IN PARLAMENTO

Mozione sulla situazione del Tibet
Un nuovo statuto per l'autonomia dei tibetani
L'Italia intervenga con la Cina e con l'Unione Europea

Il senatore Tino Bedin è tra i sottoscrittori di una mozione sulla situazione del Tibet promossa tra gli altri dai senatori Forlani, Iovene, Martone e Fabris.

Il Senato,
viste le risoluzioni sul Tibet del Parlamento Europeo del 14 ottobre 1987, 15 marzo 1989, 15 settembre 1993, 17 maggio 1995, 13 luglio 1995, 14 dicembre 1995, 18 aprile 1996, 23 maggio 1996, 13 marzo 1997, 16 gennaio 1998, 13 maggio 1998, 6 luglio 2000, 11 aprile 2002;
viste le risoluzioni sulle violazioni dei diritti fondamentali in Tibet adottate dal Bundestag tedesco (15 ottobre 1987, 20 giugno 1996 e 18 aprile 2002), dalla Commissione affari esteri della Camera dei Deputati italiana (12 aprile 1989), dalla Camera dei Deputati belga (20 giugno 1990), dalla Commissione affari esteri del Parlamento irlandese (21 luglio 1998);
vista la risoluzione adottata il 23 agosto 1991 dalla Sotto-Commissione delle Nazioni Unite per la prevenzione delle discriminazioni e la protezione dei diritti delle minoranze;
vista la risoluzione dell'Assemblea parlamentare del Consiglio d'Europa (D.E. 173, 5 ottobre 1988);
viste le risoluzioni adottate dal Congresso degli Stati Uniti d'America, dal Senato e dalla Camera dei Rappresentanti australiana e dal Parlamento Ceco;
visto l'atto costitutivo dell'"Associazione dei comuni, delle provincie e delle regioni italiane per il Tibet", associazioni alla quale hanno già aderito decine di enti locali;
viste le risoluzioni delle Nazioni Unite n. 1353 del 1959, n. 1723 del 1961 e n. 20 79 del 1965;
vista la mozione approvata dalla Camera dei Deputati italiana il 9 ottobre 2002.

Premesso:
- l'"accordo in 17 punti", che, se pur imposto alle autorità tibetane, e firmato a Pechino, prendendeva atto che il Tibet era diventato parte integrante della Repubblica Popolare Cinese, e garantiva comunque la piena autonomia del Tibet e, in particolare, il riconoscimento del suo sistema politico e il pieno rispetto della libertà religiosa e delle tradizioni culturali;
- le tragiche vicende storiche vissute dal 1949 ad oggi dal popolo tibetano;
- la scomparsa del giovane Panchen Lama Jedun Chaeky Nima, seconda autorità religiosa del Tibet, assieme alla sua famiglia da oltre sette anni e del quale non si hanno più notizie;

considerato
- il rilascio quest'anno di alcuni prigionieri politici tibetani, tra i quali Takna Jigme Sangpo e Ngawang Sangdrol;
- la condanna alla pena di morte del monaco Tenzin Delek e del dissidente tibetano Lobsang Dhondup;
- le ripetute violazioni dei diritti umani, la repressione del pluralismo politico e delle libertà fondamentali, quella religiosa in primo luogo, che tuttora si riscontrano nell'intero territorio della Repubblica Popolare Cinese;
- i tentativi reiterati di rilanciare il dialogo con le autorità di Pechino fatti dal Dalai Lama con il "Piano in cinque punti", presentato davanti al Congresso americano nel 1987, e con la "proposta di Strasburgo" presentata davanti al Parlamento Europeo nel 1988;
- al fine di rafforzare il dialogo e il negoziato, la posizione del Dalai Lama per quanto riguarda la realizzazione di un Governo autonomo per il Tibet in seno alla Repubblica Popolare Cinese;
- il grave danno già arrecato all'ambiente, alle tradizioni, alla cultura ed alla religione tibetana e il deterioramento della situazione riguardante i diritti dell'uomo nel Tibet;

esprime un giudizio positivo in merito ai recenti contatti avviati fra il Governo cinese e il Dalai Lama ed auspica che questi si trasformino quanto prima in un vero e proprio negoziato diretto fra il governo cinese e il Dalai Lama con l'obiettivo di definire un nuovo statuto che garantisca la piena autonomia per il Tibet in seno alla Repubblica Popolare Cinese;
fa proprie le risoluzioni del Parlamento Europeo del 6 luglio 2000 e dell'11 luglio 2002;

impegna il Governo
- ad adottare, nel quadro delle risoluzioni sopra richiamate del Parlamento Europeo, tutte le iniziative possibili nei confronti della Repubblica Popolare Cinese, affinché, attraverso il dialogo, si creino le condizioni per l'adozione di un nuovo statuto per il Tibet che garantisca una piena autonomia dei tibetani in tutti i settori della vita politica, economica, sociale e culturale, ad eccezione della politica estera e di difesa;
- ad invitare il Governo cinese a riconoscere e rispettare pienamente i fondamentali diritti politici, sociali e culturali delle minoranze religiose, etniche e di altro genere, nonché le loro specificità culturali compresa la libertà di culto;
- a favorire, d'intesa con gli altri Paesi dell'Unione Europea, il dialogo fra le autorità di Pechino e il Dalai Lama;
- a fare tutti i passi utili presso le autorità cinesi affinchè venga revocata la pena di morte a Tenzin Delek e Lobsang Dhondup e venga posta fine alla pratica delle esecuzioni capitali;
- ad adoperarsi presso la Commissione europea affinché nomini un osservatore dell'Unione Europea per la questione tibetana.

19 dicembre 2002

VAI ALLA PAGINA PRECEDENTE | STAMPA LA PAGINA | VAI A INIZIO PAGINA


23 dicembre 2002
pa-016
home page
scrivi al senatore
Tino Bedin