RASSEGNA STAMPA

Il Sole 24 Ore
6 settembre 2004
di Stefano Silvestri

Le maggiori potenze mondiali sono ormai orientate all'abbandono della coscrizione obbligatoria per ragioni funzionali
Nelle caserme soltanto professionisti
Ma gli Stati Uniti, alle prese con il conflitto irakeno, stanno valutando il ripristino di una leva limitata - I progressi della tecnologia riducono il bisogno di truppe

Servire la Patria in armi non è solo una lunga tradizione, che la Rivoluzione francese ha esaltato come dovere e diritto di ogni cittadino (maschio): è anche uno dei mezzi più sperimentati ed efficaci per consolidare una comunità nazionale e il suo stato. Questo probabilmente spiega perché gran parte dei "nuovi" Paesi affermatisi con la fine degli imperi coloniali abbiano in genere mantenuto la coscrizione obbligatoria. Anche perché il coscritto pesa abbastanza poco sul bilancio della stato (specie in Paesi ad alta natalità), certamente molto meno di un soldato volontario. Tuttavia vi sono sempre state eccezioni a questa regola generale ed esse ora si stanno moltiplicando.
In primo luogo c'è il caso di molti Paesi che hanno mutuato il modello delle Forze armate britanniche le quali, salvo brevissime eccezioni, hanno sempre preferito il volontariato alla leva obbligatoria. Accade così che molte ex-colonie britanniche abbiano anch'esse scelto tale modello. In secondo luogo, più recentemente l'evoluzione della tecnologia militare ha progressivamente ridotto la necessità (e l'utilità) di mobilitare grandi masse di uomini: la qualità fa premio sulla quantità in modo sempre più evidente.
Qualità e quantità. Anche perché quelle stesse ragioni di bilancio che prima incoraggiavano a tenere in vita la coscrizione obbligatoria impediscono di fatto di adottare un modello "duplice", che punti nel contempo sulla quantità e sulla qualità, vista l'impossibilità finanziaria di armare e addestrare tutti i coscritti con le nuove tecnologie e, soprattutto, vista la difficoltà quasi insormontabile di gestire allo stesso tempo due diverse Forze armate, una volontaria e altamente tecnologica e l'altra di coscritti male addestrati e male armati.
Accade così, ad esempio, che anche un Paese come la Cina, legato per ragioni ideologiche e politiche alla coscrizione obbligatoria, stia di fatto riducendo progressivamente il numero dei suoi soldati e accrescendo la quota dei suoi volontari, adottando un modello molto spinto di coscrizione "selettiva" che di fatto permette alla maggioranza dei giovani cinesi di non compiere il servizio militare.
Questo è un modello adottato anche da altri Paesi del Terzo mondo, come il Perù, il Messico (che ha istituito addirittura una lotteria e un servizio obbligatorio ridotto a 4 ore settimanali, pur di tenere basso il numero dei soldati di leva) e l'Indonesia. Nel lungo termine un simile modello tende però a diventare socialmente ingestibile, poiché può alimentare ingiustizie e divaricazioni sociali ed è chiaramente incompatibile con ogni principio di eguaglianza.
A proposito di eguaglianza, va notato che resta quella legata al sesso: benchè aumenti progressivamente il numero dei Paesi che aprono la carriera militare anche alle donne, si tratta sempre di una scelta volontaria da parte di queste ultime, con la sola eccezione d'Israele (dove tuttavia sono tenute a servire per 24 mesi, rispetto ai 36 degli uomini, che salgono a 48 per quanti, uomini e donne, scelgono di servire come ufficiali).
Importanti eccezioni. Ma anche se l'evoluzione tecnologica e la forza d'esempio del modello americano (e britannico) stanno lentamente intaccando la forza del modello tradizionale di Forze armate, restano alcune importanti eccezioni, specie per quei Paesi che hanno un problema evidente di controllo del loro territorio: una funzione che richiede in primo luogo una larga disponibilità di manodopera. Ne è un esempio evidente lo stesso Israele, malgrado l'alto livello tecnologico delle sue Forze armate, ma problemi simili dal punto di vista operativo (anche se politicamente diversi) si pongono a molti altri Governi attaccati dal terrorismo o desiderosi di esercitare un forte controllo delle loro popolazioni. In questi casi spesso essi si piegano proprio anche al modello delle "due" Forze armate, affiancando a un Esercito più specializzato anche formazioni paramilitari "di massa", cui sono delegati compiti di minore impegno e intensità militare e di mobilitazione sociale e politica (o ideologica).
Si va così dalla Guardia nazionale indiana e dalla Milizia indonesiana (dipendenti dai singoli stati, sul modello di quella americana) al Basu iraniano (l'Esercito popolare di mobilizzazione, i cosiddetti "pasdaran"), ai "gruppi di autodifesa" algerini, alla Milizia popolare giordana, alla Guardia nazionale saudita o a quella pakistana, fino agli oltre 3,5 milioni di uomini della Guardia rossa dei lavoratori e dei contadini istituita nella Corea del Nord.

Il costo degli arsenali

Spese militari delle otto maggiori potenze mondiali, in miliardi di dollari

Paese

Spese

Usa

466,0

Cina

65,0

Russia

50,0

Francia

46,5

Giappone

45,3

Germania

38,8

Gran Bretagna

31,7

ITALIA

20,2

TOTALE MONDIALE

950,0

Fonte: Global Security


La superpotenza è americana

Alcuni dei principali indicatori delle maggiori potenze militari mondiali

Paese

Potenza aero-terrestre *

Militari
(in migliaia)

Spesa militare procapite (in $)

Usa

2.488

1.400

326

Cina

827

2.250

29

India

564

1.325

12

Russia

369

960

52

Giappone

150

240

187

(*) La valutazione è qualitativa e quantitativa e tiene conto delle performance sul campo e del livello di addestramento delle singole Forze armate incrociate con la consistenza degli effettivi e dei livelli degli arsenali. Non si tiene conto delle forze navali
Fonti: Strategyonline, The Military Balance 2004


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