Parità / Numeri attenti alle donne I conti dell'Emilia Romagna si tingeranno di rosa Sull'esempio di Modena, il prossimo Dpef della Regione valuterà l'impatto delle spese sul rapporto fra i generi - Il sistema è applicabile a tutti i gruppi sociali
Un bilancio di genere, uomo-donna. É l'ultima novità della rendicontazione sociale, destinata ad ampliare la gamma degli strumenti che le amministrazioni locali stanno cercando per rendere più trasparenti i loro conti e mirati gli investimenti. Per adesso si tratta di un esperimento, voluto dalla Regione Emilia Romagna e co-finanziato dalla commissione Europea, da cui uscirà un modello da proporre a tutti gli enti locali. L'esempio di Modena. La prima prova, realizzata dal Comune di Modena, ha dato risultati positivi e lascia prevedere che altre amministrazioni imboccheranno presto la stessa strada. Non bisogna però confondere. Il bilancio di genere (della famiglia del Gender Auditing, proposto dall'economista femminista Rhonda Sharp a metà degli anni Novanta e raccomandato dalle Nazioni Unite nel 2000) è un rendiconto delle spese e delle attività di un ente locale condotto dal punto di vista delle donne, ma non si limita a fare il conto delle risorse esplicitamente destinate a loro. La sua originalità consiste, infatti, nella capacità di valutare l'impatto dell'intero bilancio sul rapporto tra i generi, portando allo scoperto la valenza di ogni spesa rispetto a questo tema. Il bilancio di genere elaborato a Modena (sul consuntivo 2002) ha cancellato diversi luoghi comuni. Ha dimostrato, per esempio, che una politica di mobilità "femminista" deve puntare più sui parcheggi e l'allestimento di aree di breve sosta che sull'incremento delle linee di trasporto pubblico. O che gli assegni di sostegno alla genitorialità (per il coniuge che resta a casa fino al compimento del primo anno di vita dei figli) rischiano spesso di "ghettizzare" le mamme piuttosto che aiutarle a scegliere liberamente. Più tasse per le donne. La scoperta più interessante, però, riguarda le entrate. Le tasse locali toccano in proporzioni diverse donne e uomini. «L'ammontare delle imposte pagate mediamente dalle donne modenesi maggiorenni risulta essere pari a circa il 60% di quello pagato dagli uomini», nota il Rapporto redatto dalla Scs consulting, la società che ha condotto l'indagine. La percentuale scende al 45% per l'addizionale Irpef e sale al 59% per la Tarsu e al 67% per l'Ici. Un'analisi che, secondo i ricercatori, prova che «nella scelta tra strumenti fiscali alternativi di finanziamento della spesa locale l'addizionale Irpef è più favorevole alle donne anche se non vanno trascurati gli effetti relativamente meno favorevoli per le donne sole o che, possedendo redditi da lavoro o pensioni, vivono all'interno di nuclei familiari con più persone».
Verso il Dpef regionale. Il modello verrà adesso applicato al Dpef della Regione Emilia Romagna, il documento che meglio si presta a individuare gli obiettivi dell'ente e quindi a misurare il "colore" di genere delle sue scelte. Una delle menti del progetto, Mario Viviani, amministratore delegato della Dnt consulenza (autore dello Specchio Magico, un testo che ha fatto epoca negli studi sulla rendicontazione sociale) racconta: «Siamo partiti dall'ipotesi che la condizione delle donne in questa Regione sia relativamente positiva. E che le differenze che ci sono possano essere colmate o ridotte con la produzione pubblica di vantaggi differenziali per le donne». Ma si può raggiungere un vantaggio generale con l'attuazione di vantaggi categoriali? La scommessa è proprio questa. «La contraddizione si risolve - spiega Viviani - se in politica agiamo con l'idea che l'insieme generale deve essere formato di parti ognuna delle quali costituita come l'insieme e di esso rappresentativa». Provvedimenti per le donne, dunque, ma capaci di migliorare la condizione di tutti, un risultato che non è mai a somma zero. L'operazione concreta è individuare nel bilancio gli assi (assi di empowerment, la definizione adottata) che possono determinare questo risultato e orientare risorse e investimenti intorno a essi. A settembre toccherà agli "under 21". Il sistema funziona non solo per le donne ma può essere applicato a qualsiasi altro gruppo sociale a cui l'amministrazione voglia attribuire una centralità. Un altro esperimento, perciò, è alle porte. Per il prossimo settembre viene preannunciato a Ferrara il battesimo di un ulteriore bilancio speciale, quello degli "under 21".
|