IN PARLAMENTO |
ANTOLOGIA Storia italiana |
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Se storpia la pronuncia di Bachelet, significa che ha attraversato la vita senza mai imbattersi nel suo nome. (…) Pazienza per Fontana, lui ormai i suoi studi li ha fatti (o non li ha fatti). Ma gli studenti del Bachelet, reduci dalla lezioncina di Montecitorio, si staranno domandando: se uno diventa presidente della Camera senza conoscere la storia d'Italia, perché mai dovremmo studiarla noi?
Giornata ricca di deragliamenti, reali e metaforici, ieri (21/4) sui quotidiani. È la sintesi, indovinata, dell'apertura di prima pagina della "Repubblica": "L'Italia che deraglia", con le pagine 2 e 3 dedicate all'incidente ferroviario a Firenze. (…) C'è poi il deragliamento, anche se privo di danni materiali, forse più imbarazzante per il deragliato, il presidente della Camera. Facciamo raccontare la sventura a Massimo Gramellini ("Corriere"): "Nel salutare gli studenti di una scuola di Ferrara intitolata a Vittorio Bachelet, Lorenzo Fontana ha scandito al microfono "Vittorio Bàkelet" e anche dalla sua faccia si capiva non avesse idee di chi fosse". Mattia Feltri ("Stampa") la definisce "autosatira involontaria". Magari fosse un banale infortunio, di quelli in cui tutti possiamo incappare. Fontana viene presentato come un "campione della cattolicità italiana" e questo la dice lunga sullo stato dei mondi cattolici, anzi delle galassie cattoliche distanti anni luce e impossibilitate, prima ancora che incapaci, a comunicare tra loro. Una tragedia. Perché Bachelet appartiene a tutti, non solo all'Azione Cattolica. Innanzitutto è parte della storia italiana. Un martire. Storpiargli il nome è quasi come ucciderlo un'altra volta. Estratti e titolazione a cura della redazione di Euganeo.it |
Aggiornamento 23 aprile 2023 |
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