ECONOMIA E LAVORO

Nel dare e avere della Finanziaria 2002 ci rimettono oltre 3000 miliardi
Non sono più le famiglie
le destinatarie del risanamento

Aggravio dell'Irpef a livello nazionale e in Veneto, aumento delle tariffe dei servizi

di Tino Bedin

Userò le cifre in lire, non perché sia un euroscettico, ma perché rendono più immediatamente l'ordine di grandezza della manovra finanziaria. Del resto il consiglio che ci viene dato dai sostenitori dell'euro è in questa fase proprio di fare il confronto con il valore in lire per evitare fregature. E qualche fregatura per le famiglie italiane la Finanziaria di Berlusconi già la contiene di suo.
Per quanto riguarda l'Irpef, ad esempio, la Finanziaria aggrava il prelievo sui contribuenti italiani per alcune migliaia di miliardi.
Facciamo un calcolo elementare.
Cominciamo da una cifra con il "più" davanti: il Governo aumenta le detrazioni per i figli. È una cosa buona: si spenderanno opportunamente 3.100 miliardi del bilancio dello Stato per aumentare le detrazioni per i figli a carico, meglio rimodulate secondo indicazioni che l'Ulivo ha sostenuto.
Ma ecco subito la cifra con il segno "meno": 2.500 di questi 3.100 miliardi sono presi dalla Destra aumentando le aliquote dell'Irpef e cioè eliminando la riduzione di aliquota che il Parlamento aveva previsto e stabilito nella legge finanziaria dell'anno scorso: chi doveva pagare con l'aliquota del 23 per cento deve continuare a pagare con quella del 24 per cento. Questo è male, molto male, perché lo si fa agendo sugli scaglioni di reddito medio-basso che ridurranno ulteriormente i consumi. Quindi, di fatto, si tratta un intervento che, non solo sotto il profilo della giustizia, ma anche sotto il profilo della politica economica è profondamente contraddittorio.
Ancora un'altra cifra con il segno "meno". La Finanziaria stabilisce che non venga applicata una legge in vigore, ossia la legge del 1989 che obbliga il governo a settembre, quando l'inflazione è superiore al 2 per cento - e i dati dimostrano che l'inflazione italiana nel 2001 è al 2,8 per cento, cioè molto al di sopra di quel valore - a valutare la situazione e ad agire sugli scaglioni, la rivalutazione delle aliquote, l'aumento delle detrazioni e delle deduzioni, in maniera tale da neutralizzare l'effetto negativo del drenaggio fiscale sul prelievo. Quanto sarebbe costato realizzare l'operazione prevista dalla legge vigente per restituire ai contribuenti il maltolto attraverso l'effetto del drenaggio fiscale? Costerebbe attorno ai 3.000 miliardi.
Rifacciamo le somme. Ai 3.100 miliardi in più per i figli, sottraiamo 2.500 miliardi di mancata riduzione fiscale. Restano 600 miliardi. Sottraiamo ai conti delle famiglie i 3.000 miliardi del fiscal drag e abbiamo un passivo per i contribuenti italiani, cioè un aggravio rispetto alla legislazione dell'Ulivo, di 2.400 miliardi sull'Irpef.
Purtroppo la partita non è chiusa qui. La regione Veneto (ma anche Piemonte e Lombardia) hanno deliberato l'addizionale Irpef dello 0,5 per cento. Per noi veneti c'è quindi un altro aumento. A livello nazionale nel 2002 avremo un aggravio Irpef che varia da 5.000 e 6.000 miliardi. I conti per le famiglie italiane sono a questo punto sotto di 7.400 miliardi, ben che vada.
Ma ecco che torna il segno "più". C'è un intervento che aumenta per 4.200 miliardi il reddito disponibile delle famiglie per consumi, ed è l'intervento per aumentare le pensioni: 4.200 miliardi. Si tratta di un intervento positivo, ma i conti continuano a non tornare. Se avevamo un passivo negativo sull'Irpef attorno ai 7.400 miliardi, i 4.200 miliardi non compensano, in termini di legislazione vigente prima della Finanziaria, il reddito disponibile per le famiglie.
Nella legge finanziaria per il 2001 i provvedimenti, tra aumento delle detrazioni, aumento delle deduzioni, riduzione delle aliquote, revisione degli scaglioni, eliminazione dei ticket, intervento sugli incapienti, ammontavano a 26.500 miliardi di aumento delle capacità di consumo delle famiglie: 26.500 miliardi con il segno "più" in confronto a 3.200 ma con il segno "meno" della Destra.
Se si mettono insieme gli aumenti sulle tariffe che verranno stabiliti dagli enti locali per far fronte ai minori trasferimenti previsti dalla Finanziaria, avremo un aumento della pressione fiscale di circa 5.000 miliardi di lire per il 2002. E per fortuna che c'è la proroga a tutto il 2002 della detrazione fiscale del 36 per cento per le ristrutturazioni edilizie e dell'Iva al 10 per cento per l'edilizia: richieste dell'Ulivo, perché anche su queste il governo aveva fatto il tirchio.
Insomma la Destra si sta muovendo in direzione opposta alla effettiva riduzione della pressione fiscale, per la quale sussisterebbero molte condizioni: siamo in Europa, siamo nell'euro, i conti pubblici sono stati risanati, il buco di bilancio si è dimostrato una menzogna, l'andamento delle entrate fiscali è positivo. Ciò è dovuto non ai provvedimenti dei cento giorni bensì ai governi dell'Ulivo. Ora con il governo di Destra l'Italia ha imboccato una strada diversa. Ha interrotto la linea politica impostata dall'Ulivo che era stata avviata nella finanziaria per il 2000 e poi rafforzata nella finanziaria per il 2001, con proiezioni negli anni successivi: la politica che fa delle famiglie le principali destinatarie del risanamento dei conti pubblici.

6 gennaio 2002

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6 gennaio 2002
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