Una commissione parlamentare d'inchiesta decisa dal Senato
Serve al comune futuro europeo
il coraggio della verità
sulle stragi naziste in Italia
I fascicoli con le descrizioni degli eccidi nella fase finale della seconda Guerra mondiale sono stati "nascosti" per decenni in un armadio
Il Senato ha approvato in seconda lettura un disegno di legge che istituisce una commissione parlamentare d'inchiesta sui contenuti ma soprattutto sull'origine di quello che è staato definito l'amadio della vergogna. Si tratta di un armadio nel quale sono stati collocati e dimenticati i fascicoli che documentano gli eccidi nazisti in Italia nella fase finale della seconda Guerra mondiale. La dichiarazione di voto favorevole del gruppo Margherita- L'Ulivo è stata fatta dal senatore Tino Bedin, capogruppo in commissione Difesa. Riportiamo il testo della dichiarazione. Il disegno di legge ha subito alcuni emendamenti nel passaggio al Senato, per cui ritorna alla Camera per l'approvazione definitiva.
dichiarazione di voto in Senato di Tino Bedin
Non è stato finora possibile scrivere una volta per tutte chi furono le vittime, chi furono i carnefici, i loro nomi e le loro azioni. Inascoltati sono rimasti i familiari delle vittime, i sindaci dei paesi dove si consumarono questi orribili massacri contro le loro popolazioni, i comitati sorti per commemorare questi morti e chiedere giustizia per il loro sacrificio. Per questo il Gruppo Margherita-L'Ulivo è favorevole ad istituire, ai sensi dell'articolo 82 della Costituzione, una Commissione parlamentare di inchiesta per indagare sulle archiviazioni di 695 fascicoli contenenti denunce di crimini nazifascisti commessi nel corso della seconda guerra mondiale e riguardanti circa 15 mila vittime.
Vi è un registro "nero" di 2.274 eccidi che l'università di Pisa ha censito. Tra questi: Sant'Anna, Capistrello, Gubbio, Turchino, Benedicta, Pedascala, San Martino di Lupari, Santa Giustina in Colle, Sant'Anna Morosina, il lager di Fossoli. Si tratta di 15 mila morti civili e quasi altrettanti militari italiani passati per le armi perché non si volevano arrendere all'esercito tedesco come a Cefalonia.
Capire il perché della ferocia. Ancora oggi, a tanti anni di distanza da quei tragici eventi, noi riteniamo che abbia senso chiedere giustizia per quei morti, cercare colpevoli, mandanti ed esecutori, cioè i responsabili che vollero ed eseguirono quelle stragi. La gran parte di costoro sono morti ed i sopravvissuti, e ce ne sono ancora, hanno ormai un'età molto avanzata. Ciononostante, ritengo importante che questa ricerca avvenga per amore della verità e della giustizia, ma anche perché come italiani e come europei dobbiamo avere piena consapevolezza della nostra storia per contribuire meglio al comune futuro.
Come parlamentari ci impegniamo, con questa commissione, ad aiutare a scrivere la storia delle stragi, a conoscerne i colpevoli, ma soprattutto a cercare di capire il perché di tanta ferocia.
La Commissione di inchiesta non dovrà infatti procedere all'accertamento delle responsabilità delle stragi di guerra, il cui compito spetta alla magistratura militare, ma dovrà verificare, ed è questo il contenuto dell'indagine, quali siano stati gli ostacoli che hanno impedito alla giustizia di fare, tempestivamente, il suo corso.
La decisione di smettere le indagini. Compito della Commissione parlamentare di inchiesta sarà capire il perché, a pochissimi anni dai tragici avvenimenti, si è smesso di indagare su tali crimini e sono stati sospesi i processi e nascosti i fascicoli relativi alle stragi.
L'inopponibilità del segreto di Stato appare essere una condizione imprescindibile affinché la Commissione possa raggiungere gli obiettivi ad essa posti dalla legge. Per ora la Commissione dispone solo del punto di partenza per offrire agli italiani una risposta: il ritrovamento nel maggio 1994 nel corso del processo contro Erich Priebke per la strage delle Fosse Ardeatine, nella sede della procura generale militare, a Roma in via degli Acquasparta al civico 2, a palazzo Cesi, di un mobile marrone nascosto in una specie di sottoscala, protetto da un cancello di ferro, con le ante rivolte verso il muro, contenente un registro che riporta l'elenco scrupoloso di tutti i fascicoli dei crimini commessi dai nazifascisti in Italia durante l'occupazione.
Quei fascicoli, che sono stati letteralmente sepolti in quell'armadio per quasi cinquant'anni, dovevano essere trasferiti alle competenti procure militari ed invece furono occultati.
I gruppi parlamentari Margherita-L'Ulivo si impegneranno nei lavori perché la Commissione d'inchiesta possa cercare una verità, senz'altro anche storica, ma prima di tutto politica: capire il perché e chi volle insabbiamento e l'occultamento dei fascicoli.
È accaduto che la superiore ragione di Stato, la necessità di legittimare l'ingresso della Germania nel fronte occidentale, abbiano vinto sulla sete di verità. Gli elementi già raccolti dal Parlamento in questa e nella passata legislatura indicano in questa esigenza una delle ragioni per cui i fascicoli sulle stragi si sono ad un certo punto "fermati" nel loro naturale cammino processuale.
Per il nostro presente di europei. Accerterà e stabilirà la Commissione come si sono eventualmente svolti i fatti allora.
Quello che ci preme sottolineare da subito è che con questa Commissione d'inchiesta il Parlamento italiano ha attenzione non solo alla nostra storia ma anche al nostro presente: il nostro presente di europei.
Oggi noi tutti, noi europei, siamo consapevoli che nel tentativo di affermare un'idea di pacificazione, non se ne possono negare i presupposti. La piena comprensione della storia ed il carattere popolare delle nostre democrazie passano attraverso l'accertamento della verità.
Si tratta di una consapevolezza diffusa. Per questo, nella dichiarazione di voto favorevole del gruppo Margherita-L'Ulivo del Senato, inserisco le parole che il Presidente della Repubblica federale tedesca, Johannes Rau, ha pronunciato a Marzabotto il 17 aprile 2002 in occasione della sua visita, assieme al presidente Ciampi, sui luoghi dell'eccidio compiuto nella provincia bolognese dal 29 settembre al 1o ottobre 1944, dove morirono 955 civili, uccisi dai nazifascisti. Ha detto Johannes Rau: "Quando penso ai bambini e alle madri, alle donne e alle famiglie intere, vittime dello sterminio di quella giornata di cinquantotto anni fa, in cui dei tedeschi hanno portato violenza e immenso dolore a Marzabotto, mi pervade un profondo senso di dolore e vergogna. Mi inchino davanti ai morti".
In queste settimane, in questi mesi l'Unione Europea sta scrivendo il suo primo Trattato Costituzionale, nel quale metterà in comune non solo la propria politica e la propria economia, ma anche i propri valori, la propria storia. La Commissione che il Senato italiano istituisce è parte, seppur piccola, seppur limitata, della comune consapevolezza storica, dello sforzo per togliere ombre e silenzi, in modo che possiamo riconoscerci senza riserve in una comune cittadinanza.
I diritti sono più forti della ragion di Stato. È una strada che abbiamo già cominciato a percorrere come europei, insieme, e che dà un altro contenuto di grande attualità politica a questa commissione. L'Unione Europea è stata tra le istituzioni che più convintamente e caparbiamente hanno lavorato per l'avvio della Corte penale internazionale, accettando anche scontri politici non indolori. Ebbene l'11 marzo prossimo a L'Aia entrerà ufficialmente in funzione la Corte penale internazionale, dopo che sono stati eletti i 18 giudici, tra i quali c'è anche un italiano. Questa Corte avrà il compito e la responsabilità di garantire giustizia alle vittime di crimini orribili, ma soprattutto segnalerà che nessun capo di Stato e nessun generale potrà mai più godere dell'impunità di fronte a massacri. Anche attraverso la Commissione d'inchiesta sull'occultamento delle stragi di guerra nella seconda guerra mondiale il Parlamento italiano conferma la sua adesione alla scelta di civiltà e di umanità che ha già fatta aderendo alla Corte penale internazionale: segnala infatti che la ragion di Stato può a volte accantonare ma mai sopprimere i diritti fondamentali dei cittadini.
Anche in questa dimensione europea il Parlamento cercherà la verità politica su quelle tragedie e sull'occultamento della documentazione ad esse relativa.
Affidiamo la verità sui colpevoli affidiamo al lavoro autonomo e indipendente della magistratura militare, con nuova fiducia.
Forniremo elementi per la verità storica agli studiosi, con la consapevolezza di quanta importanza abbia, pur a tanti anni di distanza dagli eventi in questione, l'apertura degli archivi, di tutti gli archivi che ancora oggi sono preclusi allo studio e alla ricerca. Il lavoro di ricostruzione storica di quel periodo è stato sinora affidato alla possibilità di consultare archivi stranieri, in particolare inglesi e americani. Con la scelta di istituire questa Commissione d'inchiesta il Parlamento sottolinea anche l'esigenza che agli storici italiani sia messa a disposizione la documentazione custodita negli archivi italiani e cioè in quelli del Ministero degli affari esteri, della difesa e della giustizia, dell'Arma dei carabinieri e della procura generale militare.
La desecretazione, ove non rechi pregiudizio agli interessi dell'ordinamento tutelati dal segreto di Stato, rappresenterebbe da parte del Governo italiano un atto concreto attraverso il quale si manifesta la volontà del paese di ricercare la verità storica dei gravi fatti facendo finalmente giustizia.
Completare la nostra storia. È questo che con questa Commissione d'inchiesta possiamo e dobbiamo fare noi da membri del Parlamento, ossia creare le condizioni perché verità e giustizia vengono fatte e la storia venga scritta una volta per tutte. Abbiamo un dovere nei confronti di tutti quei cittadini che hanno avuto familiari coinvolti in quelle vicende e nei confronti delle vittime, in primo luogo; abbiamo un dovere nei confronti delle generazioni successive che devono sapere dove, quando e perché furono commessi quegli orrendi massacri; abbiamo un dovere nei confronti della comune cittadinanza europea, che è figlia della nostra storia comune, di tutta, anche di quella più tragica.
25 febbraio 2003 |