RASSEGNA STAMPA

Il Gazzettino
12 febbraio 2004
di C.B.

DUE CARRARE. Il Tar dà ragione ai tre ministri che si sono opposti all'ordinanza sull'abbattimento dei volatili
Caccia ai colombi, sindaco "impallinato"

Il Comune dichiara guerra ai colombi, autorizzando i cacciatori a sparargli contro per limitare i danni provocati su edifici e marciapiedi pubblici dagli escrementi. Ma a finire "impallinata", a sorpresa, è la stessa amministrazione guidata dal sindaco Egidio Bergamasco, capace in un sol colpo di schierare contro di sè nientemeno che tre ministeri: Interno, Politiche agricole e forestali e Ambiente. I quali, poco convinti della reale opportunità di scatenare le doppiette contro i volatili simbolo della pace per eccellenza, si sono appellati al Tar, chiedendo l'annullamento dell'ordinanza sottoscritta dal sindaco il 29 aprile dell'anno scorso. Ora i giudici amministrativi del Veneto (terza sezione, presidente Umberto Zuballi, relatore Claudio Rovis, consigliere Mauro Springolo) hanno dato ragione ai tre ministri, annullando l'ordinanza.
Delle prerogative sindacali di emendare atti "contingibili ed urgenti" al fine di prevenire ed eliminare gravi pericoli per l'incolumità dei cittadini, il buon Bergamasco, fanno presente al Tar, "se ne è servito malamente".
Nell'ordinanza con cui il sindaco ha conferito "licenza di uccidere" ad un elenco di cacciatori del proprio Comune, sottolineano i giudici, "è stata omessa ogni motivazione inerente all'urgenza ed all'indifferibilità del fenomeno che si vuol contrastare". "L'ordinanza in questione - continuano al Tar - non risultando fondata su alcun approfondimento del nesso causale tra presenza dei colombi e pericolo per la salute, si appalesa del tutto generica".
La caccia ai colombi nelle intenzioni del Comune avrebbe dovuto svolgersi nel territorio comunale, ma al di fuori del centro abitato. "Se il termine "centro abitato" è stato usato nell'ordinanza in senso tecnico, ciò vuol dire che l'ordinanza consente l'utilizzo delle armi da fuoco nella periferia del Comune - obiettano al Tar - ove comunque insistono abitazioni e strade di percorrenza il cui traffico si indirizza nel centro abitato, con conseguente, notevole pericolo per quell'incolumità pubblica che l'ordinanza, invece, pretende di tutelare. Se, invece, l'inciso "centro abitato" deve essere inteso in senso tecnico, e cioè come fascia territoriale esterna ad ogni abitazione, allora risulterebbe completamente vanificato lo scopo dell'ordinanza: è notorio, infatti, che il colombo si insedia laddove trova riparo e cibo, vale a dire nelle piazze, nelle strade, in prossimità degli edifici, ove vive l'uomo".
Tanto basta, insomma, per dichiarare illogico il provvedimento ed ordinarne l'annullamento. Le doppiette, almeno per ore, se ne staranno alla larga.

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19 febbraio 2004
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