RASSEGNA STAMPA

Il Sole 24 Ore
28 agosto 2004
di Alf. S.


Primi passi per l'esercito messo a punto da Bruxelles
"Cellula" comunitaria che opera in collaborazione con l'Alleanza atlantica

Capacità di agire, ricorrendo a mezzi sia civili sia militari. Possibilità di utilizzare tali mezzi fuori dei confini dell'Unione europea per garantire il mantenimento della pace, la prevenzione dei conflitti e il rafforzamento della sicurezza internazionale. Il tutto in un quadro di flessibilità, con l'esecuzione dei compiti basata non sulla scarsa manovrabilità di una grande struttura centralizzata, ma sulle capacità fornite di volta in volta dagli Stati membri.
É questo, cinquanta anni dopo il fallimento della Comunità europea di difesa, il presente della politica europea di sicurezza. A fissarne i principi è l'articolo 40 del Trattato costituzionale, la giovane Carta europea varata a giugno dai 25 leader dell'Unione a Bruxelles. Di fatto, l'integrazione politico-militare europea sta muovendo i primi, timidi passi. Ma almeno la strada è tracciata. E il tutto avviene in un quadro di complementarietà con la Nato. In sostanza, l'Europa si è ricavata la sua autonoma capacità di difesa, ma la sua attività operativa si svolgerà in collaborazione, non in antagonismo, con l'Alleanza atlantica.
La capacità di agire a livello di difesa comune si baserà su una "cellula di pianificazione" che sarà formata, tutte le volte che ce ne sarà la necessità, da componenti civili e militari. Non si tratterà, quindi, di un vero e proprio quartiere generale permanente. La cellula dovrà appoggiarsi sui quartieri generali nazionali per condurre le singole operazioni. Solo nell'ipotesi in cui gli Stati nazionali non siano in grado di coordinare interventi militari e azioni civili la cellula di pianificazione gestirà direttamente le operazioni. La volontà di coordinarsi con la Nato sarà sottolineata dalla presenza di militari europei presso il comando Nato di Mons. Così come ufficiali di collegamento Nato saranno presenti nella cellula di pianificazione europea. É compito di Javier Solana, alto rappresentante europeo per la politica di sicurezza comune, definire l'organizzazione della cellula.
Una operazione di tipo umanitario o militare condotta fuori dai confini dell'Unione europea potrà essere coordinata in sede Nato, o dalla cellula di pianificazione di Bruxelles, oppure guidata dai quartieri generali attivi negli Stati membri della Ue. Il tutto in una logica di complementarietà e di sussidiarietà, che consenta di mettere in campo le forze più adatte alle circostanze del momento. Alcuni Paesi Ue, e tra questi c'è anche l'Italia, sono già pronti a mettere a disposizione il loro comando operativo interforze per condurre operazioni a guida europea. Piccole unità pronte per l'impiego, che si attivano a pieno organico solo in caso di necessità.
Ma nel futuro della politica europea di difesa e sicurezza non c'è solo lo sforzo di mettere in moto, e mantenere efficiente, una macchina operativa delicata e complessa come quella degli interventi umanitari e militari. Ci sarà anche cooperazione a livello di ricerca e tecnologia da utilizzare nelle politiche di difesa. Un compito, quest'ultimo, affidato all'Agenzia europea per gli armamenti.

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9 settembre 2004
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