di Tino Bedin
Stare insieme in casa, stare insieme in città è una condizione (accettata, subita) o un progetto (vissuto, proposto). Alle elezioni municipali del 28 e 29 maggio, la Destra e il suo capo Berlusconi, per stare insieme alzano barricate, su cui issano bandiere identitarie.
Alzare barricate può forse far sentire tranquillo qualcuno, ma è la negazione di una politica "moderata", specialmente nelle comunità locali: al di qua e al di là della barricata infatti crescono le ragioni della divisione e quindi del conflitto, si approfondisce la separazione. Essa impoverirà tutti in uno scontro interno, mentre c'è bisogno di rafforzarsi l'un l'altro per vincere sfide che non dipendono solo da un Comune e da chi amministrerà la città.
A fianco di programmi e movimenti civici. La Destra anche per le elezione municipali ha cercato la tranquillità nel recinto della coalizione nazionale. È ancora una scelta di partito, di partiti, come a Roma, dove la stessa Destra insiste per "accordi" tra partiti, sia per condizionare il prossimo referendum costituzionale sia per governare con la "grande coalizione", che taglierebbe definitivamente fuori i cittadini, già messi alla porta da una legge elettorale che ha tolto loro il diritto di scegliersi il deputato e il senatore.
Quasi dovunque invece il centrosinistra ha puntato e punta alla "grande comunità" dei cittadini. Una comunità in cui i diritti di cittadinanza non derivano dall'appartenenza ad una coalizione politica e neppure da un'immaginaria identità culturale, ma dal vivere in territorio. La forza (ed anche la sfida) del progetto con cui l'Unione si è presentata è appunto nella consapevolezza di dover costruire la "grande comunità" civica. In molti luoghi, sia dove si vota a turno unico, sia dove sono possibili i ballottaggi, ancora maggiore è la forza (ed ancora più impegnativa la sfida) della proposta perché l'Unione non ha voluto fare da sola, ma si è messa a fianco di programmi e movimenti civici, così da creare una "forza per la città". Anticipiamo nella competizione elettorale la "moderazione" dell'amministrare che consiste nel mettere al centro ogni cittadino, che anche se non ci ha votato ha diritto ad avere un sindaco "suo", perché la sovranità gli appartiene. Prefiguriamo un'amministrazione che va in cerca della società, che la incontra in tutte le persone che la compongono; un'amministrazione che non si sente minacciata dalla società o da una parte di essa.
Presuntuose bandiere "crociate". Abbiamo scelto di stare insieme non umiliando le ragioni della diversità ma accrescendo i motivi di coesione.
Altri si ostinano invece ad issare le loro bandiere identitarie.
Qualcuna di queste bandiere è presuntuosamente ed arbitrariamente "crociata". Sventolano la proclamata identità cristiana sullo stesso pennone dell'eresia pagana del dio Po. Proclamano la dottrina sociale della Chiesa e quando sono al governo dividono i ragazzi secondo un percorso scolastico di classe. Con le parole fanno scudo alla famiglia e all'embrione, con le leggi della precarietà intimidiscono i giovani davanti al matrimonio. Citano don Luigi Sturzo in parrocchia e in tv dicono male dei sindaci, delle autonomie locali, del modo in cui spenderebbero i soldi.
Cultura, formazione, sostegno alla famiglia sono tutti temi affidati anche al Comune. Più direttamente ancora ci riguarda il tema delle risorse finanziarie, ed è giusto che esso entri anche nelle elezioni prossime comunali.
C'è un grande dibattito in questo momento che riguarda l'utilizzo delle scarse risorse pubbliche. La Destra proclama l'assoluta bontà degli "investimenti produttivi". Noi consideriamo i cittadini un investimento; la buona vita, la riduzione della precarietà strumenti per accrescere la "produttività" di un comune o di un territorio. Una società più serena riprenderà con maggiore vigore la strada che conosce ma su cui si è affaticata: la laboriosità dei molti, dei piccoli, organizzata in comunità, riporterà la nostra società a competere nel mondo. Il municipio è anche il luogo da cui in molti devono poter guadare avanti; è anche la casa in cui prendere fiato quando si teme di scivolare indietro.
Questo, anche se non con queste parole, diceva don Sturzo, che era un moderato. E proprio per questa sua caratteristica esercitava la moderazione… con moderazione, cioè fino a quando non era conservazione.
28 maggio 2006
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