RASSEGNA STAMPA

Il Sole 24 Ore
28 agosto 2004
di Valerio Castronovo

Il 30 agosto del 1954 tramontò il progetto di cooperazione militare e di sicurezza tra i Paesi del Vecchio Continente - Gli ostacoli politici all'integrazione e l'"immaturità" delle classi dirigenti
L'antico sogno della difesa europea
L'iniziativa fu avviata dalla Francia preoccupata dal riarmo della Germania

Sono passati cinquant'anni da quella giornata del 30 agosto 1954 che segnò l'ultimo atto della Comunità europea di difesa. E da allora, malgrado ripetuti propositi di dar vita a un sistema collettivo di cooperazione militare e di sicurezza sotto l'egida prima della Cee e poi della Ue, non si è giunti a realizzare a tutt'oggi un simile obiettivo.
Che ad affossare quel primo tentativo di costituire un esercito europeo su basi sovranazionali sia stato il voto dei deputati francesi, non c'è dubbio. Tuttavia, se a loro va addebitata la sentenza che decretò la morte della Ced, è pur vero che anche altri soggetti ne furono responsabili in varia misura.
Eppure, quando il progetto per un'organizzazione militare europea venne messo a punto nell'ottobre 1951, dopo otto mesi di intensi negoziati, sembrava che non esistessero più ostacoli di sorta. Era stata la Francia, altrimenti contraria al riarmo della Germania federale sollecitato da Washington in seguito all'inasprimento della "Guerra fredda", a indicare un anno prima una soluzione del genere. E ciò con un duplice intento: da un lato, di evitare l'adesione di Bonn al Patto Atlantico; dall'altro, di incorporare il rinascente esercito della Repubblica federale tedesca in una struttura che Parigi avrebbe potuto controllare più da vicino.
Quello che fu chiamato il "Piano Pleven" (dal nome del presidente del Consiglio francese dell'epoca) prevedeva la formazione di un esercito europeo composto da sei divisioni, con uno stato maggiore agli ordini del comandante in capo delle forze atlantiche, ma sotto la giurisdizione di un ministro della Difesa europeo e di un'autorità politica da nominare contestualmente. Fu quanto i sei Paesi già firmatari della Comunità europea del carbone e dell'acciaio sottoscrissero nel maggio 1952 con un apposito trattato.
Ma era presto insorta una divergenza fra Parigi e Bonn in merito al contributo finanziario tedesco alla Ced, che venne superata solo perché il Dipartimento di Stato fece sapere agli alleati europei che, qualora non si fossero messi d'accordo, gli americani avrebbero proceduto autonomamente a rimettere in piedi dodici divisioni tedesche. D'altra parte, la proposta avanzata in termini ufficiali da Stalin, nel marzo 1952, per un'intesa con le potenze vincitrici che aprisse la strada alla riunificazione della Germania a patto di una sua totale neutralità, ancorché avesse il sapore di una mossa propagandistica, aveva messo in allarme i Governi occidentali, così che Parigi aveva dovuto rassegnarsi a lasciare il passo alla militarizzazione della Rft.
Nel frattempo, s'era fatta strada la prospettiva di un'integrazione politica dell'Europa occidentale. Anche perché non si vedeva altrimenti, con un proprio esercito ma senza un governo sovranazionale che ne fosse a capo, come sarebbe stato possibile coordinare le misure necessarie per rendere realmente operativo un sistema di difesa collettivo.
Era stato Alcide De Gasperi a pronunciarsi, per primo, a favore dell'istituzione di una vera e propria entità politica europea. Fatto sta che, in seguito al consenso manifestato nel dicembre 1951 da Schuman e da Adenauer alla proposta del nostro presidente del Consiglio, si cominciò a mettere a punto un progetto di trattato per la creazione di una Comunità politica europea, di tipo federale o confederale, che si reggesse su un parlamento bicamerale con poteri legislativi e su un governo con funzioni esecutive.
Ma non si sarebbe potuto compiere un passo del genere se prima non fosse stato ratificato dai parlamenti nazionali il trattato della Ced. E su questo versante non è che le cose procedessero in perfetta sintonia con le aspettative originarie. Il nuovo segretario di Stato americano Foster Dulles, che dal gennaio 1953 affiancava Eisenhower, eletto alla Casa Bianca dopo il successo dei repubblicani, intendeva far valere in modo categorico il principio per cui il costituendo apparato euro-occidentale dovesse far capo a tutti gli effetti al Comando generale della Nato, ossia al Pentagono. Per contro, i francesi non volevano privarsi della propria autonomia e libertà d'iniziativa in campo militare; e inoltre avevano sollevato alcune questioni di carattere pregiudiziale (come la firma, prima di tutto, di un accordo franco-tedesco sulla Saar).
Quanto all'Italia, a Roma si voleva evitare che, nell'ambito di un sistema di difesa euro-occidentale, la cooperazione militare franco-tedesca finisse per relegare la Penisola su posizioni marginali. D'altro canto, dopo l'uscita di scena nel luglio 1953 di De Gasperi, i suoi successori non avevano portato in Parlamento la ratifica del trattato della Ced, aspettando, per farlo, l'assenso di Parigi e di Londra alle rivendicazioni italiane sulla questione di Trieste. Ma nemmeno a Bonn tutto filava per il verso giusto, in quanto l'opposizione socialdemocratica temeva che il trattato della Ced avrebbe compromesso irrimediabilmente le speranze in un ricongiungimento fra le due Germanie.
Per giunta, c'era di mezzo l'avversione, o comunque la diffidenza, della Gran Bretagna nei confronti della Ced. E questo suscitava seri dubbi sulle effettive risorse e potenzialità di un sistema di sicurezza comune privo dell'apporto inglese.
Sulla ratifica del trattato istitutivo della Ced s'erano accumulate dunque, lungo la strada, diverse e pesanti ipoteche, allorché il leader radical-socialista Pierre Mendès-France prese in consegna, nel giugno 1954, il dossier sulla Ced al fine di venirne a capo una volta per tutte. Senonché si trovò ad agire nelle condizioni più ingrate a tal fine, dovendo fare i conti sia con le frustrazioni dei suoi compatrioti, amareggiati per l'esito disastroso del conflitto in Indocina; sia con i sentimenti nazionalistici dell'opinione pubblica di fronte ai propositi di Washington di eleggere la Germania di Bonn a principale alleata in Europa. Mendès-France giunse così a chiedere, per mettere a tacere gli antagonisti della Ced (presenti in quasi tutti i principali partiti, e non solo nei circoli che si riconoscevano nelle posizioni di De Gaulle), una dilazione di otto anni per l'entrata in funzione degli organismi sovranazionali contemplati dal progetto federale (periodo durante il quale ogni Governo avrebbe mantenuto il diritto di veto) e l'integrazione delle forze armate europee limitata unicamente al territorio tedesco. Ciò che spinse Foster Dulles, per ripicca, a gettare sul tavolo l'idea di un'assise dei Paesi del Benelux, della Germania e della Gran Bretagna per procedere rapidamente al riarmo tedesco e all'inclusione della Germania nello schieramento occidentale su un piede di parità.
Giunti a questo punto, dopo due anni che se n'erano già andati fra continue discussioni ed estenuanti trattative nell'ambito dei Sei e nei rapporti con Washington, l'affondamento della Ced per mano dell'Assemblea nazionale francese non fu una sorpresa, anche se lasciò l'amaro in bocca a quanti avevano sperato sino all'ultimo nella riuscita dell'operazione. Tirate le somme, i francesi preferirono un'alleanza militare di carattere tradizionale, come quella che due mesi dopo, con gli accordi di Parigi, diede vita all'Unione europea occidentale (Ueo), in quanto essa non prefigurava un'integrazione comunitaria sotto il profilo politico e valse a rinverdire la vecchia "entente cordiale" franco-britannica del 1904, rassicurando così Parigi di fronte al riarmo tedesco e all'entrata della Germania di Bonn nella Nato.
A ogni modo, c'è da mettere in conto il fatto che il progetto di dare i natali a una Comunità politica europea, ancorché auspicabile e commendevole in linea di principio, era per tanti aspetti prematuro alla luce del contesto istituzionale e del clima che caratterizzavano l'Europa in quel momento. E ciò non solo perché i singoli Stati nazionali intendevano mantenere pressoché se non del tutto inalterate le loro prerogative; ma anche perché gran parte delle élite dirigenti (tanto nel campo dell'economia che dell'amministrazione e della cultura) non avevano ancora percepito quali tangibili risultati si sarebbero potuti trarre dalla realizzazione di un comune denominatore politico su scala europea. C'è perciò da chiedersi come si potesse pensare di prescindere da queste circostanze concrete: se non si trattasse, in altri termini, di una "fuga in avanti".
Di fatto, le conseguenze del fallimento della Ced, di un'iniziativa essenziale per il futuro dell'Europa ma troppo ambiziosa e audace rispetto ai tempi, furono di tale portata da non essere più riassorbite nei decenni successivi. Tant'è che solo ora s'è ripreso a tessere i fili di un'integrazione politico-militare.

La storia
Un trattato dalla vita breve
1950 - Il presidente del Consiglio francese René Pleven (nella foto Olympia) propone la creazione di un esercito europeo, la cosiddetta Comunità europea di difesa (Ced), sulla base di un'ipotesi formulata da Jean Monnet di concerto con Robert Schuman
1951 - Viene messo a punto il progetto della Ced, dopo otto mesi di intensi negoziati
1952 - A Parigi i sei governi fondatori della Comunità europea del carbone e dell'acciaio (Ceca) - Francia, Italia, Germania Ovest, Belgio, Olanda, Lussemburgo - firmano il trattato (nella foto a lato) che istituisce la Ced. Il trattato prevede la formazione di un esercito composto da sei divisioni con uno stato maggiore internazionale agli ordini del comandante in capo delle forze atlantiche, ma sotto la giurisdizione di un ministro della Difesa europeo e una autorità politica da nominare contestualmente
1953 - Il nuovo segretario di Stato americano Foster Dulles, che affianca il presidente Eisenhower, vuole far valere il principio per cui il futuro apparato euro-occidentale deve far capo a tutti gli effetti al Pentagono. Riguardo agli altri Paesi, i francesi non vogliono privarsi della propria autonomia in campo militare. L'Italia è preoccupata che la cooperazione militare franco-tedesca la releghi su posizioni marginali. A Bonn si teme che il trattato della Ced possa compromettere il ricongiungimento tra le due Germanie. Infine, Londra ha un atteggiamento diffidente.
1954 - L'Assemblea nazionale francese boccia il trattato che costituisce la Ced. Dopo anni di continue discussioni nell'ambito dei Sei e nei rapporti con Washington, l'affondamento della Comunità europea di difesa non è una sorpresa.

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9 settembre 2004
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