Il ruolo dei Municipi /I fronti aperti Gestire il disagio con pochi mezzi Il Governo deve provvedere a definire meglio i confini con il pianeta sanitario
Molta attenzione ma pochi fondi. Escludendo i servizi sanitari, che sono di competenza delle Asl, i Comuni italiani svolgono senza dubbio un ruolo centrale nella gestione dei servizi sociali e dell'assistenza ma purtroppo le risorse a loro attribuite sono del tutto inadeguate rispetto alle esigenze della popolazione. Nel corso del 2000 i municipi, stima l'Anci, hanno speso per l'assistenza oltre 12.100 milioni di euro, destinandone la gran parte, circa 3.600 milioni di euro, al sostegno della popolazione anziana. La spesa sociale dei Comuni è stata in gran parte finanziata direttamente dagli enti con risorse di bilancio, vista la "magrezza" degli stanziamenti nazionali per le politiche sociali. Basta ricordare che, ad esempio, la legge finanziaria 2003 prevede formalmente che l'entità del fondo per le politiche sociali venga confermato, ma lo riduce nei fatti, oltre che del tasso di inflazione non coperto, del 10% che ha destinato a sostenere le famiglie di nuova costituzione per l'acquisto della prima casa e il sostegno alla natalità. E visto che, più in generale, i trasferimenti dello Stato all'intera finanza comunale sono stati ridotti negli ultimi anni, senza nessuna compensazione. Le funzioni dei Comuni Due sono le norme nazionali che disciplinano la materia: il Dlgs n. 112/1998, che agli articoli che vanno dal 128 al 134 articola tra Stato, regioni ed enti locali le funzioni e i compiti amministrativi relativi ai servizi sociali; la legge quadro sull'assistenza, n. 328/2000. Essa prevede in particolare che i municipi svolgano i seguenti compiti: contrasto della povertà, sostegno al reddito, servizi di accompagnamento, assistenza alle persone non autosufficienti, sostegno per i minori in situazioni di disagio, sostegno delle responsabilità familiari, aiuto alle donne in difficoltà, interventi per la piena integrazione delle persone disabili, lotta alle droghe e all'alcoolismo, informazione e consulenza alle persone e alle famiglie. Per la gestione di tali compiti i comuni concorrono al Fondo nazionale per le politiche sociali e, se non utilizzano rapidamente e completamente, queste vengono loro sottratte: l'esperienza di questi anni dimostra che ciò non avviene quasi mai. Le Regioni, a cui la normativa nazionale affida compiti di programmazione, coordinamento e indirizzo, possono inoltre prevedere che siano garantite prestazioni aggiuntive e, in genere, destinano allo scopo specifici trasferimenti aggiuntivi. A tali funzioni occorre aggiungere tutti gli altri compiti attribuiti ai municipi in materie affini: fornitura dei libri di testo scolastici ai non abbienti, gestione di buoni casa, gestione degli assegni di maternità, riccometro eccetera. Le funzioni comunali in materia assistenziale possono essere gestite in modo singolo o associato. Vi è da segnalare che negli ultimi anni stanno largamente crescendo le esperienze di gestione associata, in particolare tra i piccoli comuni. Tali esperienze sono realizzate sia ricorrendo a convenzioni, che attraverso la delega alle comunità montane, che attraverso la realizzazione di unioni di comuni. I fronti ancora aperti. Gli enti locali sottolineano come, a fronte della valorizzazione del loro ruolo, le norme nazionali siano rimaste inattuale in numerosi ed essenziali punti. In primo luogo, non è stato ancora attivato il Fondo nazionale per le persone non autosufficienti, finalizzato ad assicurare servizi socio assistenziali indispensabili per il miglioramento della qualità della vita della persona non autosufficiente e della sua famiglia. L'istituzione di tale fondo è prevista dall'articolo 15 della legge quadro sulla assistenza, che lo attribuisce alle Regioni con la gestione dei comuni. Il Governo inoltre non ha provveduto a definire i livelli essenziali delle prestazioni concernenti i diritti civili e sociali che devono essere garantiti su tutto il territorio nazionale. Occorre precisare con maggiore chiarezza i confini tra le prestazioni sanitarie e quelle socio assistenziali, che devono essere finalizzate al sostegno delle persone non autosufficienti. I Comuni chiedono infine che il Governo dia corso al previsto riordino delle prestazioni "paraprevidenziali".
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