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RASSEGNA STAMPA

Il Sole 24 Ore
30 agosto 2004
a cura di Davide Cionfrini

Ambiente - In fase di attuazione il decreto che riserva il 30% del fabbisogno degli enti a beni ottenuti da materiali di riutilizzo
Il sindaco scriverà su carta ecologica
In aumento al Nord le amministrazioni pubbliche che si riforniscono di questi prodotti attraverso una politica di consumi verdi. Legambiente: "Un buon testo, ma mancano ancora le sanzioni per chi non lo rispetta"

Acquisti verdi nelle pubbliche amministrazioni, in inglese Green Public Procurement (Gpp). La sfida di creare un'economia ecologicamente sostenibile passa per gli enti locali.
La situazione. In pratica il Gpp consiste nella possibilità per Regioni, Province e Comuni di rifornirsi di beni e servizi dal basso impatto ambientale: dalla cancelleria con la carta riciclata all'illuminazione degli uffici con lampadine dal basso consumo energetico; dalle auto di servizio ad alimentazione alternativa (elettriche o a metano) al cibo biologico nelle mense scolastiche. Le possibilità sono tante e varie, ma le amministrazioni che optano per gli acquisti verdi rappresentano ancora dei pionieri che esplorano un terreno pressoché vergine.
A testimoniarlo è un manuale della Commissione europea reso pubblico giovedì scorso nel quale si evidenzia come solo "il 19% delle amministrazioni pubbliche dell'Unione applicano criteri ecologici nei loro acquisti". Per incrementare questa percentuale e incentivare gli enti a guardare oltre gli ostacoli, il documento indica in maniera pratica come introdurre requisiti ambientali nei bandi di gara. Possibilità prevista anche dalla nuova direttiva sugli appalti pubblici datata 31 marzo 2004.
I progetti Gpp. Tra le realtà che hanno messo in piedi un progetto Gpp o che sono pronti a partire con una politica di acquisti ecologici si possono citare le province di Cremona, Bologna, Modena, Torino e Lecco, la Regione Toscana, il Comune di Ferrara. Esperienze che hanno messo in evidenza le potenzialità che la Pubbica amministrazione ha nel riconvertire l'economia a uno spirito più ambientale. Oggi gli acquisti effettuati dalla Pa incidono sul mercato per il 17% del Pil. Riconvertire almeno in parte questa percentuale vorrebbe dire incidere su volumi d'affari che si aggirano sui 7mila miliardi delle vecchie lire.
Il decreto. La mappa della sensibilità ecologica nel rifornirsi di beni e servizi dimostra una realtà che Fabrizio De Poli, componente della commissione tecnico scientifica del ministero dell'Ambiente, definisce "a macchia di leopardo". Ma la strada verso l'uniformità è già stata indivuata. A tracciarla è il decreto 203 del maggio 2003.
Il testo prevede che tutte le pubbliche amministrazioni e le società a prevalente capitale pubblico debbano coprire il fabbisogno annuale di manufatti e beni con un 30% di prodotti realizzati con materiale riciclato. "Sappiamo benissimo - ammette De Poli - che i beni prodotti con materiale provenienti dal riciclo sono soltanto un aspetto degli acquisti verdi, ma di fronte alla vastità del Gpp è stato necessario, per evitare proclami ideologici poco concreti, concentrarsi su un settore specifico facilmente controllabile e monitoranile".
L'attuazione. De Poli si aspetta che i primi effetti concreti arriveranno nel 2005. In vigore dall'agosto 2003, infatti, il decreto per essere attuabile ha bisogno di circolari che, settore per settore, guidino gli enti locali nel distinguere quali siano le caratteristiche che danno a un prodotto il "diritto" di rientrare nella quota del 30% di beni prodotti con materiali riciclato. Già pubblicata sulla "Gazzetta Ufficiale" quella relativa ai manufatti tessili (necessari per esempio per le divise della polizia locale), sono in arrivo anche le circolari relative alle materie plastiche e al legno.
Legambiente. Il decreto raccoglie il plauso dell'associazione ambientalista. Il portavoce, Alberto Fiorillo, lo definisce "un passo positivo" ma non lesina nemmeno le critiche. "Soprattutto riguardo all'assenza di sanzioni dirette verso quelle realtà che non rispetteranno la soglia del 30 per cento. Come spesso accade sui temi ambientali si fissano obiettivi senza prevedere strumenti vincolanti che ne obblighino il raggiungimento". Un punto sul quale si sofferma anche De Poli, difendendo il testo: "É vero che non sono previste sanzioni dirette. Ma una volta a regime il decreto consentirà alle aziende escluse dal bando di gara d'invalidarlo se l'ente non rispetta la quota del 30 per cento".

La normativa
In corso l'approvazione delle circolari attuative

Gli obiettivi. Emanato dal ministero dell'Ambiente e della tutela del territorio di concerto con il ministero delle Attività produttive e con il ministero della Salute, il decreto 203 dell'8 maggio 2003 prevede che il 30% del fabbisogno annuale di beni e manufatti degli enti pubblici sia coperto con prodotti realizzati con materiale riciclato. Un vincolo che si estende anche alle società a prevalente capitale pubblico.
Il raggiungimento della quota. La quota deve essere raggiunta per ogni categoria.

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30 agosto 2004
rs-088
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