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RASSEGNA STAMPA

Il Sole 24 Ore Nord Est
9 luglio 2003
di Maria Elena Giuliani

Territorio - Tosini (Anpci): servono fondi e una carta dei servizi essenziali - Dalla Regione 9 milioni per recuperare i centri storici
La carica dei piccoli comuni
I tagli ai trasferimenti da Roma mettono a rischio la spesa sociale - I paesi polvere invocano una politica ad hoc: in Veneto oltre la metà degli enti locali, 329 su 581, ha meno di 5mila abitanti. Bando 2004 al via

Sono stati battezzati i "comuni polvere". Sono i piccoli paesi con meno di 5mila anime. Oltre 5.800 in Italia, nel Veneto sono ben 329, più della metà dei 581 enti locali che costellano il territorio. Una vita difficile quella di quest'Italia in miniatura, i cui sindaci fanno i salti mortali per far quadrare i conti e trovare i fondi per rimettere a posto la palestra e dove i cittadini imparano stoicamente ad attendere treni e bus per delle mezz'ore e a prendere almeno due mezzi di trasporto per spostarsi nei centri più grossi. Una vita però spesso intima, animata dai sapori e dai colori delle tradizioni: come la "sagra", che scandisce i ritmi estivi e autunnali dei piccoli centri, o i prodotti tipici, come la ciliegia Sandra di Marostica (Vicenza), i piselli di Lumignano (Vicenza), il mandorlato di Cologna Veneta (Verona) e il Merletto di Burano, cui l'isola veneziana ha "dedicato" una storica scuola per tramandare l'arte secolare del merletto.
Un patrimonio da salvaguardare, come più volte ribadito da Ermete Realacci, presidente di Legambiente e deputato della Margherita. Figlio di quella che qualcuno ha definito l'Italia di un dio minore (è cresciuto a S.Giovanni Incarico, paesino di 3mila abitanti in provincia di Frosinone), un anno fa Realacci si è fatto promotore dell'iniziativa "Piccola Grande Italia", una campagna per la valorizzazione dei piccoli comuni supportata da un disegno di legge (Ddl 1942, a firma Realacci e Italo Bocchino) che, come sottolinea Maurizio Picca, reponsabile legislativo di Legambiente, "è destinata a cambiare la vita dei piccoli paesi". Approvata lo scorso gennaio dalla Camera, oggi la proposta di legge è approdata al Senato per il via libera definitivo. "Il piccolo comune è il punto di difesa di realtà e saperi - ricorda Picca -ed è l'ente più vicino ai cittadini: per questo va protetto". In attesa che il Ddl 1942 diventi legge, i sindaci continuano le loro battaglie. Come fa Oscar Tosini, primo cittadino di Bosaro, paesino di 1.300 abitanti nel rodigino, nonchè rappresentante regionale e socio fondatore dell'Anpci, l'Associazione dei piccoli comuni d'Italia nata a Roma nel 2000 e che oggi raggruppa 1.500 enti locali. "I continui tagli alla finanziaria da parte del Governo impattano drammaticamente sui piccoli comuni - dichiara Tosini - Il nostro bilancio è assorbito al 50% dalle spese per il personale e se i trasferimenti da Roma diminuiscono la prima cosa su cui noi interveniamo è la spesa per i servizi sociali. Oggi non riusciamo più a garantire adeguati servizi ai nostri cittadini. E tutto questo nonostante gli sforzi: in Comune siamo solo 3 dipendenti, spesso io aiuto i segretari a sbrigare il lavoro battendo a macchina qualche pratica. É anche capitato che un assessore sia andato ad aprire il cimitero perchè il necroforo si era ammalato. Siamo dei veri e propri volontari della pubblica amministrazione. Ci servono fondi - conclude Tosini, ex dipendente delle ferrovie, oggi in pensione - interventi al sistema dei trasporti, impianti satellitari, centri multifunzionali, incentivi alla produzione agricola: chiediamo più attenzione, vogliamo una vera e propria "Carta dei servizi essenziali" per i nostri cittadini. Ma soprattutto auspichiamo l'eliminazione del limite dei due mandati per il sindaco, per consentire al primo cittadino di fare veramente qualcosa per la propria città". "Il problema principale dei piccoli comuni è la cronica mancanza di fondi - conferma Luigi Bologna, assessore ai Lavori pubblici di Legnago, piccolo centro nel veronese da anni alla ricerca di finanziamenti per ristrutturare lo storico Torrione di Piazza della Libertà e le mura sanmicheliane che un tempo cingevano il paese - e i bandi regionali in questo senso non aiutano: troppo costoso partecipare alle gare, spesso difficile prepararsi in tempo nonchè sapere con precisione quali interventi vengono finanziati. Inoltre, alcune leggi di anno in anno non vengono rifinanziate. La Regione dovrebbe dare maggiore certezza ai comuni, aprendo ogni anno, con largo anticipo, dei bandi fissi, suddivisi per tipologia di intervento".
Mentre Legnago lotta con la burocrazia, 83 comuni veneti con meno di 3.500 abitanti si preparano a dare il via ai primi interventi di restauro su edifici pubblici e privati di rilevanza storico-artistica. Il tutto grazie alla legge regionale numero 2 del 1^ febbraio 2001, che autorizza la concessione di contributi per il recupero dei centri storici minori. La scorsa settimana la Giunta veneta ha approvato il finanziamento delle domande residue presenti nella graduatoria del dicembre 2001 e ha aperto il bando per i contributi 2004 che, come indicato da Massimo Giorgetti, assessore regionale ai lavori pubblici, "saranno pari o superiori a quelli messi a disposizione dal precedente bando". Dal 2001 la Regione ha concesso 554 finanziamenti (134 diretti a Comuni e 420 a privati) per il recupero dei centri storici, per un controvalore di 9 milioni. "Questi contributi - sottolinea Giorgetti - hanno sia una valenza estetica, perchè permettono di rendere il Veneto più bello, sia un'importanza economica, poichè mettono in moto l'economia dei piccoli comuni recuperando immobili che per questi centri rappresentano una ricchezza turistica".

Bando 2004 al via. La Regione Veneto ha disposto l'apertura del bando 2004 per l'assegnazione di contributi per il recupero dei centri storici destinati ai comuni con meno di 3.500 abitanti Oggetto. Recupero degli edifici pubblici di rilevanza storico-artistica situati in un contesto di rilevante pregio ambientale; recupero degli edifici privati di rilevanza storico-artistica situati in un contesto di rilevante pregio ambientale limitatamente alle parti esterne o in vista; recupero delle strutture ed elementi collegati (es.: colonnine storiche, muretti etc.) Destinatari. Possono presentare domanda di contributo i soggetti pubblici o privati proprietari dell'immobile oggetto di intervento e che si impegnano a non alienarlo per i cinque anni successivi all'erogazione del contributo. Sono ammessi a contributo gli interventi i cui lavori non siano iniziati alla data di presentazione dell'istanza Modalità. Entro 45 giorni dalla pubblicazione del bando sul Bollettino ufficiale della Regione (prevista per fine luglio), i proprietari degli immobili devono far pervenire richiesta di contributo al Comune (in bollo, sugli apposti moduli allegati al bando). I Comuni a loro volta, entro 90 giorni dalla data di pubblicazione sul Bur, trasmettono alla Giunta regionale i prospetti degli interventi

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