IN DIALOGO TRA CITTADINI
Roma, 1 ottobre 2001

Tradite le legittime attese degli insegnanti
Una Finanziaria negativa
per la qualità dell'istruzione

Riuscirà il Parlamento a rimediare alle scelte del governo?
 
Onorevole Senatore, lo Snals ha già rivolto, in occasione della presentazione del Dpef 2002-2006, un appello al Parlamento perché fosse riconsiderata la politica economica per la scuola, anche alla luce del ruolo sociale che essa svolge e degli oneri e delle responsabilità attualmente gravanti sul personale, a seguito del riconoscimento dell'autonomia alle singole istituzioni scolastiche.
Il testo ufficiale della Finanziaria 2002, purtroppo, tradisce le nostre legittime attese. Le risorse economiche messe a disposizione sono irrisorie, nel mentre le economie di spesa, producendo effetti, tra l'altro, sulle dotazioni organiche del personale, sono destinate a incidere negativamente sulla qualità dell'offerta formativa.
Sussistono, tuttavia, ancora, tempi e modi perché in Parlamento la Scuola abbia le risposte che da tempo attende, determinando tutte le condizioni perché si registri quel circolo virtuoso tra Università, Ricerca, Istruzione e Formazione, che tutti sappiamo essere funzionale alla crescita economica e civile del nostro Paese.
Ed è quanto mi auguro possa verificarsi anche grazie al Suo contributo ed all'azione politica che ella vorrà svolgere, a tutela del pieno esercizio del diritto allo studio ed alla libertà di apprendimento dei giovani, nel pieno rispetto dei principi e del dettato della nostra Costituzione.
Prof. Fedele Ricciato
Segretario generale sindacato Snals
Risponde Tino Bedin
Egregio presidente, va piacere che il sindacato della Scuola si rivolga al Parlamento perché ponga rimedio ai guasti che il governo ha promesso per la scuola italiana. Non è facile. La Finanziaria di Berlusconi, Tremonti e Moratti prevede nel settore dell'istruzione economie per 1500 miliardi attraverso riduzione del personale, soppressione delle classi, istituzione delle commissioni interne, riduzione della spesa per l'edilizia scolastica e agli stanziamenti per accompagnare l'autonomia. Interviene unilateralmente, con legge, sugli orari e sull'organizzazione del lavoro mettendo a rischio il diritto allo studio. Per le retribuzioni degli insegnanti interrompe la crescita degli stipendi verso la media Ocse, che è stato un obiettivo che l'Ulivo ha perseguito in questi anni, nonostante le difficoltà finanziarie che li hanno caratterizzati.
Rimediare a tutto questo non è semplice. Come Ulivo abbiamo già iniziato la nostra battaglia con le controproposte, ma i nostri voti certamente non bastano: bisogna che al Senato si aggiungano molti altri voti della maggioranza. Meglio ancora sarebbe che la maggioranza prendesse atto che, anche in questo settore strategico per la società italiana, il governo non mantiene le promesse fatte in campagna elettorale.
Riuscirà la maggioranza a bocciare la sostanziale mortificazione del sistema di istruzione e ricerca pubblico cui mira il governo del centro-destra? Noi ci auguriamo di sì, assieme a lei e a coloro che vivono nella scuola. Ci auguriamo che non si cada nella trappola ideologica che il governo ha teso alla sua stessa maggioranza, facendo apparire i tagli al sistema formativo italiano come un incentivo al mercato e al ruolo dell'istruzione privata. Non è questa la strada della libertà di educazione che noi dell'Ulivo proponiamo ed abbiamo anche iniziato a realizzare attraverso il sistema nazionale dell'istruzione, in cui più soggetti partecipano alla medesima finalità, non in una logica di mercato ma secondo lo spirito della coesione sociale e contemporaneamente della libertà di scelta.
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28 ottobre 2001
sc-006
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Tino Bedin