Tributi locali - In Veneto il livello dell'imposizione continua a crescere ma con ritmi molto diversificati a seconda dei Comuni L'Ici leva della politica urbanistica L'imposta sugli immobili è usata dalle amministrazioni per rivitalizzare il tessuto urbano
L'Imposta comunale sugli immobili (Ici), sulla quale gli enti locali hanno una notevole discrezionalità per la determinazione delle aliquote e per la regolamentazione dell'applicazione, può rappresentare lo specchio delle politiche urbanistiche di un Comune. Ma anche le sue intenzioni relativamente allo sviluppo sociale. Decidere se tassare maggiormente gli immobili residenziali o quelli ad uso commerciale, le aree edificabili o quelle agricole e a quali categorie applicare eventuali detrazioni, può avere delle importanti ripercussioni sul territorio e sullo sviluppo stesso della comunità. La situazione in Veneto è piuttosto differenziata. L'aliquota ordinaria più bassa tra i capoluoghi di Provincia si registra a Vicenza, dove si è scelto di tassare gli immobili in generale con il 6 per mille, con una riduzione "per abitazione principale" al 4 per mille. Segue, tra le virtuose, Padova che richiede il 6,20 per mille per la quota ordinaria ma mantiene un 4,50 per gli immobili destinati ad abitazione principale. Un valore più alto delle aliquote applicate ad esempio da Treviso e da Venezia. Le aliquote, come previsto dalla legge, possono andare dal 4 per mille al 7 per mille e si sono posizionati su questo limite massimo sia Belluno, che Rovigo e Venezia. Strategie differenziate a seconda delle caratteristiche territoriali, dunque. Ma la vera discrezionalità si nota, non tanto nella determinazione delle aliquote da applicare alla base imponibile, quanto sulle detrazioni. Rispetto alla regola generale stabilita dal ministero delle Finanze - che prevede che per l'unità immobiliare adibita a dimora abituale del contribuente sia riconosciuta una detrazione dall'imposta pari a 103,29 euro annui - il Comune può decidere ad esempio se assimilare all'abitazione principale immobili posseduti da anziani o disabili che acquisiscono la residenza in istituti di ricovero; stabilire di considerare come abitazione principale l'alloggio dato in uso gratuito ai parenti; elevare l'importo della detrazione fino a 258,23 euro ed oltre, o ridurre fino al 50% l'imposta dovuta. E in questo le differenze delle città venete si fanno più tangibili. Venezia, ad esempio, ha scelto un sistema con aliquote differenziate (in alcuni casi lo 0,5 per mille) ma mantiene il livello di detrazione più basso. Soltanto Rovigo ha deciso di estendere la detrazione fiscale, fino ai 258,23 euro indicati dalla legge. Belluno non prevede alcun tipo di detrazione, demandando alle sole aliquote il differente trattamento per categoria. I numeri, se presi da soli, potrebbero però non fornire un quadro sufficiente delle scelte comunali. Scoprire, invece, che la stessa Belluno applica un'aliquota ridotta per il recupero di immobili inagibili ed aliquote agevolate per immobili di interesse architettonico e per le aree rurali ed incentivi per il recupero di box per auto e sottotetti, mostra chiaramente la vocazione all'accoglienza turistica. Allo stesso modo la riduzione del 50% dell'imposta alle giovani coppie con meno di 35 anni, dimostra da parte di Padova, un'attenzione alle politiche familiari ed allo sviluppo residenziale. Una concezione sottoscritta anche da Treviso, che ha deciso di far pagare imposta ridotta anche ai genitori che concedono appartamenti di loro proprietà ai propri figli. Il 4 per mille applicato dal Comune di Verona per i proprietari che provvedano al recupero di "botteghe storiche", esprime una volontà di valorizzazione del centro. La decisione del Comune di Venezia di abbassare allo 0,5 per mille l'Ici su appartamenti dati in affitto come "abitazione principale" dimostra chiaramente la volontà di ripopolare la città con veneziani residenti piuttosto che con l'enorme flusso di turisti di passaggio. Tra i dati più interessanti e recepiti con maggior frequenza dalle amministrazioni comunali, vi è l'aumento dell'aliquota fino al 9 per mille (il massimo consentito dalla legge) per gli immobili che risultino sfitti da oltre due anni. La punizione per i proprietari che non mettono a disposizione della popolazione gli appartamenti inutilizzati, è stata deliberata da Padova, da Rovigo e da Venezia, dove la tensione abitativa - anche se per motivi diversi - è più sentita. I diversi trattamenti in materia di Ici possono comportare anche spostamenti della popolazione in altre aree, come afferma il sindaco di Rovigo Paolo Avezzù (vedi articolo sotto), che risultino più convenienti dal punto di vista fiscale. Ne è convinto anche l'ingegner Rinaldo Pietrogrande, consigliere del Centro Nazionale Studi Urbanistici, che ha recentemente presentato a Belluno una dettagliata proposta di riforma dell'Ici, che - se applicata come leva fiscale - consentirebbe a suo parere, una maggiore governabilità del territorio ed attiverebbe una perequazione economica. In estrema sintesi, con un sistema catastale adeguato (come la riforma in atto potrebbe determinare), sarà possibile stimare il valore di un immobile in base a varie caratteristiche. Non solo i vani, ma indici sullo stato dell'immobile, sull'ambiente in cui è collocato, sui servizi esistenti nell'area. Questo permetterebbe di tassare in modo differenziato le zone di sviluppo insediativo, le cosiddette aree "a standard", le zone di completamento, le zone di riqualificazione urbana, quelle di ristrutturazione e le aree dismesse. In pratica un'Ici differenziata nella stessa città in base alle caratteristiche di sviluppo dei quartieri e non solo dell'immobile tassato, che consentirebbe al Comune di raccogliere maggiori introiti nelle zone complete incentivando l'intervento dei proprietari dei terreni e degli edifici, nelle zone che necessitano sviluppo e investimenti. Un meccanismo d'imposizione della fiscalità locale che potrebbe riguardare anche la tassa sui rifiuti, che è destinata in tutti i comuni a essere trasformata in tariffa proporzionale ai rifiuti prodotti e che pesa maggiormente sulle attività del commercio e dell'industria.
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