ANALISI Sistema-Paese primo artefice dei successi Il sostegno all'export e l'attivismo diplomatico alla base di importanti commesse
Per l'industria aerospaziale e della difesa italiana l'inizio del 2005 è stato contrassegnato da alcuni importanti successi sul mercato internazionale: 23 elicotteri US 101 di AgustaWestland (insieme a Lockheed) per la flotta presidenziale americana, 10 velivoli ATR72 Asw (Anti Submarine Warfare) di Alenia Aeronautica-Eads (insieme a Thales) per compiti di pattugliamento marittimo e sorveglianza anti-sommmergibile per la Turchia, accordo preliminare fra Aermacchi e ministero della Difesa greco per avviare la partecipazione al programma di industrializzazione dell'addestratore M 346, sviluppo dell'elicottero Future Link per il ministero della Difesa inglese, 8 velivoli da trasporto tattico C27J di Alenia Aeronautica per la Bulgaria. Questi risultati sono stati ottenuti combinando insieme diversi fattori di successo: ottimi prodotti, affidabilità tecnologica e produttiva delle imprese, capacità manageriali, politica commerciale più aggressiva e, infine, forte supporto governativo. Mentre gli altri fattori rappresentano il coronamento di una trasformazione dell'industria italiana che ha le sue basi all'inizio dello scorso decennio, gli ultimi due rappresentano una novità che ha caratterizzato l'ultimo triennio. Il motore di questo cambiamento è stata la consapevolezza che solo trovando nuovi sbocchi sul mercato internazionale l'industria italiana avrebbe potuto compensare i ridotti volumi generati dal mercato interno (per altro e purtroppo in continua riduzione, nonostante ripetute promesse di ripresa degli investimenti per la difesa). Insieme si è affermata una seconda convinzione: è l'affidabilità e il sostegno del sistema-Paese che, alla fine, determina il risultato finale. Questo è vero per tutte le commesse nel campo dei grandi sistemi e reti, ma lo è soprattutto per quelle militari a causa della loro durata pluriennale e delle implicazioni per la difesa e la sicurezza dell'acquirente. Sostenere attivamente la presenza delle nostre imprese nel mondo è diventato uno degli obiettivi della nostra attività diplomatica, non più lasciato come in passato alla sola sensibilità dei singoli ambasciatori e dirigenti della Farnesina, ma sistematicamente perseguito all'estero e in Italia. Sostenere anche le esportazioni militari non è più un tabù, lasciato, oltretutto, ricadere solo sulle spalle dei militari e, in particolare, del Segretario generale della Difesa. Il legame civile-militare nelle alte tecnologie, l'interconnessione difesa-sicurezza per fronteggiare la minaccia terroristica, l'efficienza dei mezzi necessari alle Forze Armate per assolvere i compiti di peace-keeping, la stessa concentrazione delle imprese italiane in un unico grande gruppo dell'aerospazio e difesa, la Finmeccanica (a parte la cantieristica concentrata nella Fincantieri), stanno facendo cambiare l'approccio del Paese verso questa importante realtà industriale tecnologica. Non mancano ancora polemiche ma è, però, indubbio che Governo e amministrazioni si sono impegnate negli ultimi anni in modo più energico e sistematico. L'attività di sostegno e promozione del made in Italy del settore si è svolta finora su un duplice binario: promozione diretta presso i vertici politici dei Paesi interessati e coordinamento delle iniziative sviluppate dalle amministrazioni italiane coinvolte (Esteri, Difesa, Attività Produttive e Commercio Estero). Ed è soprattutto su quest'ultimo fronte che bisognerà concentrare gli sforzi perché la complessità delle grandi commesse coinvolge competenze diverse e richiede soluzioni articolate. Su un mercato sempre più competitivo conta di più un lavoro sistematico e prolungato nel tempo che non il solo scatto finale.
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