Missione Iraq, passa il decreto Centrosinistra diviso, in 42 votano no al rifinanziamento
Passa il decreto per l´Iraq ma, un minuto dopo a Palazzo Madama, tutti a far conti nel centrosinistra, a calcolare percentuali. Quanto pesa dentro il listone il voto dei disubbidienti? Venti per cento. E quanto sono forti, all´interno di tutta l´opposizione, i parlamentari contrari alla missione? Il trenta per cento. Con questi numeri Fassino e Rutelli dovranno confrontarsi in vista del secondo round, fra qualche settimana alla Camera, dove i pacifisti potrebbero essere ancora di più. Berlusconi attacca: "E´ emersa la farsa del triciclo. Il giorno dopo la presentazione del cartello fintamente unitario, si sono già divisi sull´Iraq". Ma Fassino difende la scelta dell´astensione al Senato, e si prepara per i prossimi giorni ad incalzare il governo alla Camera per una svolta in Iraq: "Vorremmo sentir dire da Frattini - ha spiegato il segretario ds - che la guerra è stata un tragico errore". Far finta di chiedere cambiamenti senza reali iniziative politiche e diplomatiche "sarebbe ipocrita e irresponsabile". Senza transizione democratica e senza Onu non si va da nessuna parte. Se la rotta cambia, Fassino è pronto a condividere le responsabilità ma, fa sapere, "c´è tempo fino al 30 giugno", data della prossima scadenza del decreto. A quel punto, è la conseguenza del suo ragionamento, i ds dall´astensione passerebbero al voto contrario.Dunque, con 153 voti a favore e 42 voti contrari, la missione Antica Babilonia ha ottenuto il rifinanziamento. La gran parte dei senatori del triciclo, 83, scelgono la strada del non voto. Il malessere maggiore serpeggia sotto la Quercia (16 i senatori del correntone e della sinistra che non hanno rispettato l´indicazione dell´astensione), in quattro invece i dissidenti della Margherita. Alla pattuglia si uniscono anche cinque senatori del gruppo autonomista. Compatto il no di Verdi, Comunisti italiani, Rifondazione. Trattative, incontri notturni, polemiche fino all´ultimo istante, ma alla fine non arriva il colpo di scena, l´Ulivo si presenta in ordine sparso secondo le previsioni della vigilia.Il governo va in aula bocciando la richiesta di stralcio dell´Iraq, e non basta che accolga un ordine del giorno in chiave filo-Onu. Saltata la missione impossibile, la Lista Prodi si sfila e comunica ufficialmente: restiamo in aula ma non votiamo. "Inaccettabile - motiva Gavino Angius, capogruppo ds - l´atteggiamento del governo. Ci rifiutiamo di esprimere con uno stesso voto il nostro no all´Iraq e il nostro sì alle altre missioni di pace". L´ex ministro Dini, per la Margherita, spiega che Antica Babilonia è una spedizione di guerra, "l´occupazione unilaterale di un paese sovrano da parte degli Stati Uniti e del Regno Unito". Falso, replica Schifani: "La guerra l´ha fatta D´Alema nel Kosovo. Per l´Iraq dalle nostre basi non è partita una sola azione di guerra. Il ritiro delle truppe sarebbe un atto irresponsabile e scellerato". Il triciclo, conclude il capogruppo di Forza Italia, "si è rivelato solo una bici in salita". Il correntone e la sinistra ds contestano sia il centrodestra che il triciclo, "l´unica via d´uscita - indica Cesare Salvi, che cita Scalfaro e il premio Nobel Tutu - è far tornare a casa i nostri ragazzi". Il non voto, accusa Occhetto, è "una ipocrisia". L´Italia, protesta il verde Boco, "è stata ridotta da Berlusconi ad ascaro silente, servo devoto".
Pera chiude la discussione, si accendono le luci sul tabellone elettronico. Quelle del triciclo restano in gran parte spente. Si accendono sul no invece quelle, fra gli altri, di Pizzinato, Vitali, Villone, Di Siena (Ds), di Bedin, Monticone, Cavallaro e Formisano (Margherita), e della De Zulueta (ex Ds transitata con Occhetto-Di Pietro). "La Lista Prodi alla prima uscita - commenta Antonello Falomi - ha solo provocato una spaccatura nel centrosinistra". Il ministro Martino è "deluso" dalle opposizioni. Ma non è finita. La battaglia si sposta alla Camera: il pressing dei pacifisti per strappare un no a tutta la Quercia.
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