RASSEGNA STAMPA

Il Sole 24 Ore
17 ottobre 2003
di R. Es.

Bruxelles - Riunione separata a quattro a margine del vertice Ue, pressioni di Washington su Londra
La difesa europea, un'ombra sull'Atlantico

La difesa comune europea è un gioco di equilibri terribilmente delicato. Nonostante le dichiarazioni di principio sulla necessità di una politica comune, ieri a Bruxelles, in concomitanza con il vertice dei capi di Stato e di Governo, i leader di quattro Paesi (Gran Bretagna, Francia, Germania e Belgio) hanno dato vita a un incontro a quattro proprio su questi temi: e non è la prima volta che alcuni Paesi preferiscono affrontare la questione della difesa in riunioni ristrette invece che in un dibattito a 15 o a 25. Il motivo ufficiale addotto è la maggior facilità di discussione in un ambito ristretto.
A prescindere dai contenuti dell'incontro, che non sono stati rivelati, il dossier difesa è senza dubbio pesante: ogni progetto deve infatti fare i conti con la realtà militare continentale rappresentata dalla Nato. Sembra questo il quadro emerso a Bruxelles, poco prima di una cena di lavoro in cui i premier hanno affrontato - per la prima volta con i colleghi dei 10 futuri Paesi membri dell'Ue - il tema della difesa europea.
La seduta si svolge mentre giungono le eco di nuove pressioni esercitate dagli Usa su Londra contro il piano franco-tedesco, ormai in fase di abbandono, di creare a Bruxelles un quartier generale europeo autonomo rispetto alla Nato, di cui sono colonna portante proprio gli Stati Uniti. Progetto che la Gran Bretagna ha chiarito ieri di non voler appoggiare, inasprendo così un contrasto transatlantico che complica le trattative per un inserimento della politica europea di difesa nel futuro trattato costituzionale dell'Ue.
Londra respinge "l'idea di un quartier generale autonomo" dell'Unione rispetto a quello dell'Alleanza atlantica, ha detto Tom Kelly, portavoce del primo ministro Tony Blair, mettendo a tacere la ridda di ipotesi su una virata pro-europea della Gran Bretagna in circolazione da tre settimane: più o meno dall'incontro con Chirac e Schroder, in cui era parso che Blair avesse abbandonato le proprie resistenze al piano annunciato a fine aprile da Francia, Germania, Belgio e Lussemburgo quale frutto di un controverso "mini-vertice sulla difesa" in cui si era proposto di creare un quartier generale a pochi chilometri da quello dell'Alleanza per pianificare operazioni militari Ue senza ricorrere alla Nato.
Ieri sono rimbalzate al vertice indiscrezioni su quanto avrebbe affermato l'ambasciatore americano presso l'Alleanza, Nicholas Burns: l'idea del quartier generale autonomo rappresenta la "più seria minaccia al futuro della Nato". Parole dure ma in linea con quanto fatto capire a più riprese da Washington, nonostante Ue e Nato continuino a cooperare attraverso accordi (il cosiddetto Berlin-plus) e avvicendamenti in missioni di pace. L'abbandono del piano di un quartier generale da allestire in località Tervuren, alle porte di Bruxelles, peraltro, era stato annunciato sommessamente da un portavoce del Governo di Berlino il 6 ottobre scorso. L'oggetto del contendere dunque sarebbe ora altro. A parte le proposte di mediazione, i nodi della politica di difesa europea (Pesd) vengono al pettine della Cig: finora limitata alla lacunosa Forza di reazione rapida da 60mila uomini e a missioni come quella in Congo, la Pesd dovrebbe essere ancorata in qualche modo nel Trattato costituzionale su cui si è lavorato ieri a margine del vertice. La bozza attuale prevede la possibilità di cooperazioni rafforzate fra Paesi che se la sentono di affrontare crisi con le armi lasciando nelle retrovie chi è contrario. Una prospettiva osteggiata da Londra che ultimamente avrebbe però ammorbidito la sua posizione a patto che queste cooperazioni non diventino troppo rigide.

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