SCUOLA

La decisione del governo con l'assestamento di bilancio
Duecento miliardi in meno nel 2001
per le scuole materne non statali

Respinto al Senato un emendamento della Margherita che indicava altre fonti di copertura

di Tino Bedin senatore

Cento miliardi in meno per il 2001 alla scuola materna non statale; addirittura 200 miliardi in meno da spendere quest’anno. Nella mattinata di mercoledì 19 settembre il Senato ha approvato l’assestamento del bilancio dello Stato, all’interno del quale c’è questa paradossale novità.
L’assestamento di bilancio è – come è noto – una ricalibratura delle previsioni sulla base dell’andamento effettivo delle spese o sulla base di nuove necessità. L’assestamento del bilancio della Pubblica istruzione è stato posto tutto a carico dell'unità previsionale relativa alle scuole non statali e va ad incidere esclusivamente sul capitolo 4151, quello che riguarda le spese per la partecipazione alla realizzazione del sistema prescolastico integrato. Si tratta non solo delle scuole materne d'origine religiosa, ma anche di quelle comunali che fanno parte del sistema prescolastico integrato. Il governo ha proposto e la maggioranza ha approvato un taglio che ammonta a 100 miliardi in termini di competenza e addirittura a 200 miliardi in termini di cassa.
Il governo si è giustificato in aula dicendo che "trattandosi di spese per investimenti gli uffici del Ministero non hanno reputato che potessero essere realizzate nel corso di quest'anno". La giustificazione è politicamente debole, non fosse altro perché scarica la responsabilità sugli "uffici". Non è poi sostenibile dal punto di vista finanziario: si potrebbe infatti capire se l’intervento avesse riguardato solo la "cassa", cioè quello che è effettivamente spendibile quest’anno ed avesse valutato che le spese possono essere spostati di qualche mese; ma è del tutto insostenibile per il 100 miliardi in meno di competenza, cioè di disponibilità: questo significa dire completamente no in tutta la seconda parte dell'anno alle spese per le materne non statali.
A livello di legislazione vigente, questa era ed è una delle poche voci che consentono un intervento in favore della parte di scuola pubblica che non è gestita dallo Stato, ma da organizzazioni religiose o da enti locali o da cooperative. Il paradosso – di cui dicevo all’inizio – è l’atteggiamento di un governo che, nel momento in cui propone una maggiore attenzione per quest'altra parte del mondo che gestisce le scuole, decide, invece, attraverso l'assestamento di bilancio, questo taglio così netto – ripeto – di 100 miliardi in termini di competenza e addirittura di 200 miliardi in termini di cassa, tutto concentrato sulla scuola materna non statale.
La misura contraddice anche un’altra dichiarazione del governo: quella che i tagli presenti nell'assestamento di bilancio non inciderebbero nella spesa degli enti locali; la riduzione delle disponibilità statali per le scuole materne comunali si tradurrà in un aumento delle spese per i comuni.
Il gruppo della Margherita ha presentato al Senato un emendamento che reperiva i 200 miliardi dell’assestamento dalle spese per le strutture scolastiche, nella convinzione che vi potessero essere delle economie superiori alle previsioni in questa voce di spesa a seguito del decreto-legge del mese di febbraio. L’indicazione, secondo il sottosegretario Vegas, è "condivisibile in linea di principio", ma non è stata accolta.
Il governo si affrettato a dire nell’aula del Senato che "nella predisposizione del bilancio per il 2002 le scuole non statali trovano un adeguato finanziamento". Per intanto però di questi 200 miliardi già previsti, 100 non ci sono più e 100 non si possono spendere.

19 settembre 2001

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