L'inchiesta sul Parco. Sospetti di abusi anche in zone d'escavazione chiuse da tempo Indagine su cento aree Il pm attiva Corpo forestale e polizia giudiziaria
Tutta l'attività di escavazione svolta negli ultimi anni sui Colli Euganei è nel mirino della procura della Repubblica, che ha messo sotto inchiesta i vertici dell'Ente Parco Colli. Il pubblico ministero padovano Paolo Fietta, che coordina l'inchiesta, non si sta limitando a monitorare la situazione delle dieci cave in attività (di trachite oppure di marna e calcare per cemento), ma sta passando al setaccio anche un centinaio di siti che sono già stati chiusi per verificare se l'escavazione abbia rispettato i criteri e i limiti stabiliti dal Piano della Regione Veneto. Non solo. Il magistrato - con il Corpo Forestale dello Stato e la polizia giudiziaria della Procura - sta anche verificando se i ripristini ambientali previsti sempre dalla normativa regionale siano stati messi a punto. E con quali modalità. Nel registro degli indagati sono finiti il presidente dell'Ente Parco Colli Euganei, Simone Campagnolo, il direttore Silvio Bartolomei (chiamato in causa solo come responsabile tecnico) e il geometra Pio Fabian: il sospetto è che in alcuni siti non siano state minimamente rispettate le prescrizioni regionali. Uno dei principi fondamentali del Piano cave della Regione è quello della forte coltivabilità, ovvero la cava va aperta se c'è un alto rapporto tra materiale scavato e trachite o altro minerale ricavato. E questo per evitare inutili disastri ambientali. Diverse le violazioni ambientali riscontrate fino ad ora. Il pubblico ministero, comunque, prima di mettere la parola fine all'indagine, aspetta l'esito di una serie di consulenze affidate ad alcuni esperti, previsto per settembre. L'inchiesta era partita dall'incidente mortale accaduto nella cava della Trachite di Montemerlo l'11 aprile 2003 quando morì un operaio di Albettone, Fabio Panighello, di 40 anni.
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