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RASSEGNA STAMPA Il Gazzettino 28 luglio 2004 di Maurizio Dianese |
MESTRE. Riunione dei primi cittadini della regione. Nemmeno chi ha "risparmiato" può più investire nei servizi. Costa: "Così tappiamo solo il buco fatto da Roma" La battaglia dei Comuni veneti contro i tagli I paradossi di Palermo (un giorno prima del decreto ha impegnato tutti i soldi) e Venezia, che ha denari ma non può spenderli
C'è chi propone di staccare la corrente ai lampioni (il sindaco di Marcon). Buio assoluto in tutta Italia. C'è chi oggi impacchetterà il suo assessorato, mettendogli una specie di grande cerotto davanti (l'assessore Beppe Caccia del Comune di Venezia). C'è chi infine, propone di far finta di niente, cioè di ignorare i decreti del Governo (il prosindaco di Mestre Gianfranco Bettin). Giudicate voi chi è il più cattivo tra gli amministratori dei Comuni veneti che ieri si sono dati appuntamento al Centro culturale Candiani di Mestre per discutere i tagli imposti dal Governo Berlusconi.La riunione era stata convocata dal presidente della Provincia di Venezia, Davide Zoggia e dal sindaco, Paolo Costa. E proprio Costa ha aperto i lavori spiegando nel dettaglio come la filosofia economica del Governo sia l'esatto contrario della logica economica e del federalismo, tanto sbandierato dalla Lega."Nella Finanziaria del 2001 il Governo ci ha tagliato i trasferimenti e cioè ha dato ai Comuni meno soldi. Nel 2002 ci ha ulteriormente tagliato i trasferimenti e in più ci ha imposto di non aumentare le tasse locali. Adesso ci impongono di non aumentare le tasse e di spendere ancora meno, anche se abbiamo i soldi. Vuol dire che i Comuni sono chiamati a tappare il buco fatto a Roma. Eravamo già all'osso prima, adesso i margini non ci sono proprio più". Vuol dire far saltare servizi indispensabili come le scuole materne e gli asili nido, gli scuola bus e l'illuminazione pubblica, i contributi alle rette per gli anziani e gli aiuti ai disabili. E paradosso vuole che un Comune come quello di Venezia semplicemente navighi nell'oro - soprattutto grazie al Casinò - e non possa nemmeno spendere i soldi che ha. Non solo, non può decidere di far scegliere ai cittadini. "E' incredibile che non possiamo fare un patto con i cittadini - spiega Costa - chiedendo loro di pagare un po' di più pur di mantenere i servizi. Niente da fare, anche se abbiamo i soldi, dobbiamo tagliare". E non si sa nemmeno quanto e dove perchè il decreto ministeriale, assicura l'associazione che riunisce i Comuni italiani, è totalmente incomprensibile. Tant'è che l'Anci ha fatto avere a tutti i Comuni una sua interpretazione e per ora è quella che verrà rispettata da tutti. L'unico Comune in tutta Italia che non ha questo problema del taglio del 10 per cento è quello di Palermo - hanno ricordato i sindaci veneti - perchè esattamente il giorno prima dell'emanazione del Decreto governativo, il sindaco ha impegnato il 93 per cento delle risorse e quindi nessuno gli può dire nulla. Ma chi non ha fatto il furbo è veramente nei guai dicono a Mira come a Padova, a Marcon come a Fossalta di Portogruaro. Semplicemente non ci sono più soldi. Costa e gli altri sindaci - soprattutto dei Comuni piccoli - sono decisamente alla disperazione. Ma oltre al danno c'è anche la beffa per cui il presidente del Consiglio - spiegano in coro i sindaci - controllando i mezzi di comunicazione, fa passare l'idea che i Comuni non vogliano farsi carico della grave situazione economica del Paese. A parte il fatto che è stato proprio Berlusconi a portarci sull'orlo del baratro, "i Comuni sono assolutamente disponibili a fare la loro parte, ma bisogna che passi il principio del federalismo fiscale" - ha detto più volte Costa. E vuol dire che chi amministra deve poter decidere come e con quanti soldi. Costa ha fatto l'esempio del Comune di Pinerolo che l'anno scorso ha aumentato l'Ici perchè voleva partecipare alle Olimpiadi invernali che si svolgono in Piemonte. Ebbene, adesso Pinerolo non ha più bisogno di quei soldi, ma non li può spendere. Pinerolo e Palermo hanno infiammato, per opposti motivi, gli animi dei primi cittadini del Veneto, ma anche dei sindacati e delle associazioni che ieri erano presenti al Candiani, tutti decisi a dare battaglia.
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19 luglio 2004 rs-080 |
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