Professionista militare indica il “pericolo strategico” che incombe sulle forze armate USA
L’ex generale Barry McCaffrey, attualmente docente di affari internazionali all’Accademia Militare USA, è da poco rientrato dall’Iraq ed ha tracciato un quadro preoccupante della situazione. Il 26 marzo ha presentato un resoconto di attività in cui spiega che l’Iraq “è dilaniato” da una guerra civile a bassa intensità “che è degenerata a livelli catastrofici”. Gli attacchi alle truppe USA sono nell’ordine delle migliaia ogni mese, sia da parte sciita che sunnita. Tre milioni di iraniani sono sfollati o hanno lasciato il paese. Il governo Maliki non è preso sul serio dalla popolazione sciita, è disprezzato da quella sunnita come “surrogato della Persia”, ed è reputato infido e incompetente dai curdi. Il governo non esercita nessuna funzione in maniera efficace in tutto il paese e non è in grado di spendere il denaro di cui dispone in maniera efficace.
“Nessun funzionario del governo iracheno, soldato della coalizione o diplomatico, giornalista, esponente di NGO o contractor può percorrere le strade di Baghdad, Mosul, Kirkuk, Bassora, Tikrit, Najaf o Ramandi senza una pesante scorta armata”, scrive McCaffrey. L’esercito iracheno è troppo piccolo, mal equipaggiato e soffre di numerose assenze e diserzioni. Gli insorti e le milizie settarie forse contano più di 100 mila elementi, molti dei quali sono capaci di operare in maniera indipendente. Nonostante le gravi perdite inflitte agli insorti, vari gruppi “evidentemente riescono immancabilmente a rigenerare sia la ledership che i ranghi. Numero, grado di specializzazione e pericolosità aumentano, non diminuiscono, quando subiscono perdite anche notevoli”.
Altrettanto desolato è il panorama tracciato da McCaffrey sul versante degli USA. Egli fa notare la perdita di sostegno nel paese per una guerra che costa 9 miliardi di dollari al mese “senza niente in cambio”, ed espone i problemi di reclutamento, ritenzione e prontezza delle truppe. Fa notare che sono ben nove le brigate della Guardia Nazionale che saranno chiamate per il secondo turno su base obbligatoria. “Molti ritengono che questo secondo turno di chiamata non volontaria minerà la struttura già debole della Guardia Nazionale”, scrive McCaffrey. A conclusione afferma: “Le forze armate degli USA sono in una posizione di pericolo strategico”. Un disastro in Iraq condurrebbe ad una lotta che metterebbe in pericolo gli interessi USA nella regione per una generazione a venire e “produrremo inoltre un’altra generazione di soldati che non avranno fiducia nei politici americani, nei mezzi d’informazione e nei propri ufficiali”.
McCaffrey conclude: “l’intera operazione irachena sta per sfuggire ad ogni controllo, con i poveri iraniani che si scannano l’un l’altro mentre le nostre forze sono prese in mezzo”.
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