Una cellula di pianificazione militare opererà in modo complementare all'Alleanza atlantica L'Europa della difesa muove i primi passi
La difesa europea avrà una cellula di pianificazione militare a Bruxelles, ma senza i crismi del "quartiere generale" stabile. Al suo interno vi saranno anche ufficiali di collegamento Nato, così come verrà reciprocamente resa permanente una presenza europea nel comando militare Shape dell'Alleanza a Mons. L'Europa della difesa muove così i primi passi, all'insegna di una chiara complementarietà con la Nato, spazzando il campo da ogni sospetto di antagonismo con l'Alleanza atlantica, che possa irritare Washington. Era questo il contenuto dell'intesa già raggiunta da Tony Blair, Gerhard Schroder e Jacques Chirac il mese scorso, e la presidenza italiana dell'Unione ha trovato la formula per tradurre le intenzioni in un progetto concreto, arrivando a riscuotere ieri il consenso di tutti i leader europei. Grazie all'intesa raggiunta, l'Europa ha "finalmente la possibilità di avere un'autonoma capacità di difesa" e potrà così diventare "un soggetto politico autorevole sul palcoscenico mondiale", ha osservato Silvio Berlusconi, assicurando che "l'accordo sancisce la collaborazione piena con la Nato e piacerà certamente ai nostri amici americani". Dal canto suo, il ministro degli Esteri, Franco Frattini, ha sottolineato l'"importante risultato" di aver riportato nel solco di un'iniziativa comunitaria, condivisa da tutti, lo slancio di quattro Paesi (Francia, Germania, Belgio e Lussemburgo) che si erano incontrati in aprile per stringere un accordo autonomo. L'intesa del quartetto di avanguardia prevedeva però anche la nascita di un quartiere generale europeo a Tervuren, nei sobborghi di Bruxelles, prospettiva assai sgradita a George W. Bush. Frattini ha spiegato che la proposta sulla capacità di pianificazione militare accolta dal Consiglio europeo rappresenta uno dei tre pilastri su cui si fonderà la difesa comune. L'altro pilastro, quello istituzionale, sarà costituito dalle disposizioni contenute nel futuro Trattato costituzionale che consentiranno ai Paesi che lo vorranno di partecipare alle "cooperazioni strutturate" e di avviare progetti comuni nel campo della difesa, che dovranno però rimanere aperte a tutti gli altri membri dell'Unione. Il terzo e ultimo pilastro verrà gettato con la messa a punto di un protocollo, allegato al Trattato, nel quale saranno fissati i parametri in base ai quali i Paesi potranno aderire al sistema di difesa comune europeo. L'accordo sulla pianificazione specifica che la forza militare europea per "migliorare le capacità di identificazione di pericoli immediati, di valutazione delle situazioni e di pianificazione strategica", dovrà creare "una cellula con componenti civili e militari". Questa si dovrà appoggiare su quartieri generali nazionali per le singole operazioni, e solo quando non vi sia questa possibilità ed emergano necessità di coordinare interventi militari e azioni civili, potrà fungere da centrale operativa. Toccherà all'alto rappresentante europeo, Javier Solana, definire "al più presto possibile", nel corso del 2004, come organizzare questa cellula, che probabilmente sarà ampliata di qualche decina di unità rispetto alle circa 130 persone che già compongono il comando militare europeo di Bruxelles. Parallelamente, per aumentare il coordinamento nelle operazioni svolte dall'Unione con mezzi Nato, verrà resa permanente la presenza di militari europei al comando strategico Nato di Mons. Fondamentale per la messa a punto del compromesso, e per rassicurare gli americani, è stata l'opera di Tony Blair. "L'accordo ci permette di mantenere una relazione transatlantica molto forte - ha commentato il primo ministro britannico - assicurandoci che l'Europa possa agire nelle circostanze in cui l'America non prenda parte all'operazione o quando interessi vitali europei siano in gioco". Anche il presidente francese Jacques Chirac si è rallegrato dell'accordo, spiegando che l'iniziativa autonoma dei quattro era nata in un momento "inquinato dalle divisioni sull'intervento in Irak". Tuttavia, proprio la scelta americana di escludere dagli appalti in Irak i Paesi che non sono impegnati militarmente riapre pericolose incrinature tra i leader europei. "É importante sottolineare che si tratta di soldi americani - ha commentato Blair - e sta agli americani decidere come spendere i propri soldi". "La situazione in Irak è difficile - ha ribattuto Chirac - e l'ampiezza dei problemi richiede l'impegno di tutta la comunità internazionale. Non mi pare che le decisioni americane contribuiscano a creare la necessaria unità".
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