ECONOMIA E LAVORO

Comuni. La manovra economica 2002
Domenici: «Pronti a presentare ricorso alla Consulta» »

di Leonardo Domenici, presidente Anci
Il Sole 24 Ore, 31 dicembre 2001

Il Parlamento ha approvato da pochi giorni la legge Finanziaria per l'anno 2002, una manovra che non soddisfa i Comuni e pone serie difficoltà alla chiusura dei bilanci per l'anno 2001.
Siamo in presenza di una legge di bilancio che reputo non coerente con il nuovo impianto costituzionale, scritto nel nuovo Titolo V della Costituzione. Avevamo avanzato critiche e osservazioni non perché mossi da alcuna pregiudiziale valutazione, ma perché convinti che l'autonomia dei Comuni fosse un principio da salvaguardare.
Siamo ben consapevoli della difficile congiuntura economica venutasi a determinare in seguito ai drammatici avvenimenti dell'11 settembre 2001. I Comuni italiani hanno sempre saputo essere interpreti delle necessità del sistema Paese, contribuendo in modo profondo e consistente al risanamento della finanza pubblica, tenendo fede in modo rigoroso ai criteri fissati dal patto di stabilità interno. Nell'anno 2000 sono stati oltre 2.300 i Comuni "virtuosi".
Proprio per questo, forti cioè della consapevolezza di non essere "spendaccioni" e sentendoci orgogliosamente parte integrante dello Stato, abbiamo avanzato proposte di modifica alla legge Finanziaria nel corso dell'esame parlamentare. Eravamo convinti che, superate le difficoltà degli anni scorsi, si potesse aprire una stagione nuova che vedesse i Comuni co-protagonisti della crescita e dello sviluppo del Paese.
Le modifiche apportate all'impianto originario della legge Finanziaria hanno rappresentato sicuramente un passo in avanti rispetto alle richieste dei Comuni, ma devo constatare che vi sono ancora contenute disposizioni che non possono essere condivise dal sistema delle Autonomie. Mi riferisco in particolare al vincolo introdotto per le spese correnti sul Patto di stabilità interno per gli enti locali, ulteriormente inasprito dal vincolo posto sul disavanzo.
Il nuovo articolo 119 della Costituzione afferma che «i Comuni e le Province hanno autonomia finanziaria di entrata e di spesa»; il nuovo articolo 118 attribuisce ai Comuni «tutte le funzioni amministrative» e il 117 afferma che Comuni e Province hanno «potestà regolamentare» sulle funzioni attribuite. Di fronte a questo nuovo quadro costituzionale risulta insostenibile che si pongano limiti all'impegno di spesa per gli enti locali.
È vero che sono state accolte alcune proposte di modifica dell'Anci che portano novità positive per i Comuni. Mi riferisco, in particolare, alla reintroduzione del 4,5% della compartecipazione all'Irpef, l'avvio del processo del federalismo fiscale; lo spostamento al 28 febbraio (data per la formazione dei bilanci di previsione) dell'addizionale all'Irpef; la revoca del blocco delle assunzioni per i Comuni "virtuosi"; i contributi per i piccoli Comuni e le Unioni; la riforma dei servizi pubblici locali; le nuove norme sulla Cassa Depositi e prestiti; le nuove disposizioni sulla tassa sulle insegne; il ripiano dei disavanzi delle aziende di trasporto pubblico locale.
Oltre al già negativo e pesante taglio dei trasferimenti, l'ispirazione della manovra è fortemente centralista, poco attenta alle domande del territorio e non in grado di offrire un quadro di risposte certe alle domande di sostenibilità del sistema degli enti locali. Quello che ci preoccupa, infatti, è che - ancora una volta - non si sia imboccata la strada di offrire risposte strutturali alle richieste dei Comuni che devono fare fronte a nuove domande di socialità, a nuovi servizi per funzioni trasferite.
Davanti a questi aspetti negativi, ai limiti e alle contraddizioni che abbiamo evidenziato, i Comuni sono in seria difficoltà. Siamo pronti a sollevare la questione alla Corte Costituzionale, attraverso le Regioni o, in via incidentale, attraverso i Tar. I Comuni chiuderanno i propri bilanci entro il 28 febbraio: entro quella data auspico sinceramente siano possibili misure che correggano quanto contenuto nella Finanziaria sul Patto di stabilità interno per Comuni e Province. Se così non sarà, non ci resterà altra strada che fare appello al pieno rispetto del dettato costituzionale. Ci batteremo con tenacia perché venga salvaguardata l'autonomia dei Comuni, solennemente sancita dal nuovo Titolo V della Costituzione.

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31 dicembre 2001
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