SOLDATI A RISCHIO. I laboratori militari di Udine e Verona chiusi, quello di Padova funziona parzialmente Bosnia: allarme per tre reduci Sotto accusa uranio arricchito, acque infette e vaccini plurimi
Falde contaminate, uranio arricchito e vaccini plurini: dai controlli diagnostici su militari e civili italiani in misssione nei Balcani emergono patologie sconosciute. Sono stati accertati tre nuovi gravi casi di malattie di origine neoplasica. E' poi c'è anche quello del militare della Folgore operato di tumore al testicolo dapprima a Dolo e poi a La Spezia. I tre soldati trovati positivi agli esami del sangue obbligatori, previsti dal protocollo Mandelli, erano andati in missione in Bosnia. Solo una coincidenza? L'obbligatorietà degli esami clinici riguarda anche i soldati reduci da missioni in Serbia, Kosovo, Albania ed Afghanistan. Nonostante le assicurazioni del ministero della Difesa, pronto a sbandierare un ampio programma di controlli sanitari, i test diagnostici non risultano ancora accessibili a tutti i militari, come non ha mancato di sottolineare la terza relazione della commissione Mandelli, ferma nel sottolineare l'alta incidenza di linfomi di Hodgkin tra i militari reduci dai Balcani. Mentre anche nel Triveneto c'è necessità ed urgenza di estendere ed approfondire a livello capillare entità e portata di tali indicatori diagnostici tra la popolazione militare impegnata nei Paesi esteri a "rischio", i laboratori di analisi mediche militari di Verona e Udine sono di fatto chiusi, pur se nominalmente passati sotto la direzione unica dï quello di Padova che ha nel tenente-colonnello medico Ezio Chinelli un responsabile di punta, validamente affiancato dal tenente-colonnello Bosco di Verona e dal suo pari grado Pastorelli di Udine. Ma l'ospedale militare di Padova fa fatica a sostenere da solo, in ambito Triveneto, i rilevanti carichi diagnostici a cadenza quadrimestrale estesi a tutto il personale militare e civile che ha operato nel teatro balcanico o in Afghanistan. Un ridimensionamento ingiustificato, anche e soprattutto in riferimento all'evolversi dei conflitti e delle tensioni internazionali. Le relazioni della commissione Mandelli sulla vicenda dell'uranio arricchito era balzata alle cronache dopo i casi dell'ex maresciallo del Settimo alpini di Feltre colpito da neoplasia e dell'ex caporeale Valerio Campagna (sempre del Settino), morto di tumore un mese e mezzo fa, dopo una missione in Bosnia. E c'era stata pure un'interpellanza parlamentare fatta da Falco Accame, presidente dell'associazione Ana-Vafaf che rappresenta le famiglie di militari morti o colpiti da gravi malattie. Anche il parlamentare Luigi Malerba ha di recente presentato ai ministri della Difesa e della Salute un'interrogazione per chiedere spiegazioni sulla chiusura dei laboratori di Verona e Udine e sul ridimensionamento di quello di Padova, pure a fronte all'esigenza di effetuare gli esami clinici per le truppe in missione all'esterno o in procinto di partire. Si è inoltre rivelata fallimentare l'esperienza di far eseguire i prelievi dai sanitari delle caserme, con successivo invio a Padova dei campioni. Il rischio di una scorretta identificazione delle provette appariva elevato. Non erano mancati casi di errato prelievo con compioni emolizzati o coagulati. In alcune circostanze, i prelievi eseguiti furono ripetuti anche più volte prima di venire considerati idonei. Fino al 1994 quello padovano era un Policlinico militare d'élite, poi declassato ad Ospedale militare ed ora divenuto Centro militare di medicina legale. Un declino in parte attribuibile anche a passate dirigenze non del tutto esenti da scelte discusse. Con Il nuovo direttore, Salvatore Frezzetti, è in atto un'oculata rioganizzazione suggerita dall'evolversi della situazione e dalla necessità di avere responsi diagnotici certi ed eseguiti da personale medico con esperienza specifica su questa delicatissima materia. Il laboratorio di analisi garantisce il tasso qualitativo, ma non quello quantitativo. Con la chiusura dei presidi sanitari militari di Verona e Udine, il numero degli esami da eseguire è salito in modo vertiginoso. E lo sarà sempre di più. Anche perchè urgono esami tempestivi ed apprfonditi. Lo spettro dell'uranio arricchito serve spesso a nascondere altri e non meno gravi pericoli: quello della contaminazione delle acque e quello legato alla somministrazione di vaccini plurimi ai quali viene sottoposto ogni militare in missione. Gli vengno iniettati diversi vaccini ricombinanti: vaccini viventi attenuati che comprendono un Rna o un Dna in grado di penetrare nell'ambiente umano e di moltiplicarsi. I laboratori militari servono come il pane. Invece nel Triveneto sembra che qualcuno trami per farli scomparire.
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