RASSEGNA STAMPA

Il Sole 24 Ore
6 settembre 2004
di Alessandro Politi

Difesa - Dal 1^ gennaio 2005 le nostre Forze armate si trasformano in un esercito di mestiere
Non si fa più leva sulla naja
Infondati i timori di un insufficiente reclutamento: le domande sono il doppio dei posti disponibili

La pubblicazione, nei giorni scorsi, sulla Gazzetta Ufficiale della legge sulla sospensione della leva chiude un percorso avviato subito dopo la fine della Guerra fredda, quando fu evidente che l'esercito di leva non aveva più valide ragion d'essere in termini di difesa del suolo patrio, che il consenso sociale intorno alla leva si era assai ridotto e che alcuni timori della sinistra sul pericolo potenziale di un esercito di professionisti si erano definitivamente acquietati.
Storicamente gli eserciti di leva sono l'espressione della mobilitazione militare della componente maschile di una società per fronteggiare pericoli gravi all'integrità del suolo e dell'ordinamento nazionale di un Paese. La fine delle guerre limitate delle monarchie del 700 rese per quasi due secoli normale la leva nei Paesi continentali europei.
Nella società italiana, passate le tensioni sociali degli anni 70, dove si parlò di un movimento di proletari in divisa e di "manometri-spia" per contrastarlo, il rischio di un'invasione sovietica venne gradualmente ritenuto sempre meno credibile. In più, oltre all'insofferenza per dover sacrificare un anno alla collettività, la crisi politico-mediatica dei suicidi in caserma, avvenuta nel 1985-86, assestò un altro colpo nell'immaginario collettivo. Parallelamente, l'allora Pci comprese che il rischio di un colpo di stato non era appannaggio degli eserciti di professione (Grecia, Cile, Argentina, Turchia furono alcuni esempi) e che il corpo ufficiali era fondamentalmente affidabile.
Libano 1 e 2. Concretamente l'esigenza si pose con le missioni Libano 1 e 2 (1982-1984), quando fu necessario inviare contingenti di professionisti e si ricorse per la prima volta alla figura del "volontario di leva", cioè un coscritto al termine del suo ciclo addestrativo che firmava per partecipare alla missione con un soldo assai maggiore. Le missioni in Somalia e quelle successive confermarono un sistema misto professionisti-leva. In vent'anni si è quindi attuata una rivoluzione silenziosa, che ha ricevuto un notevole impulso tra il 1996 e il 2001, trovando il suo compimento con l'attuale ministro della Difesa, Antonio Martino, cui si deve anche l'energica accelerazione di due anni nella fase transitoria. In cifre totali, le Forze armate passano da 270 a 190mila uomini, escludendo dall'organico i Carabinieri, la Guardia di Finanza e le Capitanerie di Porto, mentre i volontari salgono dai 30.000 di una volta a circa 110.000.
Uno dei timori decennali, specie per l'esercito, era l'insufficienza dei reclutamenti. Tutti bandi, tranne il primo, hanno però superato nettamente il rapporto di 2 a 1 delle domande rispetto ai posti disponibili. É tradizione che la crisi economica favorisca i reclutamenti, ma va anche calcolato l'effetto sinergico del graduale recupero del prestigio della vocazione militare e delle misure che, dopo furibondi negoziati interministeriali, hanno garantito una riserva del 100% dei posti nelle forze di polizia agli ex-volontari.
Spariranno due figure consuete nell'esperienza della "naja", l'ufficiale di complemento e il carabiniere ausiliario. I marescialli saranno invece ridotti di due terzi entro il 2020. Due settori come l'addestramento e le dotazioni sono stati profondamente trasformati. Le dure esperienze in Bosnia, Kossovo, Afghanistan e Irak non permettono finzioni, per cui gli standard odierni sono anglo-franco-americani. Il contingente in avvicendamento in Irak ha armi per il combattimento urbano, visori notturni, Gps e sistemi di trasmissione satellitare distribuiti capillarmente. Se necessario, i comandanti possono adottare alcuni equipaggiamenti con fondi proprii.
Due componenti sono invece alquanto indietro. Gli alloggi, eterno problema, soffrono delle lentezze legislativo-amministrative delle dismissioni delle vecchie caserme. E la considerazione della famiglia come elemento integrale della stabilità del professionista è ancora un concetto più teorico che un insieme di provvedimenti concreti.

Legge 23 agosto 2004 n. 226 - Sospensione anticipata del servizio obbligatorio di leva e disciplina dei volontari di truppa in ferma prefissata
Con la legge n. 226 dal 1^ settembre è sospeso il servizio obbligatorio di leva. L'ultima chiamata obbligatoria fino al 31 dicembre 2004 sarà riservata ai soli nati nel 1985. La legge, inoltre, disciplina i volontari di truppa in ferma prefissata e conferisce la delega al Governo per effettuare un opportuno coordinamento della normativa di settore.
Gazzetta Ufficiale N. 204 del 31 agosto 2004

Questi i nuovi organici

Consistenza del personale delle Forze armate al termine della fase di transizione dalla leva al professionismo

Categoria

Esercito

Marina

Aeronautica

Totale

Ufficiali

12.050

4.500

5.700

22.250

SOTTUFFICIALI

Aiutanti

2.400

2.178

3.000

-

Marescialli

5.583

5.774

6.480

-

Sergenti

16.109

5.624

16.800

-

Totale

24.091

13.576

26.280

63.947

VOLONTARI TRUPPA

In servizio permanente

44.496

9.400

7.049

-

In ferma prolungata

31.363

6.524

4.971

-

Totale

75.859

15.924

12.020

103.803

TOTALE GENERALE

112.000

34.000

44.000

190.000

Fonte: ministero della Difesa, Libro Bianco 2002


sommario

11 settembre 2004
rs-1056
scrivi al senatore
Tino Bedin