Le risposte dai municipi Pioggia di piccoli sì Tra autonomia rivendicata e timori di "feudalesimo"
L'inchiesta che Ancitel sta realizzando fra i sindaci e gli amministratori dei Comuni italiani ha colto nel vivo un tema sentito, che alimenta discussioni e solleva anche qualche controversia. Lo dimostra il gran numero di risposte già arrivate, in larga parte favorevoli all'abrogazione del tetto di due mandati consecutivi, ma anche il tono dei commenti raccolti, che sono argomentati, appassionati e talvolta anche polemici. Una spinta all'autonomia. Non sono pochi i sindaci che considerano il tetto un'indebita invasione dello Stato nel campo dell'autonomia dell'ente e dei singoli elettori. É l'opinione, ad esempio, di Alberto Barbero, primo cittadino di Pinerolo (To), secondo il quale "la cosa più opportuna è lasciar disciplinare la materia agli statuti dei singoli Comuni". Molti rivendicano che l'ultima parola deve spettare ai cittadini. Pietro Fissore, sindaco di San Gillo (To) ininterrottamente dal 1980, sostiene che "essendo il popolo sovrano nell'elezione diretta del sindaco, compete a lui decidere se posso continuare ad amministrare il mio paese oppure no". Gli fa eco Andrea Bugada, sindaco di Capizzone (Bg), che preferisce "essere mandato a casa dal voto popolare piuttosto che da una legge iniqua". Perché proprio noi? "Il vincolo - prosegue Bugada - è ingiusto: o c'è per tutti oppure per nessuno. Un sindaco di un paese di 1.200 abitanti non può presentarsi dopo due mandati, il governatore della Lombardia (9 milioni di persone) lo può fare: c'è qualcosa che non va". Analoga l'opinione di Mario Tentori, alla guida di Barzago (Lc): "Il limite poteva avere il vantaggio di obbligare ad un certo ricambio, ma paradossalmente servirebbe per il Parlamento e la classe politica di alto livello e non per l'amministrazione dei Comuni, quasi sempre gestiti da persone che trovano nei propri cittadini un rapporto molto umano e di grande fiducia". Motivi, questi, che nel '99 hanno spinto il sindaco di Cavour (To) Piergiorgio Bertone a "promuovere un'iniziativa fra i 310 Comuni della provincia di Torino per giungere all'abrogazione o alla modifica del divieto di rieleggibilità", ottenendo l'adesione di circa 200 degli allora sindaci interpellati. La politica non è un mestiere. Il coro dei favorevoli all'abrogazione del tetto, però, non esaurisce il quadro di opinioni raccolte da Ancitel, che contempla anche voci decisamente contrarie. "Un sindaco di lunga durata - argomenta Luigi Minella, segretario comunale a Sedico (Bl) - rischia col tempo di andare a posizionarsi sulla mera gestione e c'è il rischio di tornare all'amministratore di professione, che darà la priorità a tutto ciò che gli assicura meglio la conservazione del posto". Orientamento sottoscritto anche da Francesco Monacelli, sindaco di Fossato di Vico (Pg), che mette in guardia contro "il rischio democratico di far diventare il Comune un feudo, dove il sindaco è il feudatario al quale i cittadini hanno dato la delega in tutto".
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