Il settimanale Famiglia Cristiana ha invitato noi parlamentari ad esprimere con chiarezza le nostre convinzioni nei confronti dell'incombente conflitto contro l'Iraq. Il direttore don Antonio Sciortino ci ha spiegato: «Riteniamo, infatti, che un tale avvenimento, così cruciale per le sorti dell'umanità, esiga prese di posizione che affondano le loro ragioni più profonde nells singole coscienze e non in logiche di schieramento».
Ho risposto a al direttore di Famiglia Cristiana: «Reverendo direttore don Sciortino, ringrazio lei e Famiglia Cristiana del servizio di informazione sulle ragioni della Pace che state svolgendo in questi mesi. Devo segnalare -
anche dal mio osservatorio - che l'iniziativa del "referendum" Papa-Bush ha
riscosso non solo attenzione: ha dato coraggio ai molti che sono sicuri di
stare dalla parte giusta, quella della pace, ma che si sentono oscurati.
Aderisco volentieri all'esigenza di trasparenza che lei ci propone come
parlamentari. Concordo con lei che su un tema come questo la decisione deve
essere personale. E' anche la prima ragione del mio "no alla guerra"».
Ho quindi inviato a Famiglia Cristiana una breve nota sulle mia posizione politica in merito alla guerra contro l'Iraq.
Le ragioni politiche del "no" alla guerra
Voterò "no alla guerra in Iraq". Voterò "no" perché sono un parlamentare
e non ho il diritto di parlare solo a titolo personale; le persone che
rappresento sono in gran parte contrarie ad una guerra e dunque hanno
diritto di avere voce in una decisione del Parlamento.
Voterò "no" alla guerra perché penso che all'Onu dobbiamo affidare la
costruzione della pace e non la benedizione di conflitti già decisi.
Voterò "no" alla guerra perché sono un europeo: l'Unione Europea sta
dimostrando (basti l'allargamento in corso) che la pace è il motore della
crescita personale e comunitaria; si possono addirittura cambiare i confini
senza conflitti. Abbiamo vinto la pace; non possiamo perderla.
Voterò "no" alla guerra a nome dei popoli che non hanno neppure voce e
che si aspettano dall'Europa una parola anche per conto loro: la guerra lì
impoverirà ancora di più, perché il suo costo non ricadrà solo
sull'Occidente.
Queste alcune delle ragioni politiche ed istituzionali della mia
opposizione ad ogni guerra in Irak. Ci sono le ragioni etiche e religiose
altrettanto forti: Giovanni Paolo II e la Chiesa che è in Italia le hanno
ricordate non solo ai credenti in Cristo. Vengono certo prima delle ragioni
politiche ed istituzionali, ma ho messo all'inizio queste ultime perché è
come "persona della Repubblica" che probabilmente sarò chiamato ad
esprimerle.
12 febbraio 2003