IL CASO / L'attuale compagine conta 94 incarichi in più rispetto al primo esecutivo della storia repubblicana, dove Cavour aveva solo sette dicasteri
Centodue «poltrone», Romano batte Andreotti
Record di incarichi, surclassato anche il governo Berlusconi
Dopo il ciclo-pellegrinaggio di 837 chilometri da Roncisvalle fino a Santiago di Compostela e la maratona di Reggio conclusa in 4 ore e 41 minuti, Romano Prodi ha messo a segno un altro record personale: nominando altri tre sottosegretari è arrivato, lui compreso, a quota 102 poltrone, sofà e sgabelli ministeriali. Stracciando quell'«Andreotti VII» per anni additato, a causa dei suoi 101 membri del governo, come la feccia clientelare della prima repubblica.
Con un premier, due vicepremier con dicastero allegato, 24 ministri, 9 viceministri e 68 sottosegretari, è il «Prodi Bis», adesso, la preda da inseguire. Gli italiani di sinistra delle adunate a San Giovanni, che si ritrovarono al Circo Massimo con Cofferati, che organizzarono i girotondi, che accorsero al Palavobis di Milano intorno a Dario Fo, che si riconobbero nell'invettiva di Nanni Moretti e nell'invito a «resistere, resistere, resistere» di Borrelli agognando per cinque anni l'arrivo di un governo diverso, sono serviti.
Rullo di tamburi e squilli di tromba: il governo delle sinistre, promesso coi manifesti «domani è un altro giorno», non ha solo 94 poltrone più del primo esecutivo della storia patria, dove Cavour (che teneva gli Esteri e la Marina) aveva in tutto 7 ministri. Non ne ha solo 60 più del 1° governo di Alcide De Gasperi, che si era inizialmente tenuto gli Interni, gli Esteri e l'Africa Italiana e aveva fatto giurare 17 ministri e 42 sottosegretari. Ma stacca nettamente gli ultimi due di Berlusconi che era arrivato a toccare i 98. Una quota che aveva spinto gli scandalizzatissimi leader dell'Ulivo e degli alleati a dirne severamente peste e corna.
Ma ve li ricordate? Era tutto un coro a rinfacciare alla destra che loro sì erano stati bravi, perché certo, il «D'Alema Bis» era arrivato a 91 ma solo per forza d'inerzia giacché proprio la sinistra aveva cambiato la legge per finirla col mercato delle vacche e snellire finalmente i carrozzoni clientelari. «Guardi qua, dottor Vespa», aveva detto il «Líder Maximo» estraendo a Porta a Porta il programma dell'Ulivo: «Le leggo la tesi numero nove: "Ridurre i ministeri e i ministri"». Neanche il tempo che il Cavaliere nominasse i titolari della sua squadra e Antonio Di Pietro tuonava: «Per soddisfare gli appetiti di partiti e correnti è stata stravolta la riforma Bassanini aumentando il numero dei ministeri. Il che lascia facilmente prevedere che cosa accadrà, con l'infornata di sottosegretari!». «Avevano promesso semplificazione e invece c'è una gran confusione, con la moltiplicazione delle poltrone da spartire per accontentare tutti», sentenziò, levando il sopracciglio l'attuale vicepremier Francesco Rutelli. Troppi ministri, troppi: «Dovevano essere 12 e sono più del doppio, con una valanga di sottosegretari». E ci fu chi andò a sbattere in faccia (sia chiaro: giustamente) al nuovo governo non solo l'invenzione dei viceministri che mai prima erano esistiti, ma il voltafaccia del Cavaliere che mille volte aveva promesso uno snellimento e subito dopo il trionfo del maggio 2001 aveva fatto la faccia cattiva: «In centoquaranta hanno fatto domanda per diventare sottosegretario. Ma i posti sono solo ventisei». Ne fece il doppio: 53.
Chi è senza peccato scagli la prima pietra. Ma certo, a mano a mano che il numero dei componenti del governo si gonfia, fanno sorridere certi scandaletti del passato. Come una storia raccontata anni fa da Antonello Capurso. Era il 1953: «Alcide De Gasperi si accingeva a formare il suo governo e nel compilare la lista scrisse a fianco di ogni carica il nome del nuovo ministro, ma arrivato al sottosegretario alla presidenza del Consiglio, vergò a penna: "resta", a intendere che era confermato il sottosegretario precedente. L'ufficio legislativo cui fu passato il foglio per le convocazioni, però, scovò nell'annuario dei parlamentari un certo Raffaele Resta, che fu così buttato giù dal letto e convocato a Palazzo per il giuramento. De Gasperi, visto arrivare pieno di gratitudine l'onorevole Resta, non ebbe il coraggio di dirgli la verità e se lo prese al governo».
Se anche il signor Raffaele Gentile, un socialista che nell'altro millennio fu assessore regionale siciliano e adesso è segretario dello Sdi isolano, sia stato imbarcato perché Prodi aveva sottolineato quanto fosse «gentile» un altro non si sa. Certo il Professore deve essere un fantastico «talent scout»: il nuovo «vice» ai trasporti, infatti, è non solo ignoto al di qua dello Stretto ma anche in Sicilia lo conoscono solo gli addetti ai lavori. Auguri. Non si tratterebbe peraltro dell'unica «scoperta» prodiana. Se Nicola Sartor, il sottosegretario all'Economia imbarcato per fare la Finanziaria (i sei che già c'erano non erano in grado?) ha un curriculum lungo un metro, quello all'agricoltura Gianni Mongello è riuscito a guadagnarsi due citazioni minori in 27 anni di archivi Ansa. Meno di un sindaco di Alcamo o Cantù.
Ma su con la vita. Proprio per dimostrare di essere perfettamente all'altezza della stanza dei bottoni di un Paese del G8, c'è chi ha messo sul sito internet del governo il suo prestigioso curriculum. Come il sottosegretario agli Affari regionali Pietro Colonnella che spiega di essere perito industriale, consigliere Provinciale ascolano e di esser stato capogruppo nel Consiglio Comunale di San Benedetto del Tronto», presidente dell'Istituto Consortile Musicale «Gaspare Spontini» di Ascoli. Di più: come presidente della Provincia ascolana è stato protagonista della «creazione di n. 587 posti di lavoro», dell'«apertura del Traforo di Forca Canapine», della nascita del «casello autostradale di Grottammare», del «gemellaggio con l'Istituto di Calcografia Nazionale di Madrid", dell'avvio dei lavori per il «Polo scolastico del Pennile di Sotto». Il tutto per un totale di 1.068 parole: 319 in più di quelle usate nella sua autobiografia per la «Navicella» da Giulio Andreotti, che quando nacque Colonnella era già stato per sette anni sottosegretario e per due volte ministro.
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