RASSEGNA STAMPA

Il Gazzettino
3 agosto 2004

ESERCITO. Secondo ricerche avanzate l'uranio non c'entra
Da un cocktail di polveri la sindrome dei Balcani

Forse l'uranio impoverito non è il vero "killer dei Balcani ": la presenza di composti di zirconio, ferro, cromo, con particelle al di sotto dei due micron e mezzo, nei reperti istologici di soldati reduci dai Balcani , sembra dar sempre maggior consistenza all'ipotesi avanzata nel maggio scorso da una studiosa dell'Università di Modena, Maria Antonietta Gatti. La scienziata, che coordina un progetto dell'Unione Europea sulle 'nanopatologie' avviato dall'Ateneo modenese in collaborazione con l'Università di Cambridge, ha trovato le polveri microscopiche in tutti i reperti analizzati. Anche in quelli di Valery Melis, il giovane sardo caporalmaggiore degli Alpini, morto nel febbraio scorso dopo un'atroce agonia e una lunga lotta col linfoma di Hodgkin.
Secondo i dati raccolti da Gatti, 25 militari sono morti e 265 si sono ammalati di tumore a causa dell'inalazione di polveri microscopiche. Il micidiale cocktail di polveri sarebbe causato dalle esplosioni di bombe delle ultime generazioni sparate dai belligeranti. La cosiddetta 'Sindrome dei Balcani', che sembra aver colpito in maniera preferenziale i militari italiani rispetto a quelli delle altre forze armate della Nato, potrebbe avere quindi origine dall'inalazione delle polveri. Le particelle, superate le barriere intestinale e polmonare, restano in circolo perché l'organismo non è in grado di metabolizzarle e originano così la malattia. L'uranio impoverito, per le sue stesse caratteristiche isotopiche, avevano spiegato in più occasioni gli scienziati, non sarebbe in grado di scatenare malattie come linfomi e leucemie nei tempi così rapidi come quelli registrati fra i reduci del Balcani.
Il cocktail di polveri, costituite da metalli e sostanze chimiche non ancora tutte completamente individuate, potrebbe essere molto più attivo e rapido. Nel caso di Valery Melis l' insorgenza del linfoma era stata diagnosticata a meno di un anno dal rientro dalla missione nei Balcani . Tra l'altro le autorità militari avevano sempre sostenuto che il giovane non era stato impiegato in zone dove le forze della Nato avevano usato i proiettili a uranio impoverito.
Nei giorni scorsi i genitori di Valery Melis sono stati informati ufficialmente che l'Esercito ha riconosciuto la "dipendenza da causa di servizio" della malattia del figlio. Nella comunicazione all'origine della malattia sarebbe indicata l'inalazione di benzene e altro materiale tossico. Sulla morte di Melis è in corso un'inchiesta della magistratura cagliaritana che indaga anche su un altro fenomeno preoccupante registrato in Sardegna: la cosiddetta "Sindrome di Quirra" che avrebbe colpito la popolazione e personale in servizio nel poligono interforze di Perdasdefogu-Salto di Quirra. Uno studio presentato proprio otto giorni fa dal prof. Francesco Riccobono, dell'Università di Siena, ha escluso la presenza di uranio impoverito nei terreni delle aree militari e rivelato quella allarmante di arsenico, cadmio e antimonio, frutto delle lavorazioni minerarie compiute nel secolo scorso nella zona.

sommario

5 agosto 2004
rs-991
scrivi al senatore
Tino Bedin