I CONTENUTI DELLA LEGGE
La Finanziaria si riprende quello che sembra dare
di
Cesare Damiano, responsabile Lavoro della segreteria nazionale dei Democratici di sinistra
Il Mattino di Padova, 28 dicembre 2001
Dopo l'approvazione della legge Finanziaria il centrodestra canta vittoria. Forza Italia ha tappezzato i muri delle città esaltando i risultati raggiunti. Alcune domande sono d'obbligo: chi beneficia delle scelte del governo? Quali sono le famiglie che miglioreranno le loro condizioni? In che direzione si sta andando? In primo luogo occorre osservare come il complesso delle indicazioni che emerge dalla Finanziaria costituisca una vera e propria controriforma rispetto agli indirizzi di politica economica e sociale che si erano realizzati nella precedente legislatura. Alla passata linea dell'equità, anche nei sacrifici, e del consolidamento delle tutele dei cittadini per la modernizzazione del Paese, questo governo contrappone scelte inique sul piano fiscale, di abbassamento dei diritti del lavoro e delle coperture dello stato sociale, di attacco alle condizioni dei giovani lavoratori e delle situazioni più deboli.
Il saldo delle operazioni approvate con la legge finanziaria è negativo per le famiglie. Con una mano si dà e con l'altra si toglie. Per quanto riguarda le pensioni che vengono portate ad un milione al mese, esse riguardano circa 2 milioni di cittadini su una platea interessata di oltre 7 milioni di pensionati, ben al di sotto delle promesse elettorali e della ingannevole propaganda di questi giorni, che cerca di far credere che tutti siano coinvolti in questa operazione. E' stata respinta dal governo la proposta dell'Ulivo di allargare il numero dei beneficiari. All'aumento delle detrazioni per i figli a carico fa da contrappeso il mancato inserimento del taglio del drenaggio fiscale (in questo modo l'inflazione aumenta il peso delle tasse); non è stata introdotta la riduzione delle aliquote Irpef prevista dal passato governo; non si sono aboliti i ticket sulla diagnostica; i governi regionali del centro-destra, come nel caso del Veneto, hanno appena aumentato le tasse.
Ma quello che è più preoccupante è contenuto nelle deleghe previdenziale e fiscale. Esse si incardinano su due punti essenziali: l'abbassamento di 3-5 punti dei contributi previdenziali; il riordino dell'imposta personale sul reddito su due sole aliquote: il 23% fino a 200 milioni di reddito, il 33% oltre tale cifra. Quali sono le conseguenze di queste scelte? Nel primo caso, il taglio dei contributi previdenziali per i neoassunti apre un pericoloso precedente nel sistema pensionistico pubblico, riduce il costo del lavoro per le imprese scaricandone l'onere sulle casse dello Stato, rovescia l'equilibro tra previdenza pubblica e privata a vantaggio di quest'ultima. Per questo va sostenuta con forza la decisione unitaria di Cgil, Cisl e Uil di proclamare nuovi scioperi nel mese di gennaio contro l'attacco alle pensioni, contro la modifica dell'articolo 18 dello Statuto dei lavoratori e per i rinnovi dei contratti pubblici.
Per quanto riguarda il fisco, le scelte che il governo intende perseguire (ricordiamo che si vorrebbe abolire l'Irap che produce entrate per 50 mila miliardi ed abbassare al 12,5% tutte le imposte sui redditi finanziari) produrrebbero due risultati allarmanti: il primo è relativo ad una perdita di gettito fiscale che potrebbe significare, a regime, quasi centomila miliardi. Questo, inevitabilmente, metterebbe in discussione servizi e prestazioni sociali. Il secondo, si riferisce ad una gigantesca ridistribuzione a danno soprattutto dei redditi medi, a modesto vantaggio di quelli più bassi, agevolati dall'innalzamento della quota esente, ma soprattutto ad indiscutibile beneficio per quelli più alti: un reddito di 350 milioni avrebbe un «regalo» annuo di 50 milioni di minore imposta.
Nelle democrazie moderne la progressività delle imposte ha rappresentato la misura dell'equità del contratto sociale tra Stato e cittadino, che viene in questo modo eliminata con un sistema a due sole aliquote, unico nel suo genere nei paesi industriali più avanzati. Varrebbe la pena di ricordare, inoltre, l'abolizione delle tasse di successione ed il condono sostanziale per il rientro dei capitali dall'estero per chiudere il cerchio a favore dei ceti più ricchi e delle imprese. Bisogna essere consapevoli del significato generale di queste scelte, prima che sia troppo tardi.
L'azione di opposizione e le controproposte del centro-sinistra, oltre che nel Parlamento, vanno portate nel Paese, nel confronto diretto con i cittadini. Del resto, abbiamo la fortuna di registrare un calo negli ascolti televisivi, anche fra i giovanissimi. Forse i cittadini, oltre all'invadenza mediatica del governo, cominciano a non sopportare più gli interventi in diretta dell'onorevole Gasparri, splendido esempio di una classe dirigente intrisa di autoironia e di spirito di tolleranza.
|