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RASSEGNA STAMPA Il Mattino di Padova 2 febbraio 2005 di Renzo Mazzaro |
Indagine dell'Anci sui bilanci degli enti locali veneti Comuni, uno su due aumenta l'Ici Sindaci a confronto: realtà diverse ma conclusione uguale
Prendiamo in prestito lo slogan del presidente del consiglio Silvio Berlusconi, che prevede miseria terrore e morte se vince la sinistra, per dire che quest'anno - vinca chi vinca - sarà per i Comuni un anno di miseria e di terrore. Di morte no, ci rifiutiamo di adoperare questa parola. Anzi, lasciamo al Cavaliere anche il terrore. Ci fermiamo alla miseria: ecco, porca miseria rende bene la situazione. Sarà un anno di porca miseria per i sindaci del Veneto e anche per noi, cittadini e contribuenti dei Comuni, ultima ruota del carro di un potere che resta centralistico. Sono i sindaci ai dirlo. Per la verità l'hanno già scritto in documenti spediti alla presidenza del consiglio, all'Anci nazionale, a Giancarlo Galan, che qualcosa farà (o no?). E ieri l'hanno ripetuto in un convegno organizzato a Dolo dall'Anci Veneto. La cosa che impressiona è che sono tutti d'accordo: non c'è distinzione tra maggioranza e opposizione, centrosinistra e centrodestra. Raramente si è vista la variabile di partito azzerata in questo modo. Dati i tempi è un fatto notevole. Il convegno di Dolo aveva due scopi: fare il punto delle dinamiche in corso nella formazione dei bilanci (che devono essere approvati entro il 28 febbraio) e fornire indicazioni operative ai sindaci. Qui era come parlare di corda in casa dell'impiccato: l'ha fatto Massimo Pollini, sindaco di Moniga sul Garda, un lombardo super-esperto di bilanci. Mezz'ora di conversazione con lui e passa la voglia di mettersi in politica. Uno pensa cos'ha fatto di male per meritarsi la condanna a tappare bilanci pieni di buchi come un groviera. Chi invece in politica c'è già, può trovare la sintesi delle istruzioni (60 pagine) in www.bilanci.net. E' seguita una tavola rotonda che ha messo di fronte 6 sindaci di partiti e realtà diverse. Un confronto con risultato sempre uguale, riassumibile così: bambole, non c'è una lira. Il problema. Con la Finanziaria il governo ha ridotto i trasferimenti (soldi delle tasse ridistribuiti alla periferia) e tagliato il contributo di perequazione (già la parola denuncia che c'era un'ingiustizia; non perequando, l'ingiustizia rsta e si somma alle altre). Ridotti all'osso i bilanci comunali non sono diversi da quelli di casa nostra: se calano le entrate, ci sono meno soldi da spendere. Ne consegue che bisogna tagliare le spese, cioè i servizi ai cittadini o gli investimenti; l'alternativa è aumentare le entrate (agendo soprattutto sull'Ici); o indebitarsi (nuovi mutui per pagare i mutui). Soluzioni in atto. Su 51 Comuni interpellati finora dall'Anci Veneto, solo 17 hanno già approvato il bilancio. Di questi, 8 (pari al 47%) hanno aumentato l'Ici; 16 (pari al 94%) hanno preferito tagliare le spese, cioè i servizi; 4 (pari al 23%) hanno fatto l'una cosa e anche l'altra. Da notare che le spese tagliate per prime sono quelle per la cultura. Guarderemo la tv? I rimanenti 34 Comuni dell'indagine hanno risposto che stanno preparando una manovra d'impianto grosso modo analogo (cala solo la percentuale di quelli che aumenteranno l'Ici, pur di garantire i servizi ai cittadini). Unioni. Ecco il caso di Grancona, comunello vicentino con 1700 abitanti, che ha costituito una delle più piccole unioni del Veneto con altri due paesini, Zovencedo di 900 abitanti e San Germano dei Berici di 1100. Il sindaco Antonio Mondardo, leghista, spiega che invece della fusione (che sembrava prossima) si va alla separazione consensuale, perché mancano soldi. Sembra la storia di una famiglia rovinata dai bond della Parmalat. Ma non si scappa: "In Friuli, su 16 unioni - dice Mondardo - 15 sono già saltate. Noi abbiamo messo insieme tre poveri, ma non abiamo fatto tre ricchi, solo un povero più grosso". Dolo. Il sindaco Claudio Bertolin, della Margherita, annuncia che l'Ici resterà al 4,2 per mille; nessun aumento su Tarsu e Irpef; servizi garantiti ai livelli 2004. "Ma solo perché abbiamo la fortuna di poter manovrare sul patrimonio - dice - e comunque non so come tirerà avanti chi mi succederà in aprile". A Dolo si vota: implicita ammissione che la scadenza elettorale non è ininfluente. Spinea. Ammissione ancora più chiara da Claudio Tessari, sindaco forzista, che aumenta di un punto l'Ici (anche sulla prima casa) e ragranella altri soldi vendendo un po' di immobili del Comune: "Io sono realista, sotto elezioni si riducono le tasse, passate le elezioni si aumentano". Non si sente abbattuto dal fuoco amico?, gli chiediamo. "Dal centro arrivano sempre batoste per i Comuni qualunque sia il govero - risponde -. La sfida come Anci è il confronto con lo Stato sul fondo di perequazione e sulle Regioni a statuto speciale, che non hanno più motivo di esistere". Mira. Non sappiamo se il sindaco Roberto Marcato, ds, abbia fatto il militare nei carabinieri ma il motto dell'Arma gli arriva subito alle labbra: "Usi a obbedir tacendo. Non ci resta altro da fare, perché il nostro approccio al bilancio non può che essere legalitario, data la Finanziaria che ci è arrivata. Ma concordo con Tessari: bisogna sfatare l'idea di poter abbassare le tasse e mantenere i servizi. Non è un problema di colore politico, ma di serietà". Rovigo. Il sindaco Paolo Avezzù, forzista, annuncia che ridurrà l'Ici, non solo sulla prima casa ma anche sugli insediamenti produttivi e sui contratti d'affitto; e che manterrà inalterato il livello dei servizi. "Ci siamo riusciti con sistemi di fortuna, grazie a dismissioni di patrimonio e utilizzando fondi di riserva di una Spa. Ma è chiaro che non può durare all'infinito". Peraltro Avezzù è uno che telefona a Telecom e a Enel per chiedere la proroga di un anno del pagamento delle bollette. E cosa rispondono Telecom ed Enel? "Sono abituati a dilazionare agli enti pubblici" risponde lui. Basta chiedere, do you understand? Padova. "La riduzione dell'Ici è solo propaganda" sostiene il sindaco Flavio Zanonato, che aumenterà l'Ici ma solo sulla seconda casa (7 per mille) e taglierà le spese di consulenze, rappresentanza e altro, risparmiando dai 5 ai 6 milioni di euro. |
4 febbraio 2005 rs-099 |
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