La mozione promossa dal senatore Francesco Cossiga L'Italia non ha il dovere di concedere le basi per l'attacco all'Iraq
Le azioni militari unilaterali sono in contrasto con la Carta delle Nazioni Unite
Mercoledì 19 marzo 2003 il Senato italiano ha prima ascoltato il presidente del Consiglio sulla partecipazione italiana all'attacco unilaterale angloamericano contro l'Iraq ed ha quindi dato vita ad un intenso dibattito, che si è concluso con la votazione di una mozione e di tre risoluzioni. Il senatore a vita Francesco Cossiga ha proposta una mozione molto articolata, che il senatore Tino Bedin ha sottoscritta assieme ad altri colleghi di vari gruppi. La mozione è stata respinta dal governo e dalla maggioranza ed ha avuto i voti del centro-sinistra. Ne riportiamo il testo.
Il Senato,
preso atto con profondo rammarico e ferma disapprovazione che gli Stati Uniti d'America e il Regno Unito di Gran Bretagna e d'Irlanda del Nord, insieme al Commonwealth di Australia e con il consenso ed il supporto del Regno di Spagna, membro anch'esso del Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite, hanno deciso di intraprendere azioni militari nei confronti dell'Irak, fuori dalle ipotesi previste dal Capitolo VII ed in particolare dall'articolo 42 e dall'articolo 43 della Carta delle Nazioni Unite e senza quindi la espressa deliberazione preventiva del Consiglio di Sicurezza;
ribadendo la sua adesione al giudizio espresso ed alle decisioni adottate unanimemente dal Consiglio di Sicurezza nelle sue numerose risoluzioni: 661(1990), 678(1990), 686(1991), 687(1991), 688(1991), 707(1991), 715(1991), 986(1995), 1284(1999) ed in ultimo con la risoluzione 1441(2002), con le quali si condanna il possesso e la produzione da parte dell'Irak di armi di sterminio di massa e di altri armamenti ad esso vietati e gli si intima il disarmo;
nell'esprimere altresì la sua ferma e incondizionata condanna del regime politico del dittatore Saddam Hussein e della oppressione da parte di esso del popolo iracheno ed in particolare delle sue minoranze nazionali e religiose;
convinto che sarebbe stato peraltro ancora possibile realizzare, senza l'immediato uso della forza militare, il disarmo dell'Irak e insieme anche mutamenti politici che rendessero finalmente la libertà al popolo iracheno e liberassero dal timore i Paesi dell'Area;
giudica le azioni militari unilaterali intraprese nei confronti dell'Irak dalle Potenze indicate in contrasto ed in violazione della Carta delle Nazioni Unite;
dichiara che pertanto non sussistono le condizioni perché l'Italia abbia - a norma dell'articolo 43 della Carta delle Nazioni Unite e in forza del Trattato del Nord-Atlantico o di qualsiasi altro accordo, anche bilaterale, stipulato in applicazione o nell'ambito di esso -, alcun dovere di mettere a disposizione le proprie "forze armate nonchè l'assistenza e le infrastrutture, compresi i diritti di passaggio", alle unità terrestri, navali, aeree e logistiche delle forze armate delle Potenze che hanno intrapreso la suddetta azione militare unilaterale;
prende atto ed approva che il Governo della Repubblica, come formalmente dichiarato dal Presidente del Consiglio dei ministri, si è impegnato a non far partecipare unità delle Forze armate della Repubblica alle operazioni militari in Irak,
impegna tuttavia ed inoltre il Governo della Repubblica, a norma delle disposizioni contenute nell'articolo 10, nell'articolo 11 e nell'articolo 52 terzo comma della Costituzione, nonché di quelle contenute nel Capitolo VII della Carta delle Nazioni Unite, a non autorizzare in modo tassativo: l'uso dello spazio aereo nazionale e del mare territoriale, delle basi terrestri, marittime, navali, aereo-navali o logistiche sia italiane che NATO, o concesse agli Stati Uniti d'America in base ad accordi bilaterali, nonché delle infrastrutture logistiche civili o militari nazionali (porti, aeroporti, strade, ferrovie, sistemi di telecomunicazione, ecc.), alle unità terrestri, navali, aeree e logistiche delle forze armate, o poste comunque al loro servizio, degli Stati Uniti d'America, del Regno Unito di Gran Bretagna e d'Irlanda del Nord, del Commonwealth di Australia, del Regno di Spagna e di qualunque altro Stato che dovesse associarsi a queste Potenze nell'intervento militare unilaterale nei confronti dell'Irak;
impegna altresì il Governo della Repubblica a vietare l'ingresso nel nostro Paese di unità di terra, di mare, dell'aria o logistiche delle forze armate delle Potenze sopra indicate, fatto salvo lo stanziamento di quelle che, al momento dell'inizio dell'intervento militare contro l'Irak, si trovassero già legittimamente sul territorio nazionale, e fatto comunque salvo il loro diritto di uscirne per qualunque destinazione, ma con il tassativo divieto di rientro; nonchè ad interdire qualunque trasporto, verso l'Italia o dall'Italia verso l'estero, di materiale militare o destinato ad usi militari appartenente a dette Potenze, finché le operazioni militari nel Medio-Oriente siano in atto;
invita il Governo della Repubblica acché in seno alle Nazioni Unite, all'Alleanza Atlantica e all'Unione Europea, si adoperi affinché cessi lo stato di illegalità internazionale da parte dell'Irak e da parte delle Potenze che sono unilateralmente intervenute versus esso con forze militari, e si addivenga al necessario e già intimato completo disarmo dell'Irak con i metodi e i mezzi già decisi o di quelli che potranno comunque esser decisi o autorizzati dal Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite.
19 marzo 2003 |