La Giunta per gli Affari europei del Senato ha esaminato
nella seduta del 12 luglio il disegno di legge "Primi interventi per il rilancio
dell'economia", presentato dal governo Berlusconi. Il disegno di legge si articola in
interventi rispettivamente concernenti un piano di emersione dall'economia sommersa,
incentivi fiscali per lo sviluppo, la riorganizzazione dell'amministrazione finanziaria e
la soppressione delle imposte sulle successioni e le donazioni.
Il senatore Tino Bedin, segretario della Giunta, ha detto di condividere l'opinione di chi
ritiene necessario sospendere il giudizio sull'adeguatezza del provvedimento rispetto agli
obblighi derivanti dalla partecipazione all'unione economica e monetaria, in modo di avere
dati formali sulla presunta gravità dello scostamento dagli impegni assunti nel quadro
del patto di stabilità, che si evince dai dati emersi nella recente esternazione
televisiva del ministro Tremonti, tanto più che da uno studio del Servizio del bilancio
del Senato sembrano emergere dei rilievi sulla copertura, ai sensi dell'articolo 81 della
Costituzione, del provvedimento, profilo che incide anche sul rispetto degli impegni
comunitari.
Il senatore Bedin, a nome del gruppo della Margherita-l'Ulivo, ha sottolineato in
particolare l'esigenza di approfondire ulteriormente la questione del rispetto degli
orientamenti dell'Unione europea in materia di occupazione. In occasione dei vertici di
Lussemburgo, Lisbona e Santa Maria da Feira, l'Unione ha infatti impostato un'articolata
strategia per l'occupazione nell'ambito della quale l'Italia, con gli altri partners,
è stata chiamata a presentare un piano per l'occupazione su cui le istituzioni
comunitarie hanno espresso specifiche osservazioni. Al riguardo egli ha annunciato, anche
al nome del Gruppo Margherita-l'Ulivo, di non poter che esprimere un giudizio negativo ove
la Giunta, per esigenze legate al calendario dei lavori, non avesse modo di acquisire
maggiori informazioni volte a verificare la coerenza del provvedimento con le citate
raccomandazioni comunitarie. Tale giudizio è tanto più avvalorato dal fatto che il
disegno di legge non sembra tener conto delle sollecitazioni dell'Unione europea per
promuovere la società della conoscenza rispetto ai settori più tradizionali e che
l'articolo 4, in particolare, è incentrato sulle imprese anziché sui lavoratori.