Era il 20 febbraio l'ultima volta che si è riunito il comitato ristretto di deputati che deve "studiare" se eliminare il limite di due mandati consecutivi per i sindaci italiani. Quando, passata l'Epifania, il Parlamento riprenderà e il tema diventerà di attualità in qualche Comune in cui si vota a primavera, sarà dunque trascorso di fatto un anno.
Annoto che quella del 20 febbraio è stata l'ultima volta di… due: il comitato ristretto, costituito nell'ambito della prima commissione Affari costituzionali, si infatti riunito in tutto due volte ed ha dedicato all'argomento complessivamente meno di due ore.
Non che la Commissione di cui è figlio abbia fatto molto di più: ne ha parlato il 22 e il 24 gennaio, all'interno di sedute dedicate a molti altri argomenti (dal conflitto di interessi all'operazione "Libertà duratura"). Né il relatore né i deputati intervenuti hanno parlato dettagliatamente nel merito di una serie di disegni di legge presentati da deputati di vari schieramenti ed esaminati congiuntamente. Si è trattato più di precisazioni che di approfondimenti.
Intanto si faccia un'indagine. Su due punti quasi tutti gli intervenuti ormai un anno fa sono risultati d'accordo. Innanzi tutto che comunque quello che stavano discutendo non poteva riguardare le successive elezioni amministrative (essendo gennaio, si guardava alle elezioni di primavera del 2002). In secondo luogo che bisognasse fare una approfondita indagine conoscitiva tra gli enti locali. Di questa indagine conoscitiva è stato poi incaricato il comitato ristretto, ma di essa non c'è traccia: da allora il comitato non si è più riunito per ascoltare qualcuno.
Sono numerosi i disegni di legge sulla stessa materia presentati anche al Senato ed anche qui i firmatari sono di tutti gli schieramenti politici. Essendo però il provvedimento incardinato alla Camera, il Senato non può che attendere che i deputati concludano il loro lavoro per poi confrontare appunto il testo della Camera con quelli presentati in Senato.
I disegni di legge presentati sia alla Camera che al Senato sono sostanzialmente identici: uno prevede che il limite dei due mandati possa essere superato per i sindaci dei comuni sotto i 15 mila abitanti; le altre proposte eliminano il vincolo per tutti. Qualcuno ne "approfitta" per cambiare il modo di nomina dei presidenti dei seggi elettorali. Ma sono differenze marginali. In altre circostanze, con testi così simili, provvede il relatore a confezionare un disegno di legge che tenga il meglio di ciascuno, senza bisogno di comitati ristretti.
Senza contare poi che la materia non è assolutamente nuova. La modifica dell'articolo 51 del testo unico delle leggi sull'ordinamento degli enti locali era già stata affrontata dalla Commissione affari costituzionali della Camera nella scorsa legislatura. La Commissione non aveva mai concluso l'esame della questione. Ad un certo punto il presidente della Camera, che allora era Violante, sfinito dalle insistenze delle rappresentanze dei sindaci, aveva portato il provvedimento direttamente in Aula, ma non se ne era fatto niente.
Mai leggi "ad personam"… La conclusione di questo "resoconto procedurale" è una chiara posizione politica: il Parlamento ha scelto di andare piano per dire di no. Se si riprenderà il tema a gennaio, tornerà subito l'obiezione che l'eventuale nuova normativa non potrà essere applicata alle elezioni di primavera: di leggi "ad personam" se ne sono fatte parecchie in questo anno e mezzo; non è il caso di allungare la lista dei sospetti che in questo modo si sia voluto favorire proprio quel sindaco e quindi proprio quel partito.
Ma se non servono a primavera, perché darsi fretta? Le modifiche si possono fare con calma in autunno, dopo aver svolto l'indagine conoscitiva. Ora che arriverà in Senato, tra commissione ed Aula, la riforma sarebbe perciò alla vigilia di nuove elezioni amministrative, quelle della primavera del 2004. E si ricomincerà con l'inopportunità di leggi "ad personam"…
Ci sono molti modi di voler bene alla propria comunità. Insomma, io come senatore, ho abbastanza tempo davanti per dire come la penso. Un'idea però ce l'ho già.
So che è più difficile trovare candidati al consiglio comunale che candidati a fare il sindaco, anche nei piccoli paesi: il consiglio comunale non conta molto già adesso, infatti. Se gli togliamo anche il ruolo di poter magari essere la palestra per nuovi sindaci e per gli assessori scelti dai nuovi sindaci, perché quello che c'è può restare a vita, ho l'impressione che di candidati consiglieri se ne troveranno ancora meno.
So anche che bravi sindaci della provincia di Padova, conclusi i loro due mandati, hanno lasciato il posto ad altri ma i loro comuni non si sono "impoveriti" di esperienza e di capacità, perché gli ex sindaci ora sono magari assessori e dimostrano che si può voler bene alla propria comunità senza essere i "capi".
30 dicembre 2002