlo (erano 64 mila? erano 90 mila i miliardi del buco?) e che ora firma una legge Finanziaria appunto da 33 mila miliardi, tutto compreso: calo della congiuntura, rincaro dei prezzi petroliferi, effetto della guerra terroristica?
Quest'ultima è comunque una buona notizia per noi italiani: finalmente possiamo stare tranquilli sulle "conseguenze" di avere votato Ulivo nel 1996. Risulta che siamo entrati nelle moneta unica, abbiamo cominciato a vedere la riduzione delle tasse e l'avvio del federalismo fiscale senza esserci indebitati per tutti gli anni che Berlusconi riuscirà a governare. Insomma non abbiamo cambiali dell'Ulivo da pagare. Questa volta non lo dice solo Tremonti in tv, ma il governo al parlamento ed è quindi più probabile che sia vero.
Bambini a carico delle tasse delle famiglie. E poi c'è un punto sul quale la Finanziaria di Berlusconi proprio assomiglia ai miei impegni, quelli che ho presi con le persone che mi hanno votato: la detrazione per i figli a carico passa ad un milione di lire, mentre l'Ulivo aveva previsto che nel 2002 questa detrazione salisse a 612 mila lire per il primo figlio e a 652 mila per i figli successivi.
A dire il vero l'Ulivo aveva previsto questi aumenti di detrazioni per i redditi fino a 100 milioni; l'aumento del centro-destra si limita ai redditi fino a 70 milioni. Dunque, fatti un po' di conti, non è che il sostegno alla genitorialità sia finanziariamente così significativo da metterlo come un fiocco sul pacchetto preparato per gli italiani.
Visto che si passa dai 100 ai 70 milioni di reddito, uno potrebbe farsi l’idea che si sia concentrato l’intervento sulle famiglie meno ricche. Sarebbe una valutazione giusta, se si trattasse di soldi "veri", se cioè per il sostegno alla genitorialità il governo avesse cercato risorse aggiuntive rispetto ai precedenti impegni di spesa destinati ad equilibrare i redditi delle famiglie italiane. Invece non è così. I 2.100 miliardi destinati all'incremento delle detrazioni per i figli saranno finanziati utilizzando i soldi già stanziati (2.700 miliardi) dal governo dell’Ulivo per ridisegnare nel 2002 la curva Irpef. In particolare per ridurre di un punto l’aliquota dello scaglione tra i 20 e i 30 milioni di reddito. Dunque saranno proprio le famiglie meno abbienti a "pagare" l’aumento delle detrazioni fiscali a favore dei figli. Una parte di loro "si pagherà" la detrazione attraverso le tasse che non diminuiranno come invece si attendevano. Un’altra parte, costituita da persone anziane, che vivono della loro pensione, pagherà e basta tasse che aveva pensato di non pagare nel 2002.
Come si sceglieranno i "pensionati da un milione"? E questo mi fa pensare che anche "dentro" l’altra decisione "sociale" della Finanziaria, quella dell’aumento ad un milione delle pensioni più basse, ci siano meccanismi che finiranno col "distribuire" i pesi finanziari che ne derivano non dentro l’intero bilancio italiano, ma nel bilancio delle famiglie. Dico questo perché su chi saranno i "pensionati da un milione" la Finanziaria non dice nulla, rinviando la pratica attuazione ad una legge-delega. Qualche interrogativo in merito è giustificato. Il governo dice che il provvedimento della pensione da un milione interesserà due milioni di cittadini. Però nel 1999 i trattamenti pensionistici inferiori al milione erano oltre cinque milioni. Non pretendiamo che da allora… per merito dell’Ulivo il numero dei poveri sia più che dimezzato. E dunque, quali sono i criteri con cui si sceglieranno i due milioni di beneficiari?
La curiosità è legittima – ripeto – perché la Finanziaria nei punti di maggiore attenzione sociale è stata pensata come un bel pacchetto, con una scatola bella ben confezionata, con già le scritte accattivanti, ma dentro non c’è ancora nulla. Le misure concrete arriveranno solo con tre leggi-delega, che il governo presenterà nelle prossime settimane, su mercato del lavoro, pensioni, fisco ed enti pubblici. Sulle leggi-delega il Parlamento avrà ben poco da aggiungere, al di là di un semplice timbro. E neppure avranno da dire le parti sociali: per loro la concertazione sembra finita.
La tassa sulle insegne in cambio dell’Irap? La curiosità diventa dubbio sulle intenzioni di questa Finanziaria, quando invece della scatola vuota ci troviamo di fronte a testi già definiti.
Prendiamo le imprese. Si è persa ogni traccia degli sgravi Irpeg; di cancellazione dell'Irap non si parla. Al loro posto si prevede la soppressione dell'imposta sulle insegne nei negozi. Non metto in dubbio che si tratta di un balzello fastidioso; una di quelle tasse che la gente non capisce.
È difficile non essere d’accordo. .Ma questo comporterà certo un mancato introito, non indifferente, per i Comuni: già, per i Comuni, non per lo Stato.
Il governo usa il portafoglio dei sindaci. Il ministro Tremonti fa bella figura non ponendo mano al portafoglio del governo, ma aprendo il portafoglio dei sindaci. Non è un vizio di oggi, ma oggi fa più sensazione alla vigilia di una referendum sul federalismo, al quale alcuni dicono di votare "no" perché la riforma sarebbe insufficiente.
Per i Comuni non è l’unica notizia sgradevole. Ce ne sono altre più drammatiche, ad esempio la riduzione della compartecipazione Irpef dei Comuni a un quinto da quanto promesso dalla precedente Finanziaria dell’Ulivo: l'aliquota del 4,5 per cento del gettito, prevista dall’Ulivo per il 2002, scatterà solo dal 2003, mentre per il prossimo anno sarà limitata all'1 per cento. Contemporaneamente ci saranno tagli progressivi dei trasferimenti statali: l'un per cento in meno nel 2002, e via a scalare negli anni successivi.
Appare chiaro che andiamo esattamente nella direzione opposta al federalismo fiscale, il cui completamento è la condizione per applicare integralmente il federalismo costituzionale.
I sindaci "taglieranno" bambini e anziani? Non è una questione "interna" alle istituzioni. Essa ci riguarda direttamente come cittadini. La promessa manovra sull'Irpef - con benefici fiscali per tutti i contribuenti, conseguenti alla riduzione delle aliquote - è rinviata al 2003 e, per il momento, è facile constatare che il "congelamento" delle più favorevoli aliquote Irpef stabilite dalla Finanziaria "Visco" dello scorso anno (la legge 388/2001), comporterà, in molti casi, un maggior prelievo Irpef rispetto a quello preventivato, la riduzione delle risorse per i Comuni comporterà per i sindaci una scelta: o aumentare le tasse locali o ridurre gli interventi. Poiché i comuni sono ormai protagonisti nel settore del welfare, il rischio è che vengano ridotte le spese che sono prevalentemente destinate ai bambini e agli anziani.
Si tratta proprio delle due categorie con cui il governo ha "infiocchettato" la sua Finanziaria.

Tino Bedin

Roma, 1 ottobre 2001

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2 ottobre 2001
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