"Più soldati italiani all'estero" La riforma della Difesa, dice Martino, porterà a un recupero delle risorse I 14 programmi veneti sono in ritardo sulle nuove regole e rischiano di perdere i finanziamenti pubblici
Quando, a fine 2004, sarà completata la riforma della leva e l'esercito sarà composto di soli professionisti, saliranno da 12 a 18mila i militari italiani impegnati in missioni internazionali. É insieme un auspicio e un obiettivo ormai in agenda quello fissato ieri dal ministro della Difesa, Antonio Martino, dinanzi alla platea del seminario di formazione di Forza Italia a Gubbio dedicato quest'anno al "ruolo dell'Italia nella costruzione di un nuovo ordine internazionale". "Con il nuovo modello - precisa Martino - il numero dei militari calerà da 240mila a 190mila. Nonostante ciò, anche snellendo i comandi, recupereremo risorse fino a impiegare all'estero il 10% del totale dei nostri uomini". Attualmente, ha poi ricordato Martino, le due missioni più impegnative ci vedono presenti nei Balcani con 6mila uomini e in Afghanistan con 2mila. Quest'ultima - ha sottolineato il ministro - costituisce la missione più pericolosa per l'Italia dalla fine della seconda guerra mondiale". Tra gli impegni della Difesa per la seconda parte della legislatura c'è poi una pressante richiesta di aumento delle risorse per il settore. "Berlusconi - assicura Martino - mira a elevare la spesa per la difesa dall'attuale 1,05% del Pil all'1,5% entro il 2006". Un obiettivo che, il ministro non lo nasconde, appare di ardua realizzazione, nonostante l'Italia spenda per la difesa 218 euro all'anno pro capite, contro i 300 della Germania, i 450 della Francia e i 650 dell'Inghilterra. Antonio Martino conferma poi la sua posizione a sostegno di un'organizzazione della difesa europea che non sostituisca ma si affianchi a un'Alleanza atlantica rivisitata. "Dico sì a entrambe - ribadisce - e ritengo essenziale una suddivisione dei compiti tra di esse". Di più: nel passaggio della Nato da Alleanza con funzione di difesa a organizzazione a tutela della sicurezza, Martino reputa "straordinario" un eventuale coinvolgimento della Russia. "A quel punto avremmo - sottolinea - un'unica grande organizzazione per la sicurezza per l'intero emisfero settentrionale". E sul futuro dell'Irak, il ministro della Difesa si è dimostrato ottimista. "L'esito del vertice franco-tedesco - ha spiegato Martino - non significa la fine della storia: secondo me si arriverà a una risoluzione".
|