Un programma all'americana Assinform: nel 2003 gli acquisti di ministeri ed enti locali
Il programma ha dimensioni quasi americane. La costruzione di 27 fregate multiruolo (10 italiane e 17 francesi) sarebbe un impegno militare, industriale e politico paragonabile in campo navale al Tornado o all'Efa e rafforzerebbe significativamente la prospettiva di una difesa comune europea. In primo luogo dimostra che è possibile (oltre che conveniente) mettersi d'accordo sui requisiti comuni di un grande sistema militare. Non è la prima volta naturalmente, ma il fatto che il precedente programma Orizzonte (per le grandi fregate antiaeree e di controllo d'area) avesse subito la partenza della Gran Bretagna e riguardasse numeri molto più ridotti (2, forse 4, navi per l'Italia, e 4, forse 6, per la Francia) aveva finito per limitarne l'impatto politico e industriale. Ora invece si tratta di impegnare la cantieristica dei due Paesi su un programma comune della durata di una quindicina di anni che consentirà, tra l'altro, di utilizzare in modo più ampio (e quindi anche economicamente più efficace) molte delle tecnologie studiate per la fregata maggiore. C'è anche un altro aspetto da non sottovalutare: viene confermata la buona intesa tra Italia e Francia in campo militare, in linea con i molti programmi multilaterali che già legano i due Paesi. É difficile dire oggi se da questa prima ipotesi di intesa - che peraltro attende ancora una ratifica ufficiale - ne scaturiranno altre anche più significative, ma è comunque probabile che ciò servirà a rafforzare la tendenza a mettere insieme le scarse risorse che l'Europa dedica alla difesa per cercare di accrescere l'efficacia della spesa e insieme le capacità delle nostre Forze armate, in linea con gli obiettivi decisi dall'Unione europea, in accordo tra francesi e britannici e con la cooperazione della Germania. L'Italia ha sempre appoggiato politicamente questa linea, ma nei fatti, negli ultimi tempi, aveva dato anche segnali di tono opposto. Non mancava chi in Europa la sospettava di preferire accordi immediati con gli Usa ai più complessi programmi intereuropei. Questo è un segnale importante che sembra mettere d'accordo sia le parole che il portafoglio, ed è tanto più significativo perché reinserisce l'Italia al primo posto tra i partner europei della Francia nel campo dell'industria militare.
Non ci si potrà fermare a questo punto. Se l'Europa vorrà seriamente affrontare il problema del suo rapporto con l'alleato americano in campo operativo dovrà fare molto di più e meglio, e ciò probabilmente richiederà una completa riorganizzazione del mercato della difesa, a cominciare da una maggiore unitarietà e coerenza dei programmi di acquisto dei maggiori Paesi europei. Questo accordo italo-francese è solo un primo passo nella giusta direzione, ma è comunque un fatto positivo e merita quindi di essere sottolineato.
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