SCUOLA |
Ritorna in Parlamento un tema lasciato in silenzio da 15 anni Detrazioni fiscali per le spese scolastiche: parità tra famiglie e tra scuole Un cammino iniziato nel 2000 dall'Ulivo ed abbandonato dalla Destra di Tino Bedin Per due settimane Matteo Renzi è andato… a scuola impreparato. Ha cioè dovuto rinviare l'argomento scuola dall'agenda del Consiglio dei ministri. Poco male per la Scuola italiana, se la proposta del governo sulla "Buona Scuola" arriva a metà marzo invece che alla fine di febbraio: l'importante è che il Partito Democratico e la maggioranza di governo abbiano posto fra le priorità dell'ammodernamento dell'Italia il sistema formativo e che questa decisione faccia discutere la società italiana e non solo la politica.
Applicare la legge Berlinguer. Ora finalmente il tema è riapparso ed anche con posizioni ed idee che riportano a quindici anni fa, alla grande riforma culturale e strutturale per la scuola italiana costituita dalla legge 62 del 2000, con la quale l'Ulivo - era ministro dell'Istruzione Luigi Berlinguer - ha riconosciuto in Italia un unico sistema nazionale dell'istruzione pubblica, composto da scuole statali e paritarie. Si tratta di un sistema ben strutturato, che proprio perché unitario prevede verifiche e controlli da parte dello Stato consentendo di eliminare dal sistema stesso i cosiddetti "diplomifici", cioè imprese meramente commerciali che non hanno base comunitaria.
Il diritto in capo allo studente. Mi pare quindi buona la soluzione che in molti sostengono in questi giorni: lo strumento fiscale. La riassume così una lettera che 44 deputati di maggioranza hanno scritto sull'argomento a Matteo Renzi: "La scelta degli strumenti più idonei per il raggiungimento di un'effettiva parità è vasta e la sua applicazione può essere graduale. Un sistema fondato sulla detrazione fiscale, accompagnato dal buono scuola per gli incapienti, sulla base del costo standard, potrebbe essere un primo significativo passo verso una soluzione di tipo europeo. Ricordando di prevedere risorse per il diritto allo studio, che dentro il sistema nazionale pubblico segue lo studente e non la tipologia di scuola, dall'integrazione dei diversamente abili ai corsi di recupero, alle innovazioni tecnologiche".
Maria Montessori e Don Milani. Come si vede, il dibattito parlamentare è proprio utile in questa materia. E Luigi Berlinguer, che vede finalmente un'occasione per applicare la sua legge del 2000, commenta con decisione. "È davvero arrivato il tempo di chiudere questo conflitto del Novecento: scuole statali contro private. Non esiste, non è più tra noi, ci ha fatto perdere tempo e risorse. Basta guardarsi in giro e si scopre che l'insegnamento è pubblico, fortemente pubblico, ma può essere somministrato da scuole pubbliche, private, religiose, aconfessionali in una sana gara a chi insegna meglio. L'Olanda fa gestire allo Stato solo il 30 per cento delle scuole, la Svezia ha passato la gestione ai comuni, l'Inghilterra ha ridotto sensibilmente la presenza statale, la Francia di Voltaire con la legge Debré ha impresso una linea diversa. L'Europa ha cambiato atteggiamento, in Italia siamo fermi alla confusione che scuola pubblica sia uguale a scuola statale".
Rispetto della Costituzione. La strada delle detrazioni fiscali è coerente con la Costituzione: si sostengono le famiglie, non si finanziano le scuole. Inoltre le detrazioni fiscali sono possibili per le spese nell'intero sistema pubblico di istruzione, quindi non solo per le paritarie, ma anche per le statali (che sempre di più stanno chiedendo compartecipazioni alle famiglie): poiché è un sistema sul quale lo Stato esercita un controllo e dove i titoli di studio hanno lo stesso valore, è naturale che progressivamente le famiglie siano anch'esse poste sullo stesso piano. 15 marzo 2015 |
sc-042 12 marzo 2015 |
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