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RASSEGNA STAMPA

Il Sole 24 Ore Nord Est
6 luglio 2003
di Stefania Martelletto

Politiche del territorio - Rinviato il varo della legge urbanistica, il confronto resta acceso - Le categorie avanzano 10 proposte
La Regione dice "ni" ai professionisti
Segnali positivi sulle richieste di autonomia per i Comuni e riduzione dei tempi - Si annunciano divisioni sui controlli delle Province

Decentrare e snellire. É quanto architetti, ingegneri, agronomi, geologi e geometri chiedono con forza alla Regione. I professionisti hanno presentato un decalogo di priorità (si veda la scheda) da inserire nella nuova legge urbanistica, che dovrà essere approvata entro il 31 ottobre, dopo la proroga decisa la scorsa settimana dal Consiglio regionale. Tra queste vengono avanzate due esigenze: mettere i Comuni al centro della pianificazione sul territorio e accorciare i tempi di approvazione degli strumenti urbanistici.
A tali richieste la Regione pare sensibile, ma allo stesso tempo intende assegnare alle Province un ruolo di verifica, a cui gli enti provinciali non sembrano voler rinunciare. E proprio questo, viste le posizioni dei professionisti, potrebbe essere un punto di scontro. Inoltre non tutti sembrano d'accordo con i professionisti nel trasferimento delle responsabilità di scelte pianificatorie dalla Regione alle Province e soprattutto ai Comuni. Insomma il confronto, a tre mesi dal possibile varo della legge, è quantomai aperto.
Alcune indicazioni dei professionisti sono già state vagliate dalla Commissione regionale; altre lo saranno nelle prossime settimane. Verso metà settembre la Regione convocherà i professionisti e gli altri soggetti coinvolti per un ultimo giro di consultazioni. Sarà l'occasione per verificare i sì della Regione ai suggerimenti dei professionisti e per apportare le ultime modifiche. Dopo, verso metà ottobre, il testo definitivo sarà portato in Aula.
Oltre ai punti già citati nel decalogo dei professionisti figurano altre priorità: chiara definizione delle competenze di ciascun ente, attivazione delle Conferenze di co-pianificazione per instaurare un rapporto collaborativo fra gli enti, passaggio dal sistema dell'approvazione a quello della semplice verifica di congruità degli strumenti urbanistici. Determinanti poi una maggiore attenzione alla riqualificazione urbanistica, alla sicurezza del territorio, alla prevenzione, alla compatibilità ambientale e idraulica.
"Tutti aspetti - dice Raffaele Bazzoni, presidente della Seconda commissione regionale competente per l'urbanistica - che stiamo considerando nella stesura del testo finale. Dai professionisti sono venute indicazioni preziose e innovative. Semplificazione e certezza dei tempi sono anche nostri obiettivi, così come l'attenzione alla salvaguardia del territorio e al recupero dell'esistente".
Divergenze restano invece sulle competenze da attribuire a Province e Comuni. I professionisti, così come l'Anci, chiedono si capovolga l'attuale sistema gerarchico di pianificazione, partendo dai Comuni per salire di livello quando si debbano trattare questioni quali la salvaguardia ambientale, la sicurezza del territorio, le infrastrutture e i servizi territoriali. Le Province potrebbero insomma essere sedi di concertazione tra i diversi soggetti pubblici e privati, mentre la responsabilità di approvare gli strumenti urbanistici dovrebbe spettare agli enti che li costruiscono, in primo luogo i Comuni. La Regione, pur orientata a dare autonomia ai Comuni, intende però anche assegnare alle Province un ruolo di verifica. "Non si correrà comunque alcun rischio di allungamento dei tempi - dice l'assessore regionale all'Urbanistica Antonio Padoin - perché abbiamo inserito il meccanismo del silenzio-assenso. Del resto l'approvazione dei piani regolatori, avendo già concordato in precedenza criteri e linee da seguire, sarà per le conferenze dei servizi un atto automatico".
"Le procedure di amministrazione condivisa - dice Giuseppe Cappochin, presidente del Coordinamento unitario professioni - renderebbero superflui gli ulteriori controlli finali superiori e quindi ridurrebbero di molto l'incidenza della burocrazia nell'iter di approvazione dei Prg". "Le Province sono enti consolidati - replica Bazzoni - e le forze politiche ritengono opportuno che abbiano competenze sui piani di area più vasta e su quelli riguardanti insediamenti produttivi. Non ci saranno comunque lungaggini e problemi di controlli come in passato".
Per l'assessore alle Politiche del territorio della Provincia di Belluno Ermes Vieceli il ruolo di verifica delle Province va comunque mantenuto, anche se è da riconoscere l'importanza dei Comuni nella pianificazione. Per Luigino Busatto, presidente della Provincia di Venezia e vicepresidente dell'Upi (Unione province italiane) regionale, non solo le Province devono mantenere un ruolo di controllo rispetto ai Comuni (oltre che di indirizzo) ma la Regione è chiamata a tenersi stretto il potere di programmazione strategica, indicando aree di interesse industriale e di concentrazione urbanistica. Secondo Busatto "lasciare tutto in mano ai Comuni, spinti dall'interesse a percepire l'Ici, porterebbe ad occupare nuovi spazi. E questo in una situazione in cui il consumo del territorio è già ai limiti della vivibilità".

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17 agosto 2003
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